Per un pelo i signori Bianchi*, dagli anni ‘70 residenti in Svizzera, non sono finiti perfida trappola della truffa del nipote, grazie soprattutto alla lucidità e al coraggio della signora Bianchi che ha voluto raccontare cosa è successo per avvisare i connazionali
“Da oltre due settimane il nostro telefono di casa squillava molto spesso e apparivano sempre numeri lunghi, strani – comincia in questo modo la signora Bianchi il racconto di questa storia inquietante – Noi continuavamo a non prenderlo, finché un giorno mio marito torna di fretta dalla lavanderia, e senza guardare il numero, alza la cornetta”.
“Ah, buongiorno – dice una voce femminile – Non mi conosci?”, avendo tanti nipoti, il signor Bianchi pensa subito a Maria*, la nipote che vive in Italia, e che da tempo vorrebbe trasferirsi in Svizzera. A questo punto lui dice: “Sì, sei Maria!” e la donna risponde, parlando l’italiano perfettamente: “Vedi che sei bravo zio, mi hai riconosciuta”.
La presunta Maria inizia a raccontare al signor Bianchi che era venuta in Svizzera per un’occasione molto buona di lavoro e che attualmente era coinvolta in un affare da concludere, ma che la sua banca non le voleva dare dei soldi, chiedendo aiuto sottoforma di anticipo al signor Bianchi assicurandogli che glieli avrebbe subito rimborsati.
“A questo punto mio marito le dice di sì e lei gli chiede tra i 75’000 ai 90’000 franchi – racconta la signora Bianchi – Lui ha davvero creduto che fosse la nostra nipote al telefono ed è andato in banca”.
“Non tenere il telefono occupato, così ti posso telefonare. La chiamo io la zia per informarla”, dice la voce femminile chiedendo il numero della moglie che lui le dà. “Devo concludere l’affare entro mezzogiorno, ma quando torna la zia, pranziamo insieme”, dice ancora la presunta nipote quando il signor Bianchi le dice di voler aspettare la moglie dopo le ore 12.00 prima di consegnare il denaro.
Nemmeno questa risposta ha però messo in dubbio il signor Bianchi, la vera nipote Maria trascorreva le vacanze da piccola sempre dagli zii e da grande era già stata varie volte in Svizzera per prove di lavoro, colloqui e tanto altro, quindi la possibilità che Maria si trovava davvero in zona per un affare e che nel caso di bisogno avrebbe chiesto aiuto agli zii, era del tutto legittima.
Subito dopo la chiamata il signor Bianchi va a ritirare 75’000 franchi in banca, spiegando tra l’altro all’impiegato in banca per cosa servivano questi soldi dato che in un primo momento non glieli voleva dare visto l’alta somma, l’impiegato, che conosce da anni il signor Bianchi, si lascia convincere e glieli consegna.
Il signor Bianchi torna a casa e il telefono squilla immediatamente, è ancora la voce femminile che assomiglia tanto alla nipote Maria che dice che sarebbe passata a casa col suo avvocato per prendere i soldi. “Vieni un attimo fuori così ci incontriamo”, dice lei e il signor Bianchi segue le istruzioni, ma una volta in strada incontra un signore che gli chiede i soldi fingendosi l’avvocato di Maria e quando il signor Bianchi chiede dove fosse Maria, il sedicente avvocato fornisce come prova il telefono che ha in mano con una chiamata in corso dove dall’altro capo c’è la solita voce femminile.
“Se Maria non c’è, io non ti do niente, perché ha detto che veniva lei”, incalza il signor Bianchi al signore che, a questo punto, gli passa il telefono. “Zio, son dovuta rimanere qui, non mi lasciano uscire se non pago”, dice lei facendo preoccupare il signor Bianchi che confuso torna a casa. Il telefono squilla ancora e questa volta Maria sembra disperata e dice di essere chiusa lì dentro, fa parlare anche un uomo al telefono che in tedesco gli dice di essere il banchiere che si sarebbe occupato del rimborso e cerca ancora di convincere il signor Bianchi di consegnare i soldi al presunto avvocato.
“Dai per favore, daglieli i soldi”, ormai la nipote è sempre più disperata iniziando perfino a piangere e a gridare al telefono. Il signor Bianchi esce nuovamente da casa e incontra ancora il presunto avvocato che gli chiede i soldi, ma lui si rifiuta e gli dice che glieli dà soltanto se entrano in un negozio lì vicino dove lui dovrebbe firmare dei documenti che testimoniano la consegna, a questo punto il signore fa ancora parlare la voce femminile al telefono che dice: “No, zio, non è possibile perché lui documenti non ne ha, ho tutto io”, ma il signor Bianchi, senza una firma, non vuole consegnare i soldi.
È in questo momento che al signor Bianchi viene qualche dubbio, la voce non sembra più la stessa e quando le chiede il nome di sua madre, lei non risponde. Nel frattempo incontra anche un vicino di casa che gli chiede come va, il presunto avvocato in quel momento si allontana e il signor Bianchi racconta al vicino cosa sta succedendo. Il signor Bianchi capisce a questo punto che veramente qualcosa non va e si chiude in casa, ma i truffatori sanno che rimane mezz’ora perché poi sarebbe tornata la moglie e cercano di darsi da fare: “Entrando in casa direttamente dal garage, non hanno potuto accorgersi del mio arrivo. Quando sono entrata in casa sentivo già nelle scale i telefoni che squillavano – racconta la signora Bianchi – Entro, guardo mio marito e gli dico ‘Ma cosa sta succedendo con questi telefoni’, lui sembra ipnotizzato e dice: ‘C’è Maria qui vicino che vuole essere aiutata, ha mandato l’avvocato che vuole i soldi’”.
Così la finta nipote cerca di convincere anche la signora Bianchi: “Prendo il telefono e: ‘Ciao zia’, dice una voce ‘sei stanca? Sei arrivata prima dal lavoro oggi. Lo zio mi aveva detto che arrivavi a mezzogiorno’, continua a parlare la voce senza darmi il tempo di rispondere e mentre prima parlava con un tono tranquillo, all’improvviso inizia a piangere e a gridare ‘cosa mi sta combinando lo zio, mi sta facendo perdere un’occasione importante. Mi aveva detto che mi dava i soldi, ho mandato l’avvocato e non me li dà, mi sta facendo andare in fumo l’affare’, allora io le chiedo ‘ma quali soldi e quale affare?’. ‘Te lo racconterò a mezzogiorno. Convinci lo zio ad uscire perché deve dare i soldi all’avvocato, altrimenti mi mette nei guai’, dice lei”.
A questo punto la signora Bianchi non ci vede più e inizia anche lei a gridarle contro: “Tu non sei Maria, chiamo subito la polizia”, grida e chiude la chiamata. “In quel momento mi rivolgo a mio marito e lui mi racconta tutta la storia, i nostri telefoni continuano a squillare, ci tenevano i telefoni occupati per impedirci di chiamare la polizia”, spiega la signora Bianchi.
Risuona il telefono ed essendo il numero di un telefonino la signora Bianchi lo prende, si presenta un signore che parla un tedesco un po’ strano dicendo di essere della polizia cantonale. “Io gli dico che non lo capisco molto bene e lui mi passa la sua collega che mi parla in italiano e mi dice che avendo intercettato le chiamate hanno scoperto che una banda ci stava terrorizzando. Ma io non avevo chiamato la polizia, l’ho fatta parlare però per vedere cosa mi diceva”, dice la signora. E quel che segue spiega ancora una volta il sistema dietro a queste truffe: “Mi consiglia di non tenere i telefoni occupati e chiede di aiutare a catturare i truffatori. Dice di aver inviato cinque poliziotti in borghese in zona, spiegandomi i dettagli della casa nella quale abitiamo e altri dettagli per farmi credere che fosse davvero della polizia. Mi dice che mio marito deve uscire fuori con i soldi e nel momento della consegna loro avrebbero reagito, allora io le dico che voglio verificare questa cosa chiamando alla polizia cantonale dove lavora un mio nipote e lei chiude il telefono”.
Finalmente la signora Bianchi riesce a chiamare la polizia e, in un ultimo tentativo i truffatori chiamano ancora, questa volta un signore dice di essere lì vicino e che tra alcuni minuti sarebbe venuto a prendere i soldi, “ma poi mi chiede se ho chiamato la polizia, io ho risposto di no, lui stacca e non abbiamo sentito più niente”, conclude la signora Bianchi.
Come ci si può proteggere?
- Siate sospettosi quando chiama qualcuno chiedendo di indovinare chi è al telefono
- Chiamate le persone che conoscete sui numeri a voi noti
- Fate domande a cui persone estranee non possono rispondere
- Potete informarvi attraverso il numero 117 se questi poliziotti esistono davvero
- Informate in modo preventivo amici, parenti e vicini che esistono questi truffatori
- Accettate avvisi e aiuto di impiegati di banche
- Non fidatevi dei numeri di telefono, questi possono anche essere manipolate tecnicamente
Manuela Salamone
*nomi di fantasia; nomi reali noti alla redazione