Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ritiene che sulla sua vicenda si sia “toccato il fondo”. Intanto per le elezioni europee, l’Europa è completamente assente nei dibattici politici italiani
Non è possibile prevedere se fra qualche giorno la politica gossip cederà di nuovo il passo alla politica – o quanto meno ad una sua parvenza – o se invece continuerà a dominare la scena, magari con nuovi filoni e nuovi picchi. Una cosa è certa ed è che si è “toccato il fondo”.
Ormai la situazione e i suoi contorni sono talmente chiari che il succo della vicenda è la seguente: da una semplice visita ad una famiglia conosciuta da lunga data e che festeggiava il compleanno della figlia diciottenne è venuto fuori il finimondo.
Interviste, riferimenti a rapporti compromettenti, per giunta con minorenne, accuse di immoralità: il tutto con il metodo delle allusioni, del lasciar intendere che dietro i fatti non c’è la semplicità dei fatti stessi, ma il tentativo di coprire un mondo di mostruosità.
Intendiamoci, che ad un premier si richieda più compostezza e più ruolo istituzionale siamo i primi a sostenerlo, ma che lo si accusi finanche di essere un tipo gioviale e con il gusto della battuta e di piacere, ci sembra francamente troppo.
A ben vedere, al di sotto della politica gossip dei giorni scorsi c’è il solito metodo che si basa sull’odio per l’avversario, sul tentativo di creare un mostro per attaccarlo e delegittimarlo.
Questo metodo, tipico di una certa corrente ideologica che ha fatto il suo tempo perché sconfitta dalla storia, è il filo conduttore dell’attuale opposizione anche quando questa era maggioranza.Visto che più che di politica si è trattato di gossip, ripercorriamo anche noi per sommi capi la vicenda che, come detto, nasce da una visita del premier ad una famiglia di Portici, conosciuta molti anni prima, la quale stava festeggiando il compleanno della figlia diciottenne che chiama il premier “papi” e che da lui riceve in regalo un collier.
Sarebbe bastato andare a fare un’intervista alla ragazza e alla famiglia per accertare la verità e invece inizia la trama delle allusioni che, distillate un po’ alla volta, mirano a dire agli italiani: “Fareste educare i vostri figli da Berlusconi?”, con l’ovvia e implicita allusione al cattivo esempio e con l’ovvia risposta negativa.
Vero è che la moglie del premier è stata colei che ha offerto pubblicamente l’esca, ma è altrettanto vero, come detto, che bastava una semplice e veloce indagine, che evidentemente non interessava a nessuno in quanto l’interesse era tutt’altro: screditare il presidente del Consiglio.
Dietro questo tentativo dei partiti o dei giornali associati di screditare il premier c’erano e ci sono vari obiettivi, il primo dei quali è di presentarlo sotto una cattiva luce, appunto, per additarlo agli occhi dell’opinione pubblica come mostro di cui, ovviamente, vergognarsi.
Il secondo, legato al primo, è di presentarlo sotto questa luce negativa anche alla stampa estera attraverso vari canali collaudati: giornalisti che lavorano anche per le testate estere o che attingono notizie da fonti italiane o anche attraverso i contatti dei parlamentari europei o scrittori di fama internazionale.
Ancora una volta l’obiettivo è screditare il premier per accreditare l’idea di un Paese governato da una persona indegna.
Così facendo, però, non si mira a screditare soltanto il presidente del Consiglio, ma l’intero Paese, perché Berlusconi intanto è presidente del Consiglio in quanto è stato votato da una maggioranza – e da una maggioranza schiacciante – del popolo italiano.
Così facendo, ancora, gli autori del discredito mostrano di avere un ben strano concetto della democrazia: quando il popolo vota me, è il popolo progressista, quando vota il mio avversario, considerato nemico, è un popolo di deficienti.
Il terzo obiettivo è quello di dire: lui (e la sua parte politica) è impresentabile, noi siamo le persone perbene, serie, che offriamo un’alternativa valida. Quest’ultimo obiettivo è accettabile e legittimo, ma ciò che lo rende antipatico è quando non si basa su proposte politiche alternative, ma su fatti alterati.
L’impressione generalizzata, dunque, è che non riuscendo ad offrire una diversa visione, per una serie di motivi quali le divisioni interne, programmatiche e personalistiche, si ricorra a questi mezzucci che alla fine risultano essere deleteri non solo per l’uomo presidente del Consiglio, ma per l’Italia e per la stessa opposizione che in tal modo confessa la sua pochezza.
Se, infatti, l’indice di gradimento del premier è alto, un motivo ci deve pur essere, ed è che ha risolto l’emergenza immondizia in Campania, anche se sicuramente la magistratura e varie amministrazioni faranno di tutto per mettere sotto accusa non chi aveva provocato quella situazione ma chi l’ha risolta; ha affrontato il dramma del sisma in Abruzzo con tempestività ed efficacia, assicurando la presenza dello Stato tra i cittadini colpiti.
Ci fermiamo qui, perché non intendiamo affatto fare panegirici, ma solo spiegare certi corsi e ricorsi storici, per cui erano mostri e pericolosi per la democrazia De Gasperi, poi Andreotti, poi Fanfani, poi Craxi e infine Berlusconi, guarda caso tutta gente che ha ostacolato la “gioiosa macchina da guerra” di chi si è sempre dato la patente di superiorità morale e politica, fortemente declamata ma in realtà inesistente.
Se quanto detto in sintesi è vero, prendere qualche voto in più alle europee a queste condizioni è una ben magra consolazione perché si riduce un Paese ad un pollaio dove i polli si beccano senza sapere che finiranno prima o poi tutti sulla tavola di chi li mangia, cioè un Paese dove prevale l’assenza di regole civili e di rispetto dell’avversario.
A proposito di elezioni europee: nei dibattiti degli ultimi giorni non è venuta fuori nessuna, nessunissima idea seria, da parte di nessuno, né da sinistra e né da destra, solo slogan generici, detti e ripetuti da vent’anni a questa parte, vuoti, buoni solo per salvare la faccia. L’Europa è ridotta ad un alibi per uno scontro tutto e solo provinciale.