Fiducia al Senato sulla manovra bis che passa da 45,5 a 54 miliardi. Ci sarà fiducia anche alla Camera
Alla fine, con quattro giorni di ritardo sulla data fissata, la manovra bis è stata approvata al Senato. Probabilmente il medesimo ritardo subirà alla Camera, ma non è questo il punto. La manovra, sulla cui necessità nessuno ha dubitato, né nella maggioranza, né nelle opposizioni, è stata condivisa fino ad un certo punto. Poi si è resa necessaria la fiducia, per evitare che fosse stravolta. Il voto finale è stato di 165 sì contro 141 no e 3 astenuti. Se il governo ha posto la fiducia al Senato, vuol dire che la porrà anche alla Camera, dove il testo è arrivato il 12 e dove verrà approvato senza modifiche, in modo che non si perda ulteriore tempo per dare un segnale ai mercati. E i contenuti? Essi hanno in parte subito modifiche rispetto alle ipotesi iniziali. Per completezza d’informazione, dividiamo in 14 punti il raffronto tra prima e dopo. Uno: meno tagli alle indennità dei parlamentari. Per coloro che svolgono altre attività, non più tagli del 50% oltre i 90 mila euro, ma del 20% e del 40% per la parte eccedente i 150 mila euro. Due: nasce il fondo per la riduzione della pressione fiscale. Raggiunto il pareggio di bilancio, i proventi della lotta all’evasione saranno destinati al calo delle tasse (proposta condivisa anche dall’opposizione). Tre: viene introdotto l’aumento dell’Iva dal 20 al 21% che si applica a tutti i beni e i servizi diversi dai generi di prima necessità. Prima era ventilata come ipotesi, ora l’aumento è realtà.
Quattro: il contributo di solidarietà viene tolto ai redditi superiori ai 90 e 150 mila euro e viene caricato sulla parte eccedente i 300 mila euro in ragione del 3%. Ad essere tassati saranno 34 mila. Cinque: cura dimagrante per i ministeri che avranno un taglio di 11,5 miliardi nel 2012 e di 7 miliardi nel 2013 e nel 2014. Prima i tagli erano inferiori. Sei: sarà più facile licenziare con il sì dei sindacati. Infatti, i contratti aziendali potranno derogare al contratto collettivo e allo Statuto dei Lavoratori. La deroga varrà anche per le aziende oltre i 15 dipendenti. Restano comunque le garanzie per le donne in congedo maternità o per matrimonio. Sette: entro il prossimo anno sarà varata la riforma dell’assistenza (invalidità e pensioni di reversibilità), con un taglio di spesa di 4 miliardi nel 2012, 12 nel 2013 e 20 nel 2014. Se non si otterrano risultati prefissi, scatterà il taglio lineare di tutte le agevolazioni e detrazioni fiscali, per un pari importo. Otto: i Comuni saranno coinvolti nella lotta all’evasione e avranno il 100% delle somme recuperate. È saltata la pubblicazione on line dei redditi (motivi di privacy) ma è ritornato il carcere per i grandi evasori ed è stato facilitato il controllo sui conti bancari. Nove: se il bonus bebé è stato usufruito indebitamente, il rimborso dovrà avvenire entro i tre mesi per evitare le sanzioni amministrative e penali. Dieci: il prelievo sugli stipendi dei dipendenti pubblici sarà ripristinato in ragione del 5% sulla parte eccedente i 90 mila euro e del 10% sulla parte eccedente i 150 mila euro. Sulle pensioni oltre i 90 mila euro scatterà un taglio del 5%. Undici: sarà anticipato di due anni, quindi al 2014, l’aumento progressivo a 65 anni delle pensioni di vecchiaia delle donne, con un aumento di un mese all’anno fino al 2020, mentre gli scatti saranno di sei mesi dopo il 2020, fino al raggiungimento della parità uomo-donna a 65 anni. Dodici: la Robin Hood Tax a carico delle imprese del settore dell’energia andrà ad alleviare i tagli operati a carico degli enti locali. Tasse in aumento per le cooperative. Tredici: come per i ministeri, i tagli agli enti locali saranno sommati tra quelli previsti dalla prima e quelli previsti dalla manovra bis. In tutto saranno 6,5 miliardi nel 2012, 9 nel 2013 e 11,4 nel 2014.
Quattordici: è stato approvato dal governo un disegno di legge per inserire nella Costituzione il vincolo del pareggio del bilancio e l’abolizione delle province. Queste ultime, tuttavia, saranno assorbite nelle funzioni dalle Regioni, che potrebbero decidere di farne degli enti regionali. Se non ci sarà seguito da parte delle Regioni entro un anno, esse spariranno e potrà, nello stesso territorio, essere creata un’unione dei Comuni che coordineranno le politiche delle amministrazioni locali, senza carichi amministrativi ulteriori. Non si fa cenno al dimezzamento dei parlamentari, rinviato ad un disegno di legge costituzionale, sempre che si trovi una maggioranza pronta a votarlo. Infine, la manovra bis passa da 45,5 a 54 miliardi. I contenuti sono addolciti o induriti rispetto alla prima ipotesi? Difficile dirlo. È certo però che la manovra è stata approvata dalla Bce, che la sostiene e che ha detto che va nella giusta direzione. In merito all’articolo 8, quello che rende un po’ più facili i licenziamenti, c’è stato lo sciopero generale della Cgil, criticato da più parti, in particolare da settori non secondari dello stesso Pd.