Mentre affrontavamo un caldo weekend, chi al fresco nelle piscine affollate, chi sul lago, chi a frescheggiare nelle passeggiate in montagna, sul fronte della guerra russa succedeva qualcosa di inaspettato. Una marcia imprevista si è incamminata dall’Ucraina alla volta della regione di Mosca, è il temutissimo gruppo Wagner, creatura putiniana che sembra volersi ribellare al “padrone”, non a caso la milizia è conosciuta anche come “legione segreta di Putin”. Formata in Russia nel 2014 e impiegata nella guerra in Donbass, poi in Libia, Siria, Mali, con un’ascesa in Africa senza sosta, il gruppo Wagner ha tentato il colpo di stato, guidato da Evgenij Prigozhin, da tempo nelle grazie di Putin, oltre che suo cuoco personale per le occasioni speciali.
Ma le cose sembrano essere cambiate improvvisamente questo fine settimana appena trascorso, quando i mercenari della Wagner hanno deciso di muoversi contro Mosca, da dove si sono sollevati duri appelli da parte dello “zar” Putin che descrive la mossa come “una pugnalata alle spalle” per la Russia e promette severe punizioni per i ribelli. Ad un certo punto però l’avanzata della Wagner si arresta, la milizia cambia idea e, a 200 km da Mosca, fa dietro front, rinunciando all’impresa per “evitare bagno di sangue russo”, afferma l’ormai ex chef preferito di Putin, Prigozhin. Pare che sia stato fondamentale l’intervento di mediazione del presidente bielorusso Lukashenko, che parlando direttamente al capo del gruppo Wagner ha chiesto di fermare l’avanzata dei mercenari e di allentare la tensione.
Nel frattempo il mondo non sta a guardare, soprattutto gli USA, con il presidente americano Joe Biden che ha chiesto immediatamente un confronto con il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz e il primo ministro britannico Sunak, per discutere della situazione in Russia e affermare il loro “incrollabile sostegno” all’Ucraina.
Nel frattempo, improvvisamente come era iniziato, altrettanto improvvisamente si è concluso il tentato golpe del gruppo Wagner.
Il lunedì dopo questi eventi siamo tutti sconcertati per quello che sarebbe potuto succedere, ma soprattutto pieni di interrogativi sulla vicenda rimasti inspiegabili.
Che fine ha fatto (o farà) Prigozhin, il capo ribelle che ha accennato al colpo di stato contro Putin?
Anche di Putin mancano notizie certe sulla sua posizione, da dove ha assistito a questa ribellione e dove si trova adesso, ad allarme rientrato, mentre ancora la guerra in Ucraina è in atto? E come mai proprio l’Ucraina non ha approfittato del delicato momento di crisi interna della Russia per portare avanti il suo contrattacco?
Ma anche, come mai l’Italia – tra i grandi del G7 – non viene presa in considerazione dagli USA, che difronte ad una situazione delicata come questa “crisi interna” della nazione che detiene più testate nucleari di qualsiasi altro Paese al mondo – e quindi è bene non sottovalutare -, viene letteralmente esclusa?
C’è chi parla di una farsa, che, secondo un non ben chiaro motivo, sarebbe tutto stato architettato da Putin e Prigozhin, ma sono più le cose che non si capiscono di ciò che è accaduto e sta accadendo, di quelle chiare.
Forse, se possiamo avanzare alcune certezze, le uniche che in questo momento sembrano davvero chiare sono proprio l’indebolimento di Putin, che diventa evidente dal tentato ammutinamento della Wagner, anche se fallito, come ha evidenziato l’Istituto per lo studio della guerra (Isw); e allo stesso modo, ci mette davanti l’attuale posizione veramente ai margini della politica internazionale dell’Italia, che tra i grandi del G7 è stata letteralmente esclusa da una comunicazione così importante di una crisi internazionale di tale portata.
E la guerra continua…
Redazione La Pagina