Più di 50mila persone presenti al funerale di lucio Dalla per il giorno del suo complenno. Bologna gli dedicherà una targa a Piazza grande mentre si accendono le polemiche sulla sua omosessualità e il rapporto con marco alemanno
Tutti gli italiani che hanno appreso la notizia hanno avuto un sussulto. Lucio Dalla è morto. No, il “caro amico” non è possibile. Invece poi la notizia è stata subito confermata, anzi si è via via arricchita di particolari e dettagli letti con voracità per capire come sia potuto succedere. La vita del cantautore bolognese è stata interrotta inaspettatamente da un infarto che lo ha sorpreso proprio mentre faceva quello che più amava: esibirsi. Era impegnato, infatti, nel suo tour europeo, Dalla & Band, in Svizzera ed era reduce di un bellissimo concerto che la sera prima aveva tenuto a Montreux, la patria del Jazz, durante il quale non ha dato mai cenno di stanchezza o che qualcosa non andasse. Neanche la mattina, prima del malore, aveva lasciato sospettare qualcosa. Sono stati i frati della Basilica di San Francesco d’Assisi i primi a dare la triste notizia. Su twitter, alle 12:10, 23 minuti prima dei lanci d’agenzia, attraverso il profilo della rivista San Francesco patrono d’Italia. Dove sono apparsi anche un servizio di cordoglio e l’ultimo racconto scritto da Dalla, protagonista un francescano. “È morto Lucio Dalla -si legge nel messaggio -, dolore e sgomento della comunità francescana conventuale di Assisi per l’improvvisa scomparsa del cantautore di Dio…”. Il 4 marzo scorso, durante il suo 69esimo compleanno, si sono tenuti i funerali di Lucio Dalla a San Petronio. La sua cara Piazza Grande ha ospitato più di 50 mila persone accorse per l’ultimo saluto al cantautore, e per la prima volta Piazza grande è sembrata piccola, quasi incapace di contenere tutti i presenti. Poi il passaggio del Feretro portato a spalla, durante il viaggio che da Palazzo D’Accursio ha portato Dal-la a San Petronio accompagnato dal silenzio prima e dall’applauso commosso e scrosciante poi. La Basilica di San Petronio ha accolto Lucio per l’estrema unzione alla presenza degli amici più stretti e dei colleghi di tutti quelli che, chi più chi meno, hanno amato il genio di Lucio. Bologna «ha perso un figlio vero» dice padre Boschi e fuori dalla Basilica tutta Bologna è in attesa di salutare per l’ultima volta il loro caro amico.
C’erano tutti: da Renato Zero a Eros Ramazzotti, da Ligabue a Gianni Morandi, da Gigi D’Alessio a Gaetano Curreri, da Renzo Arbore ai Pooh, ma anche Luca Carboni, Gianluca Grignani, Ornella Vanoni, Biagio Antonacci, Jovanotti, Roberto Vecchioni, Andrea Mingardi, Mario Lavezzi, Fio Zanotti e Stefano D’Orazio. Mentre grande assente è stato Francesco De Gregori, affezionato amico di Dalla con il quale già nel 1979 aveva condiviso il tour “Banana Republic” e proprio lo scorso anno invece li ha visti riunirsi, a trent’anni di distanza dal primo, per un altro grandioso progetto “Work in Progress”, che aveva portato i due artisti in giro per il mondo. Nei giorni scorsi De Gregori è rimasto in silenzio, facendo trapelare soltanto il suo grande dolore. Marco Alemanno, attore di 32anni, da qualche anno fa parte della vita di Lucio Dalla. Non era un mistero: era con lui quando si è sentito male in Svizzera e padre Boschi, il confessore di Dalla, gli ha rivolto un pensiero affettuoso, chiamandolo per nome, durante l’omelia. L’intervento di Marco Alemanno è stato uno dei più toccanti durante il funerale. Ha recitato un brano “Le rondini” ed ha ricordato quando, bambino, ha sentito per la prima volta questo brano. “Chi poteva sapere -ha detto leggendo un testo che si era preparato -che qualche tempo dopo avrei incontrato quel signore, che avrei potuto lavorarci insieme. Invece è successo e da qualche tempo ho l’onore e il privilegio di crescere al fianco di Lucio. Nonostante tutto il tempo che è passato, ascolto ancora quel brano e ancora mi commuovo. Oggi, insieme a voi, posso dirgli grazie”. proprio per il rapporto mai precisato che legava Marco Alemanno con il cantautore scomparso ha aperto una serie di polemiche. È stata la giornalista Lucia Annunziata nel corso della trasmissione in “1/2 ora”: “I funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay. È il simbolo di quello che siamo, c’è il permissivismo purché ci si volti dall’altra parte”. Pronta la risposta di Boschi per il quale Lucio era “una persona di grande fede” e non ha “mai voluto conclamare” la propria omossessualità”. Secondo il padre domenicano quelli che criticano “sono sciacalli, iene. Sputano sentenze su cose più grandi di loro”. Intanto si pensa ad uno omaggio al grande cantautore bolognese da parte della sua Bologna. Infatti il sindaco Virginio Merola pensa a una targa in piazza Maggiore: “Lucio e i bolognesi hanno già deciso qual è il luogo” da dedicare all’artista, “si chiama Piazza Maggiore, pardon Piazza Grande. Credo che tra una decina d’anni sarà necessario ricordarlo con una targa”.