È fatta, il divorzio breve è partito ufficialmente! Ma sarà breve veramente?
Si tratta di una legge retroattiva, dunque applicabile anche alle separazioni in corso. Si passa così da tre anni a sei mesi (per i casi consensuali). Il provvedimento, approvato in via definitiva dalla Camera il 23 aprile scorso e da questa settimana è in vigore. Questo significa un notevole cambiamento per chi deve affrontare quello fino adesso considerato il difficile e lungo percorso del divorzio. Da questo momento chi vorrà divorziare dal coniuge potrà farlo entro 6 mesi se consensuale, ed entro 12 per le separazioni giudiziarie, indipendentemente dall’esistenza di figli o meno. Una grande ed importante novità riguarda la comunione dei beni che si scioglie nel momento in cui il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale, mentre prima della riforma occorreva il passaggio in giudicato della sentenza di separazione. Il problema però riguarda l’applicazione effettiva dei tempi brevi perché, essendo una legge retroattiva, cioè applicabile anche alle separazioni in corso, ci sarà un numero incalcolabile di coppie con separazione già avviata, chi da un anno, chi da due e così via, che vorranno approfittare di questo nuovo provvedimento per velocizzare il proprio caso. Nulla di irregolare, la loro richiesta, infatti, sarà assolutamente legittima perché questa legge non distingue chi ha già iniziato il percorso di separazione e chi invece inizierà a breve, si rivolge a tutti.
A questo punto, però c’è da chiedersi se, visto il numero delle coppie che vorranno accedere alla velocizzazione del divorzio, tra i nuovi e tra i “vecchi”, chi avrà la precedenza? I tribunali sono pronti alla mole di lavoro che si prospetta? “Secondo le nostre stime – dice l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione matrimonialisti italiani – quest’anno ci sarà il doppio di richieste di divorzio: normalmente sono cinquantamila procedimenti all’anno, ma dato che si sono create d’improvviso le condizioni per tanti che erano a metà percorso, ne arriveranno altrettanti tra giugno e luglio”. Secondo Gassani, però, il problema si risolverà da solo perché “ci sarà un contraccolpo nei primi mesi, ma i tribunali si sono attrezzati e non più tardi di ottobre-novembre avranno smaltito questa mole un po’ eccezionale di lavoro”. Però il presidente Ami rimane perplesso soprattutto per quel che riguarda le separazioni giudiziarie e la durata di 12 mesi “non mi convince – afferma – è uno slogan inapplicabile, data la lentezza e la complessità dei procedimenti civili nel nostro Paese”. Ad ogni modo, conclude Gassani, si tratta di un passo in avanti “verso una riforma più radicale, con cui la separazione potrebbe diventare facoltativa e non obbligatoria per divorziare. In alcuni Paesi europei, infatti, è possibile già il divorzio diretto”.