Fu il simbolo del diritto di aborto: dopo di lei 50 milioni di aborti in USA. Molti anni dopo si convertì e divenne una convinta pro-life
Una vita davvero travagliata quella di Norma McCorvey, meglio conosciuta come Jane Roe, che si è spenta lo scorso 18 febbraio all’età di 69 anni in una casa di riposo di Katy, in Texas.
Le sue vicende personali furono importanti per il futuro migliaia di donne degli Stati Uniti perché è stato grazie a lei che si rese legale la possibilità di decidere se abortire o meno.
Dopo una vita fatta di solitudine, lavoro minorile, matrimonio forzato, povertà e droghe, la McCorvey fu vittima di stupro dal quale rimase incinta. Era il 1970 e l’aborto era illegale.
Fu così che decise di portare la sua causa in tribunale che si concluse qualche anno dopo, nel 1973, quando lei aveva già partorito un figlio che diede in adozione e che portò ad accordare la tutela della Costituzione al diritto delle donne di scegliere se abortire o meno. Secondo il New York Times quando i giudici Usa le diedero ragione inserendo il diritto di scelta in quello costituzionale alla privacy, negli Usa sono stati effettuati 50 milioni di aborti. Per anni la McCorvey fu chiamata Jane Roe, con lo pseudonimo con cui volle affrontare il processo e nascondendo la sua vera identità perfino a Connie Gonzalez, la donna con cui aveva avuto una trentennale relazione.
Nel 1989 finalmente decise di uscire allo scoperto mettendo la sua vera identità di donna e di lesbica a servizio dei movimenti per l’aborto.
Norma McCorvey divenne così il simbolo delle campagne per l’aborto (e fece lei stessa campagne in modo attivo) subito dopo si convertì e aderì alla chiesa evangelica, fu battezzata in una piscina, davanti ad alcune telecamere e divenne una forte oppositrice del diritto d’aborto, continuando anche quando, qualche anno dopo, si convertì al cattolicesimo.
In occasione di un’intervista disse ad Associated Press: “Sono pro-life al cento per cento. Non credo nell’aborto, nemmeno in casi estremi. Se una donna è incinta per uno stupro, è comunque un bambino. Non puoi comportarti come se fossi il Dio di te stesso”.
Scegliere di abortire: la sentenza
L’allora 22enne Norma McCorvey, povera e con problemi di tossicodipendenza, aveva usato lo pseudonimo Jane Roe quando fece causa nel 1970 allo stato del Texas che, come la maggior parte degli stati americani, vietava l’interruzione di gravidanza se non in caso di pericolo di vita per la madre. McCorvey si fece seguire da Linda Coffee e Sarah Weddington, due avvocati del Texas che decisero di presentare ricorso alla Corte Distrettuale del Texas a sostegno di una causa generale: la libera scelta da parte della donna di voler abortire. La Corte distrettuale diede ragione a Norma Leah McCorvey-Jane Roe. La Corte Suprema iniziò a esaminare il caso nel 1970 e la decisione arrivò il 22 gennaio del 1973, con la maggioranza di 7 giudici su 9 totali basandosi su una nuova interpretazione del 14° emendamento, che riguarda il diritto alla privacy, inteso come diritto alla libera scelta per quanto riguarda le questioni della sfera intima di una persona, senza che lo Stato possa agire illimitatamente nei confronti della persona stessa. Venne così riconosciuto il diritto costituzionale alla privacy che comprende anche il «right to choice», il diritto delle donne a scegliere di interrompere una gravidanza.
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foto: Ansa