Il Nazionale approva la Riforma III della tassazione abolendo i privilegi fiscali. Il Partito socialista (PS) lancerà (forse) il referendum
L’obiettivo della riforma dell’imposizione delle imprese era mantenere competitiva la Svizzera da un punto di vista fiscale per le aziende e adeguarsi ai nuovi standard internazionali. Molte società straniere erano finite nel mirino dell’Unione Europea (UE) e dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OCSE) che hanno ritenuto una concorrenza sleale il sistema fiscale svizzero. A beneficiarne sono soprattutto le società holding e di domicilio estero. Il rischio e la paura di un esodo delle imprese e il pericolo per oltre 150.000 posti di lavoro erano grandi e il Consiglio nazionale, grazie a una maggiorana borghese, ha deciso di concedere alle imprese nuovi sgravi fiscali. La Riforma fiscale III sull’imposizione delle imprese è stata approvata con 138 voti contro 52 e ora torna al Consiglio degli stati per l’eliminazione di alcune divergenze. A opporsi il Partito socialista (PS) e i Verdi che temono perdite troppo alte per le casse statali.
La riforma prevede nuove deduzioni che dovrebbero convincere le imprese a rimanere in Svizzera, anche dopo l’abolizione degli attuali privilegi fiscali. Il pacchetto di misure fiscali approvato è costituito da: nuovi privilegi fiscali cantonali che consentono di separare i proventi da brevetti e licenze, i così detti “patent-box”, appropriate concessioni per i costi di ricerca e di sviluppo e l’introduzione dell’imposta sugli utili corretta degli interessi nozionali. Quest’ultima misura costerebbe alla Confederazione 266 milioni e per i cantoni sarebbe una deduzione facoltativa. Il Nazionale però non vuole concedere troppo ai cantoni rispetto al Consiglio degli stati e ha deciso di aumentare da 17% al 20.5% la parte rimanente ai cantoni dell’imposta federale diretta. Con la nuova quota cantonale, i cantoni dovrebbero ottenere maggiore libertà d’azione per ammortizzare le perdite fiscali che si creerebbero con l’abolizione dei privilegi fiscali, senza i quali c’è il rischio esodo all’estero delle aziende.
Il Nazionale ha invece escluso la misura che voleva l’abolizione della tassa di emissione sul capitale proprio e la Commissione dell’economia tratterà questo progetto in separata sede e cioè nell’ambito dell’abolizione di tutte le tasse di bollo. La riforma è senz’altro necessaria, ma avrà un effetto collaterale. I minori introiti nelle casse federali sono stimati a circa 1.22 miliardi di franchi, di 347 milioni superiori alla versione del Consiglio federale. Per i borghesi si tratta di perdite che la Confederazione può “tranquillamente sopportare”, mentre la sinistra ha tracciato la linea rossa a 500 milioni. Durante il dibattito ha esortato il Consiglio degli stati di “alleggerire l’avampogetto”, altrimenti il PS ricorrerà al referendum.