Secondo recenti studi si potrà realizzare anche un vaccino preventivo
Non solo un rimedio per curare i sintomi ma anche un vaccino per prevenire la malattia, come oggi si fa con la banale influenza: è quanto promettono gli scienziati della Flinders University di Adelaide, in Australia, che con la collaborazione di altri due istituti americani hanno messo a punto la formula del vaccino che agisce sulle proteine ‘anormali’ che impediscono la trasmissione degli impulsi nervosi nel cervello e fanno scattare il morbo di Alzheimer.
Si tratta di due famiglie di proteine: a-beta e tau. Le loro molecole sono formate da catene di amioacidi, come tutte le proteine; al rompersi di queste catene si interrompe la trasmissione di dati ai neuroni vicini. Il vaccino realizzato dagli scienziati australiani guidati da Nikolai Petrovsky, permette che il sistema immunitario produca anticorpi in grado di espellere le proteine degradate. Diversa l’azione del vaccino sulle due proteine: sulle a-beta va somministrato prima che inizino a scomporsi, perché una volta che la malattia si manifesta non avrebbe un buon funzionamento. Sulle tau invece il vaccino è più efficace e si può invertire lo sviluppo della malattia anche quando si è già sviluppata.
“I vaccini studiati fin’ora non sono abbastanza forti inducono i giusti anticorpi ma a livelli troppo bassi. Adesso abbiamo potuto creare gli stessi anticorpi ma a livelli fino a mille volte più alti”, scrive lo scienziato sulla rivista Nature’s Scientific Reports. E la nuova tecnologia sarebbe così efficace da riuscire a far realizzare un vaccino preventivo in grado di debellare la demenza somministrandolo a tutti intorno ai 50 anni e immunizzandoli contro la malattia.
L’inizio delle sperimentazioni sull’uomo è previsto fra due anni circa in maniera che il vaccino possa essere pronto prima del prossimo quinquennio. L’Alzheimer, che fino ad adesso non conosce cura, è la causa più comune di demenza senile, fenomeno che colpisce circa sette milioni di persone ogni anno; si tratta nella maggioranza dei casi di over 65 ma una piccola percentuale (4%-5%) è composta di persone più giovani.