Il 12 febbraio il popolo svizzero sarà chiamato a esprimersi su tre oggetti: naturalizzazione agevolata, fondo per le strade nazionali e riforme dell’imposizione delle imprese
Gli stranieri di terza generazione che vivono in Svizzera e sono bene integrati devono potersi naturalizzare in modo agevolato. A tal fine è necessaria una modifica della Costituzione. Il decreto federale che concerne la naturalizzazione agevolata è stato approvato dal Parlamento e il Consiglio federale raccomanda di accettare la modifica. La procedura per ottenere il passaporto svizzero oggi è lunga e dispendiosa e questo vale anche per la terza generazione.
Nel 2008 la deputata socialista, Ada Marra, aveva lanciato l’iniziativa parlamentare “La Svizzera deve riconoscere i propri figli” e il risultato dei dibattiti parlamentari è una soluzione di compromesso. A decidere in materia di naturalizzazione agevolata è la Confederazione, ma i Cantoni possono pronunciarsi su ogni domanda. Anche in futuro non ci sarà una naturalizzazione automatica e l’aspirante dovrà fare domanda e soddisfare precisi criteri. Lo straniero, con permesso C, richiedente la cittadinanza deve essere nato in Svizzera, avervi frequentato la scuola almeno 5 anni e non avere più di 25 anni. Inoltre uno dei genitori deve avere abitato in Svizzera almeno 10 anni e uno dei nonni deve aver vissuto in Svizzera. Dunque, la semplificazione riguarda solo la procedura, mentre i requisiti di naturalizzazione restano invariati.
Il decreto federale trova d’accordo tutti i partiti ad eccezione dell’Unione democratica di centro (UDC) che vede nella legge “una svendita della nazionalità svizzera” e dichiara che “le agevolazioni devono riguardare solo le naturalizzazioni come nei matrimoni tra svizzeri e stranieri”. Ada Marra ribatte: “Non si tratta di svendite, perché le naturalizzazioni interesseranno pochi stranieri”. Secondo uno studio dell’Università di Ginevra, la cifra corrisponde a circa 2’200 persone l’anno. Dopo tre bocciature su progetti di naturalizzazione, la quarta sembra quella buona. Gli argomenti a favore possono ottenere la doppia maggioranza, secondo il primo sondaggio gfs.bern.
L’altro oggetto in votazione è il referendum sulla Riforma III dell’imposizione delle imprese. Molte imprese attive a livello internazionale hanno sede in Svizzera e usufruiscono di un’imposizione ridotta e versano 5 miliardi di franchi all’anno d’imposta sull’utile. Queste riduzioni non sono più compatibili con gli standard internazionali e devono essere abolite, anche per le pressioni giunte da UE, G20 e OCSE. Il rischio della riforma è che le imprese senza i vantaggi fiscali trasferiscano le loro sedi all’estero, ma le nuove misure rafforzerebbero la competitività della Svizzera e creerebbero un margine di manovra politico-finanziario per i Cantoni. Questa misura comporterà una riduzione delle entrate fiscali della Confederazione pari a 1.3 miliardi di franchi. Le aziende approfittano delle nuove misure se investono nella ricerca e nello sviluppo o realizzano utili da brevetti, mentre molti cantoni intendono ridurre le loro imposte sull’utile. La quota parte del gettito dell’imposta federale diretta che spetta ai cantoni sarà parzialmente compensata dalla Confederazione e passerà dal 17 al 21.2 per cento, 1.1 miliardi in più.
Contro la riforma, la sinistra ha lanciato il referendum. Il comitato referendario teme perdite fiscali pari a 2.7 miliardi di franchi, dalle quali risulterebbe una riduzione delle prestazioni e maggiori imposte per il ceto medio. La maggioranza borghese “ha superato ogni limite con i privilegi per le multinazionali e a pagare saranno i contribuenti”, critica il comitato e le perdite imporranno nuovi piani di risparmio a scapito dell’agricoltura, della ricerca e della formazione. “Si mette una toppa nel bilancio dei Cantoni e si apre un buco in quello della Confederazione”, ha criticato la legge il Partito socialista (PS). Consiglio federale e Parlamento raccomandano di accettare la legge sulla Riforma III dell’imposizione delle imprese, perché rafforza le aziende innovative, rende la Svizzera più attrattiva e va a benefico di tutte le imprese. Secondo il sondaggio di gfs.bern l’esito è incerto, nonostante i favorevoli siano in vantaggio.
Il terzo oggetto in votazione sarà il Decreto federale concernente la creazione di un fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (FOSTRA). Lo scopo è di garantire il finanziamento delle strade nazionali e dei progetti a favore del traffico d’agglomerato con un fondo a tempo indeterminato e sancito dalla Costituzione. Il sistema di trasporto in Svizzera è buono, ma la crescita del traffico aumenta, così come aumentano i problemi di capacità sulle strade nazionali, delle città e dell’agglomerato, che generano più costi per manutenzione ed esercizio. Ad alimentare il FOSTRA saranno le tasse sul traffico, nuove imposte sugli autoveicoli, un supplemento del 10 per cento dell’imposta sugli oli minerali, un aumento della benzina e del gasolio di 4 centesimi al litro, ma se necessario fino a 34 centesimi e dal 2020 una tassa sui veicoli elettrici. Nel complesso saranno a disposizione 3 miliardi di franchi l’anno.
La ministra dei trasporti, Doris Leuthard, ha argomentato che con questo strumento, si eliminerebbero gli imbuti e si manterrebbe una rete stradale efficiente. Il finanziamento del FOSTRA è equo ed ha basi solide e ampie. L’Associazione traffico e ambiente (ATA) guida la campagna degli oppositori e ritiene il decreto “un privilegio della rete nazionale” e teme che i 650 milioni mancanti vadano “a scapito di altri settori come i trasporti pubblici o ad altri compiti”. Inoltre il FOSTRA è un programma di ampliamento che riconduce il traffico dalle ferrovie alle strade e nuocerà al clima. Solo PS e Verdi si oppongono al decreto e secondo il sondaggio gfs.bern dalle urne si attende un sì alla creazione del fondo.
Gaetano Scopelliti