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22 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

Alla riscoperta del profumo italiano nelle terre d’Alsazia e Lorena

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Nelle mie” Storie” il ricordo di sconosciuti eroi della nostra emigrazione

In Viaggio. Come sempre.
Ho lasciato Roma.
I veleni di una politica che ha smarrito i valori del confronto.Nel mezzo di una campagna referendaria in cui si parla di tutto fuorché dei temi per cui il sovrano ( il popolo ) è chiamato ad esprimere il suo assenso.
Pro o contro Matteo Renzi. La vecchia querelle dei Guelfi e Ghibellini. Arricchita da legioni di singolari combattenti a difesa della costituzione repubblicana, illuminati sulla via di Damasco mentre guerreggiavano per l’indipendenza del nord in odio alle popolazioni italiche della nostra penisola bagnata dal mare.
Si dice che a qualcuno di loro (l’onorevole europeo Salvini ), privo del senso del pudore, stia balenando l’idea di togliere il nord al logo della lega perché divenga italiana.
Lega italiana: dal secessionismo del nord alla guerra all’Europa e all’immonda Angela Merkel che la domina da lassù, a Berlino, dentro i grigi palazzi della cancelleria, oltre all’Africa, colpevole di inviarci le migliaia di disperati attraverso l’ antico “mare nostrum”.
Che tristezza! Povera Italia. Nel periodo più drammatico dall’inizio del nuovo secolo, avresti bisogno di statisti illuminati capaci di indicarti la via del riscatto e del rinnovamento e ti ritrovi con il peggio di una classe politica che parla al popolo mentre massaggia il pancione dei propri privilegi.
L’auspicio mio è per il sì alla riforma della seconda parte della costituzione come un primo passo per la nuova rinascita repubblicana.
Riflessioni di viaggio. E già sono a Strasburgo all’incontro con Angelo.
Angelo, nel cui ufficio, quotidianamente affollato da tanti nostri connazionali, cogli tutto il mistero di un missionario laico che ha dedicato tanta parte della sua vita ad accogliere quelli che hanno bisogno. Una decina di loro è lì ad aspettarlo: per ricevere un aiuto, ascoltare un consiglio, cogliere l’importanza delle informazioni che gli vengono date nel primo impatto in terra di Francia.
L’emigrazione che ritorna. Assomiglia molto a quella che incontriamo nel pomeriggio a St. Léonard (Vosges ), un piccolo villaggio da sembrarti assopito nel fondo valle, circondato da colline rigogliose di un verde incontaminato. La piazzola. La chiesetta. Il campanile. La Mairie (il comune). La bottega fornita di un po’ di tutto come usava un tempo nelle mercerie dei villaggi della mia Valtellina. E tutto quel popolo accorso al richiamo di Angelo.
La vecchietta, quasi l’età di mia madre, che parla il broccolino ( il misto di siculo-italico e inglese- americano della Brooklyn newyorkese ) francofono di cui cerco di intuire il sentire sobbalzando al nome di Nilde.
Anche lei, crotonese, ha conosciuto la Jotti, la madame che andava per la penisola, negli anni cinquanta, portando l’urlo di chi non ha voce, per conquistare il diritto alla terra. È commossa, Natalina, mentre ascolta il chiacchiericcio di figli e nipoti e le sante parole di una corregionale di un ventennio più giovane, che ha speso la vita per l’ insegnamento volontario dell’italiano ai bimbi delle famiglie italiane capitati quassù, non si sa come e perché.
Addio, Natalina. È come se abbracciassi mia madre. Da un villaggio all’altro tra i nostri connazionali in Alsazia e Lorena.
Ovunque, un’attenzione forte alla crisi che vivono i due grandi paesi: l’Italia e la Francia in cui operano, assolvendo al loro dovere di cittadini europei figli di due straordinarie esperienze storiche e umane. È tardi, Angelo.
Andiamo. Domani ci aspettano i connazionali delle “ Amicale Franco–Italienne.”
Il salone della municipalità di Rombas presenta il colore delle grandi occasioni.
Gli stendardi, i tricolori delle due nazioni, il gioioso formicolio di un popolo nel dì di festa.
I presidenti delle AFI sono tutti lì accanto a Luigi Caracciolo, le Grand maitre.
Molti di loro li conosco da tempo immemore e li ringrazio nel mio saluto ai convenuti, per tutto l’impegno profuso in tanti anni di militanza perché non si spegnesse la fiammella della cultura italica e delle loro origini.
Ho portato da casa un centinaio di libri.
Sono le mie “storie”. Storia di una vita. Come altre dei nostri emigrati in terra di Lorena.
Ricordo Umberto Casciano, Mario Recchia e tanti altri protagonisti del riscatto italico nella terra dei galli. Li racconto nelle mie “storie”.
Il libro va a ruba in poche ore.
Per tutti una dedica, una frase, un augurio.
Buona lettura, cari e care amici e amiche.
Ritornerò. E tutto sembrerà sempre più nuovo e più bello.
[email protected]

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