Secondo le rivelazioni del britannico Guardian gli Usa ascoltavano le conversazioni di Angela Merkel dal 2002
Le rivelazioni del Guardian, secondo cui almeno “35 leader mondiali” sono stati spiati dalla National Security Agency, è stato un duro colpo per gli Usa e per il presidente Barack Obama. Da quel che è noto, sono stati messi sotto controllo i telefonini di Angela Merkel e di François Hollande, ma sicuramente anche dei leader italiani, da Berlusconi a Monti e a Letta stesso. Tra i 35 leader figurano sicuramente quelli di Paesi dell’America Latina, dal Brasile all’Argentina. Anche se non è certo, nella lista potrebbero esserci i leader russo, cinese e tanti altri. Una cosa è certa: non si spiano i telefonini dei leader che non contano e che non avrebbero potuto essere utili agli Usa. Dunque, basta fare un po’ di calcoli e l’identità dei 35 è presto rivelata.
L’imbarazzo di Obama è grande. Bisogna dire che al di là del ruolo giocato dagli Usa negli anni addietro, la politica di Obama già all’indomani della sua elezione è stata quella di rinunciare al carattere imperialista del ruolo dell’America nel mondo, di aprire al dialogo e alla pace e di inaugurare una nuova epoca basata sul progresso e sulla sua estensione. Si può dire tutto quello che si vuole sui vuoti creati da Obama e riempiti volta per volta dalla Russia (Medio Oriente) e dalla Cina (Pacifico e in Africa), ma non si può negare che la forza del dialogo alla lunga paga più di quella delle armi. Che poi Obama in Medio Oriente e in Nord Africa abbia fatto sbagli enormi a fomentare illusioni di democrazia là dove non c’è mai stata e difficilmente ci sarà nei prossimi cinquant’anni, anche questo è vero, ma ciò non inficia la validità di un messaggio di pace al mondo, anche se c’è chi non lo vuole raccogliere.
Vogliamo dire che la rivelazione dello spionaggio elettronico fa fare a lui e agli Usa una brutta figura. Al limite, spiare gli avversari ci starebbe pure, ma spiare gli alleati ed amici è un affronto imperdonabile. Non sappiamo quale sia il fondamento della tesi, ma tempo fa Paolo Guzzanti aveva messo in rilievo il fatto che dietro i giudizi negativi della stampa internazionale e dei leader di importanti Paesi contro Berlusconi ci fosse l’America, allarmata dalla politica energetica dell’Italia di allora che privilegiava il gas russo. Ora, è innegabile che dietro scelte di politica energetica ci siano grossi interessi e che gli Usa erano preoccupati.
Angela Merkel ha telefonato ad Obama manifestandogli il suo sdegno per “un’attività inaccettabile” non solo per lei, ma anche per tutti i tedeschi. Analogo atteggiamento di forte disappunto è stato manifestato da François Hollande. Il presidente del Consiglio Italiano, Enrico Letta, è stato molto più prudente. Ha dichiarato: “Dobbiamo fare tutte le verifiche e vogliamo tutta la verità, non è minimamente concepibile e accettabile che ci sia attività di spionaggio di questo tipo”. Angela Merkel ha convocato l’ambasciatore americano, François Hollande era su tutte le furie, anche se ufficialmente hanno scelto una dichiarazione non di rottura. Il presidente del Parlamento europeo, comunque, ha minacciato di rivedere gli accordi di libero scambio.
Il fatto è che da una parte l’Italia non è in grado di dimostrare con prove elettroniche che spionaggio ci sia stato, anche se di fatto si sa benissimo che c’è stato, dall’altra Letta era reduce da un incontro con Obama a Washington. Dopo di che, bisogna dire che l’Italia, al di là di quello che dice il presidente del Consiglio di turno, non ha mai contato gran che sul piano internazionale. Ma queste considerazioni a parte, resta lo sconcerto della violazione dei telefonini di leader mondiali che dovrebbero poter telefonare senza essere ascoltati e invece vengono spiati. Non è solo un fatto di fair-play, è una questione di grandi interessi economici oltre che di democrazia.
Come si fa, infatti, a rimproverare la Cina per i diritti umani negati e per la democrazia calpestata se poi chi critica fa di peggio? Qui, evidentemente, si allude ai diritti violati di milioni di semplici cittadini. Va bene la sicurezza nazionale e l’ascolto delle conversazioni nella speranza di scoprire e di prevenire attentati, ma certamente spiando i telefonini dei capi di governo non si può certo giustificarlo in nome del terrorismo.
Una brutta pagina, un brutto colpo alla credibilità degli Usa e del suo presidente, ma soprattutto una brutta storia che fa capire come è facile usare informazioni non certamente a fin di bene, ma per condizionare, tanto per usare un eufemismo, personaggi e interi Stati.