Chiuse le urne in Afghanistan, primo passaggio democratico per eleggere il successore di Hamid Karzai, “elezioni storiche” dice Obama
Gli afghani hanno sfidato le minacce dei talebani e si sono recati in massa il 5 aprile 2014 alle urne per eleggere il successore del presidente Hamid Karzai. Si tratta del primo passaggio democratico di potere del paese da quando gli Stati Uniti, tredici anni fa, hanno dato il via alla guerra contro l’estremismo islamico talebano. Lunghe code si sono formate ai seggi nelle città di tutto il paese, nonostante il freddo e la pioggia, nei circa 6 mila centri elettorali, posti sotto stretta sorveglianza. Nelle aree urbane l’affluenza è apparsa vivace ma non era chiaro come sarebbe stata nei distretti rurali.
I talebani hanno bollato le elezioni come un complotto straniero esortando i propri miliziani ad attaccare lo staff elettorale, gli elettori e le forze di sicurezza, ma solo un episodio di violenza è stato segnalato nelle prime ore di voto. Si è trattato di un’esplosione che ha ucciso una persona e ferito altre due in una scuola utilizzata come seggio nella provincia di Logar, a sud di Kabul. Nella capitale, dove si era verificata una serie di attacchi mortali durante la campagna elettorale, centinaia di persone si sono messe in fila all’aperto per votare nonostante le minacce degli insorti. Nella città occidentale di Herat una coda di centinaia di persone ha aspettato il proprio turno in un seggio elettorale, mentre a Jalalabad, nell’est del paese, gli elettori hanno pazientemente atteso all’esterno di una moschea. Elettori in fila anche a Kandahar, la roccaforte meridionale dei talebani, con alcune donne tra la folla, in contrasto con le elezioni del 2009, quando l’affluenza fu molto bassa a causa della scarsa sicurezza. Queste terze elezioni presidenziali afghane mettono fine ai 13 anni di governo di Karzai, al potere da quando i talebani sono stati spazzati via dall’intervento militare degli alleati nel 2001. Karzai, che per Costituzione non può ottenere un ulteriore mandato, ha votato per il suo successore in una scuola vicino al palazzo presidenziale di Kabul. ”Esorto la nazione afgana ad andare alle urne nonostante la pioggia, il freddo e le minacce nemiche e per far sì che il paese faccia un altro passo verso il successo”, ha detto.
Sono circa 13,5 milioni gli aventi diritto di voto su una popolazione totale stimata di 28 milioni. Gli elettori sono chiamati a rinnovare anche i consigli provinciali. I principali candidati alla presidenza sono l’ex ministro degli Esteri Zalmai Rassoul, Abdullah Abdullah – secondo arrivato alle elezioni 2009 – e l’ex accademico della Banca Mondiale Ashraf Ghani. Tutti e tre hanno votato subito dopo l’apertura delle urne. Non vi è un chiaro favorito e se nessun candidato supererà il 50% dei voti al primo turno – i cui risultati preliminari saranno annunciati il 24 aprile – si terrà un ballottaggio, al momento previsto per la fine di maggio.
“Elezioni storiche”, questo è il messaggio di congratulazioni da Washington, detto dal presidente Barack Obama, appellando alle istituzioni locali di fare ora “il loro dovere” nello scrutinio e nell’annuncio dei risultati e promettendo che – anche col ritiro delle forze internazionali – gli Usa continueranno a «sostenere un Afghanistan sovrano, stabile, unito e democratico». Aresh Barak, responsabile della Ong di osservatori Organizzazione sociale e nazionale della gioventù dell’Afghanistan (Aynso), ha confermato all’Ansa che il risultato del voto «è andato oltre le più rosee previsioni». Ma ora – ha sottolineato – comincia la fase più delicata con uno «spoglio che durerà molti giorni, forse anche tre settimane. E perciò vogliamo incoraggiare la Iec affinché si mantenga indipendente come è stata, e che lo sia fino alla proclamazione del vincitore» o dei due partecipanti ad un ballottaggio che si dovrebbe svolgere entro la fine di maggio.