Le bufale della “campagna elettorale” per per le elezioni legislative del 04 marzo 2018
Un inizio da mille e una notte.
La Befana, quest’ anno, è stata molto generosa. Non di doni, s’intende.
Ma di favole su come sarà azzurro il “Bel Paese “dopo il quattro marzo del 2018 dell’anno del Signore: una nazione anarchica senza tasse e doveri.
Avranno votato i cittadini della penisola bagnata dal “mare nostrum”, compresi i nostri emigrati nel loro collegio estero, che al primo impatto nel lontano 2006, suscitò tante speranze e sogni di riscatto via via dissolti dalla dura realtà di un triste decennio.
I connazionali avranno scelto tra il ragazzo dei cinque stelle, dall’aspetto carino, pettinato stile Rodolfo Valentino, che volteggia senza rette al “circo barnum” delle irresponsabilità tuonando contro le leggi inutili di cui e prigioniero il sistema giudiziario italiano.
Quattrocento saranno abolite nei primi mesi di governo grillino.
E tanto per divertire un poco, promette di indire una consultazione “parlamentar-legiferaria” per capire da dove iniziare.
Sarà interessante, alla fine, conoscere la lista per farsi una idea del baratro culturale e morale in cui rischiamo di precipitare al cospetto e lo scherno dei nostri partner europei.
Che ne è di Matteo Salvini, oscurato dal nuovo profeta?
Invitato dall’imbonitore principe di una giornata particolare, si presenta con fare torvo e triste a causa della bronchite assassina che lo ha accompagnato nella prima decade dell’anno nuovo.
E tuttavia, ritrova subito la sicurezza gagliarda dei giorni migliori, incoraggiato dalla claque preparatagli dal buon Giovanni Floris, detto il furbo che ti stende, se, per puro caso, rifiuti di partecipare al gioco della torre.
Il corollario è noto.
Via gli immigrati! Fuori dall’Euro! Basta soldi all’Europa! Avanti Donald Trump!
Nulla abbiamo udito, per la verità, sulla sorte dei frontalieri.
D’altronde, l’amicizia con i leghisti d’oltre confine vale forse più di una messa.
Niente di nuovo sotto il sole, vorremmo dire.
E pur tuttavia l’umore del nostro si guastò al nome di un certo Roberto Maroni, il leghista leninista della val padana.
Vuoi veder che quel farabutto se ne va per fregarmi lo scanno di Palazzo Chigi?
E allora, avanti con gli avvertimenti, i ricatti, i sottintesi per dire e non dire, da far esplodere l’ex governatore con la frase ormai già storia: lega sì, Stalin no.
Dimenticavo la battuta migliore.
Aboliremo l’obbligatorietà della vaccinazioni, annuncia il miserabile.
Che sarebbe come dire: meglio morti che obbligati a vivere.
Non dico Berlusconi: lui abolirebbe tutto, il Jobs Act, la televisione pubblica, le tasse, il continente europeo, salvo, forse, la parte retta da Putin, lo Zar da cui sembra abbia appreso come si balla il “bunga bunga”, tanto per scaldarsi un po’ nelle gelide notti siberiane.
Attorno a loro s’ode il borbottio dei pianeti minori in cerca di qualche raggio di sole per riscaldare i loro cuori infranti e abbandonati.
Nel collegio estero è tutto un sussulto.
Sotto traccia, naturalmente.
Anche perché l’allestimento delle liste presenta non poche difficoltà dovute ai profondi cambiamenti politici in atto.
L’incognita a sinistra, con la possibile novità di “Liberi e Uguali”, rafforzati e guidati dall’attuale presidente del senato, Pietro Grasso, il trionfalismo grillino, condito da un baldanzoso attivismo, il ritorno del centro destra berlusconiano dopo l’oscuramento elettivo del 2013, la scomparsa del “montismo”, la forza moderata attorno all’allora presidente del consiglio, Mario Monti, premiata da un forte e inaspettato successo elettorale.
Resta, come sempre, il Partito Democratico, la forza europeista della sinistra moderna e riformatrice con un forte radicamento nelle realtà sociali e politiche del continente e presso l’opinione pubblica progressista in Svizzera e nei paesi dell’Unione.
Giustizia e libertà, il vessillo dei fratelli, Carlo e Nello Rosselli, nella Parigi del 1937, ove furono assassinati a Bagnoles-de-l’Orne da sicari agli ordini del fascismo italiano, è, per milioni di cittadini, non solo italiani, la sintesi perfetta di un partito che dalla nascita, ha messo al centro dei suoi valori il socialismo riformista come volontà di riscatto di uomini e donne nel lungo processo di una piena e solidale cittadinanza europea. La diga, quindi, per fermare estremismi e avventurismi.
Se si agirà con sapienza e memoria, trovando la sintesi tra tradizione e rinnovamento, il successo del Partito Democratico, come sempre, non mancherà.