A partire dal marzo 2016, per gli assicurati di età inferiore ai 20 anni
Il Consiglio federale ha deciso d’inserire, con effetto dal 1° marzo 2016, la trisomia 21 nell’allegato all’ordinanza sulle infermità congenite. L’AI, Assicurazione Invalidità, assumerà quindi tutti i trattamenti medici necessari per la cura delle affezioni associate alla trisomia 21, in particolare dell’ipotonia muscolare e dell’oligofrenia (ridotta capacità intellettiva), attualmente a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS).
Di regola le persone affette da trisomia 21 (sindrome di Down) necessitano di provvedimenti sanitari per la cura dell’ipotonia muscolare (debolezza muscolare) e, in taluni casi, dei problemi psichici dovuti alla loro ridotta capacità intellettiva (oligofrenia). Si tratta perlopiù di fisioterapia e talvolta di psicoterapia. A partire dal marzo 2016, per gli assicurati di età inferiore ai 20 anni queste prestazioni verranno assunte dall’AI anziché dall’assicurazione malattie. La maggior parte delle altre affezioni spesso associate alla trisomia 21 figurano già nell’elenco delle infermità congenite.
Se non è possibile quantificare con precisione i costi che verranno trasferiti dall’AOMS all’AI in seguito a questa modifica d’ordinanza (l’importo potrebbe ammontare a diversi milioni di franchi l’anno), in ogni caso per gli interessati e i loro familiari questo comporterà uno sgravio finanziario, in quanto nell’AI non è prevista alcuna franchigia.
La modifica d’ordinanza dà seguito alla mozione 13.3720 inoltrata dal consigliere agli Stati Roberto Zanetti, che chiedeva al Consiglio federale d’inserire la trisomia 21 nell’elenco delle infermità congenite (allegato all’ordinanza sulle infermità congenite), in cui figurano tutte le infermità congenite per le quali l’AI assume le cure mediche necessarie. I relativi costi verranno coperti dall’AI per gli assicurati di età inferiore ai 20 anni e dall’AOMS per gli altri.
Cassa malattia rimborsa dallo scorso luglio gli esami del sangue non invasivi per individuare la trisomia
Dal 15° luglio 2015 l’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS, assicurazione di base) rimborsa gli esami del sangue non invasivi per individuare la trisomia eseguiti su donne in gravidanza. Condizione per il rimborso di questi esami è che da uno screening del primo trimestre effettuato risulti un rischio elevato di trisomia.
Fino allo scorso luglio qualora una coppia volesse conoscere la diagnosi precisa di un feto a rischio elevato di trisomie 21, 18 o 13, la gestante doveva sottoporsi a esami invasivi quali la villocentesi o l’amniocentesi. Questi esami però non sono sempre senza pericolo per il nascituro, nel peggiore dei casi possono portare ad un aborto.
Attualmente però, nuovi esami non invasivi permettono d’identificare queste trisomie nel sangue materno.
Dal 15° luglio 2015 questi esami dal sangue non invasivi per individuare la trisomia vengono rimborsati, a certe condizioni, dall’AOMS. La condizione per il rimborso è che da uno screening del primo trimestre (analisi del sangue e misurazione della translucenza nucale attraverso ecografia) effettuato risulti che il rischio di trisomie 21, 18 o 13 è superiore a 1:1000.
UFAS/UFSP
Gli esami del sangue non invasivi possono dipendere dal peso
Secondo un articolo pubblicato da swissmom.ch, in alcuni casi il test risulta problematico, quando ad esempio la madre è sovrappeso il test può fallire, la quota è circa al 3%. Se la madre pesa oltre 100 kg, il test fallisce nel 7% dei casi, con un peso di 160 kg il test fallisce addirittura nella metà dei casi.