Renzi: dopo elezioni e campionato “pensiamo a come restituire il calcio alle famiglie”
Lo chiamano Genny ‘a Carogna ed ha il potere di dare inizio ad una finale di Coppa. Almeno così dicono. Il nome completo è Gennaro De Tommaso, noto per precedenti per spaccio di stupefacenti e un arresto, nel 2008 proprio per traffico di droga. Inoltre Genny ha anche un Daspo, il provvedimento di divieto d’accesso agli eventi sportivi. Ora, cosa ci facesse Genny ‘a Carogna con curriculum del genere, all’Olimpico di Roma per lo scontro Fiorentina-Napoli, finale di Coppa Italia, rimane un mistero. Ma forse il mistero si svela presto, perché Genny è anche il capo ultras, il capo della curva A del San Paolo di Napoli e lo sappiamo bene che potere ha un capo ultras in Italia! Dunque Daspo o meno, con o senza precedenti penali, la partecipazione di Genny ‘a Carogna non si discute, tanto che la sua presenza fu provvidenziale, visto che al suo assenso si è potuti assistere al fischio d’inizio. Così si racconta. Nulla di così sconvolgente se pensiamo al fatto che i capi ultras di alcune squadre italiane non sono da meno e di certo non tutti hanno un passato lindo alle spalle, eppure sono tutti lì ogni domenica ad ogni partita.
Questa volta però il caso non è trascurabile, tanto che da sportivo è subito diventato un caso politico dove al centro di tutto sembra esserci la Polizia che pare non riesca garantire quell’ordine e quella giustizia che qualsiasi popolo si aspetta. Da qualche tempo la polizia è al centro dell’attenzione mediatica a cominciare col gesto, che ha indignato la popolazione ma difeso da Alfano, del poliziotto che ha calpestato una manifestante a Roma, durante una dimostrazione. Solo la settimana scorsa ha destato stupore, in alcuni rabbia e in altri disgusto, l’applauso lungo ben 5 minuti per tre dei quattro poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi al Congresso Sap. Una risposta efficace è arrivata dalla tifoseria milanista che, in occasione del Derby, ha sfoggiato una coreografia che lasciava poco spazio alle libere interpretazioni: “Vergogna – un applauso alle mamme vittime umiliate dal sindacato di polizia”. E poi il caso di Genny ‘a Carogna che, come un gladiatore dei nostri giorni, al suo cenno ha “scatenato l’inferno”, mediatico in questo caso! Lui, che sfoggia una scritta condannabile in cui esorta la liberazione di Speziale, l’ultrà condannato in via definitiva per la morte, nel 2007, dell’ispettore capo Filippo Raciti, tanto per chiarire il senso di rispetto nei confronti delle autorità, è in grado di dare il suo “assenso” affinché la partita possa avere inizio.
E il caso ha fatto presto a diventare caso politico. La polizia che, come abbiamo visto, è stata recentemente bersagliata da diversi fronti, è ancora una volta al centro del ciclone perché accusata di non riuscire a gestire una situazione di disordine come quella accaduta sabato scorso. Non solo, tutta la polizia e, di conseguenza, anche lo stato italiano sono accusati di trattare e scendere a compromessi con la tifoseria napoletana, sotto le direttive del capo ultras. “Non c’è stata alcuna trattativa tra la Digos e la curva partenopea sull’opportunità di giocare o meno la partita. Il resto sono invenzioni dei giornalisti”, spiega Gennaro De Tommasi al Mattino di Napoli. L’evento non ha avuto poche ripercussioni nella politica che sentendosi derisa per la poca autorità dimostrata ha preso subito posizione attraverso le parole di Angelino Alfano, ministro dell’Interno. “All’Olimpico la tensione è scoppiata per fatti verificatisi a tre-quattro chilometri dallo stadio. Perciò il capitano del Napoli Hamsik è andato a dire alla Curva non ‘datemi il permesso di giocare’, ma che il tifoso napoletano non era stato ferito in un contesto collegato a faide tra tifoserie”. Dice Alfano riferendosi agli scontri che nel pomeriggio avevano visto coinvolte le tifoserie e che hanno provocato tre feriti gravi, di cui uno in fin di vita. Questo avrebbe potuto compromettere l’avvio della partita, sospetto che avrebbe alimentato il disordine delle tifoserie. Alfano sottolinea che la finale di Coppa Italia “è stata avviata perché l’ordine pubblico era garantito dentro e fuori lo stadio” contestando chi sostiene che l’ok allo svolgimento del match sia arrivato dal capo tifoso napoletano Genny ‘a carogna. “Lo Stato c’è, è forte e non fa trattative con le curve”. Conclude il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, intervistato da Rtl.
Anche Renzi però dice la sua: “Voglio far passare le elezioni perché è da sciacalli buttarsi su quello che è successo quando c’è un ragazzo che sta male. Non mi interessa prendere voti in questo modo. Se qualcuno lo vuol fare, lo faccia. Io non ci sto. Lascio passare le elezioni, lascio finire il campionato e poi, tra luglio e agosto, pensiamo a come restituire il calcio alle famiglie”. Il premier inoltre osserva che bisogna far ripartire la convivenza civile, e ci vorranno educazione e coercizione. “Sabato abbiamo visto lo stadio come il luogo dell’impunità”. Renzi spiega che servirà non solo “educazione” ma anche “coercizione”, tuttavia, osserva, “ce l’hanno fatta in Inghilterra, negli Usa si perde col sorriso perché noi non dovremmo farcela?”. E poi riflette: “comporterà la rottura con certi ambienti delle tifoserie organizzate? Vorrà dire che romperemo”. E sull’inno fischiato Renzi racconta che in quel momento qualcuno gli aveva proposto di lasciare lo stadio: “ma siamo rimasti, perché noi, a quella gente, il calcio non glielo lasciamo”.