A quattro anni dal suo arrivo a Zurigo, il Console generale d’Italia Giulio Alaimo termina il suo mandato. In un incontro informale con La Pagina per salutare i concittadini italiani, il Console Alaimo ha tirato le somme di questi quattro anni segnati da momenti importanti per tutta la nostra comunità, dalla chiusura della Casa d’Italia a Lucerna alla ristrutturazione della Casa d’Italia a Zurigo per finire con l’attuale crisi del Coronavirus…
“Sono stati quattro anni impegnativi, ho molto da portare con me in termini di esperienza”, esordisce Giulio Alaimo durante l’incontro con la stampa italiana in Svizzera. Il suo mandato di Console generale d’Italia a Zurigo, infatti, giunge al termine per rivestire a breve l’incarico di Ambasciatore nel Principato di Monaco, dove certamente lo attenderanno problematiche diverse sia dal punto di vista del territorio, sia per quel che concerne il nuovo ruolo diplomatico.
Prima di lasciare il consolato zurighese, però, Alaimo ha voluto ripercorrere le diverse questioni che hanno segnato questi anni, tra le quali anche quelle che per adesso rimangono in sospeso.
Casa d’Italia a Zurigo
“Il progetto sta andando bene – spiega Alaimo – anche se ci sono state delle problematiche inaspettate”. Il Console si riferisce ai materiali nocivi che sono stati trovati durante i primi lavori e per i quali si è dovuto procedere con dei controlli, adesso “si prosegue con questo lavoro preliminare, per cui c’è bisogno di tempo”. Dopo la prima gara europea per individuare lo studio di architettura che seguirà i lavori, ci sarà una seconda gara europea per l’impresa che seguirà il cantiere. E per quanto riguarda la tempistica? “Saranno necessari 2 anni di cantiere, nella peggiore delle ipotesi, si arriverà all’inizio del 2023 per l’inaugurazione della nuova struttura”, dice Alaimo.
Il Consolato durante il COVID
“Per disposizioni nazionali stiamo lavorando come se ci trovassimo in una situazione acuta”, dice Alaimo. Sono stati creati “gruppi di lavoro”, quindi gruppi che si alternano per limitare i contagi ed evitare la chiusura del Consolato, spiega Alaimo. L’attività, secondo il Console, al momento è al 50%, infatti “si emettono circa 40 passaporti al giorno, prima era il doppio”. Al momento, infatti, bisogna prendere appuntamento per recarsi al consolato: “Dopo il lockdown siamo stati presi d’assalto, arrivava troppa gente in una volta”, dice Alaimo. Il personale del consolato lavora al limite, questo è un problema non solo di Zurigo, ma anche di tutte le altre realtà nel mondo, sottolinea Alaimo. “È un impatto pesante e colpisce le attività del Consolato a 360°. È una situazione difficile per tutti gli aspetti di organizzazione che, prima o poi, arriveranno ad un limite, per molti servizi il Consolato ha necessità di rimanere aperto”, dice Alaimo.
L’esperienza di Zurigo
“Zurigo è stata la sede più impegnativa”, dice Alaimo riferendosi al poco personale, al “pesante” impegno per la Casa d’Italia a Zurigo per la sua complessità non prevista o la questione della chiusura della Casa d’Italia di Lucerna, una decisione già presa prima del suo arrivo a Zurigo. Nonostante gli impegni gravosi Alaimo dice di aver “approfittato” di stimolanti momenti culturali o di diverse attività piacevoli, come la Settimana della Cucina Italiana per citarne una; ma anche di essere riuscito a trovare “in tempi record una struttura scolastica alternativa alla Casa d’Italia in tempi record nel 2017 che, anche se un po’ piccola, è pur sempre transitoria”.
Nonostante l’impegno costante e le situazioni difficili nelle quali si è trovato, il Console Alaimo afferma di lasciare Zurigo “con grande tristezza”, di sentirsi parte di questa città, della comunità italiana e che per lui “un pezzo della vita si chiude qui”. “Ho apprezzato l’impegno e la capacità di far onore al nostro Paese”, afferma Alaimo nel suo saluto ai connazionali che vuole ringraziare, dicendosi orgoglioso di aver rappresentato una comunità talmente apprezzata anche dalle autorità svizzere.