Dopo quelli Usa in Europa e nel Pacifico
Come certamente i lettori ricorderanno, da qualche anno gli Usa stanno realizzando uno scudo missilistico puntato verso Sud, in particolare verso l’Iran. I paesi interessati ad ospitare radar ed intercettori sono anche la Polonia e la Repubblica Ceca, che già qualche anno fa hanno dato il loro consenso. Come si sa, questi due Paesi hanno subìto per decenni, dalla fine della seconda guerra mondiale alla fine degli anni Ottanta l’influenza dell’allora Urss. Anzi, più che influenza, erano veri e propri satelliti dell’impero sovietico. La Cecoslovacchia fu invasa nel 1968, in seguito alla cosiddetta Primavera di Praga, e ridotta a Stato vassallo di Mosca, esattamente come era successo all’Ungheria nel 1956 e come sarebbe poi successo negli anni Ottanta alla Polonia, con il generale Jaruzelski che, per evitare l’invasione militare, fu costretto a instaurare il coprifuoco. Insomma, i satelliti dell’Urss cominciarono a reagire, Polonia in testa, grazie all’influenza del Papa polacco, quando l’impero si sgretolò nel 1989 per crollare definitivamente nel 1991.
Abbiamo richiamato questi fatti storici sia per dire che la Russia mal ha sopportato la nascita di Stati nazionali che prima erano suoi alleati, sia per notare come l’esperienza fatta proprio da questi Stati ha insegnato loro a non fidarsi di Mosca, essendo più sicuri sotto l’ombrello degli Usa e della Nato. Gli Usa, d’altra parte, hanno cercato di coinvolgere la Russia nel progetto di scudo missilistico, sia assicurando che gli occhi dei radar erano rivolti verso l’Iran, sia offrendo sicurezza a tutti, ma la Russia non ha mai accettato e lo ha sempre detto. Fermiamoci qui, per un istante, per ricordare ciò che abbiamo riferito nei mesi scorsi e anche recentemente, quando abbiamo parlato degli interessi americani che si sono spostati dall’Europa (si ricordino le basi Usa in Italia, in Germania e in Belgio durante il periodo della guerra fredda, ora in parte smantellate con riduzione del numero dei militari) al Pacifico, attorno al quale Obama aveva notato che si affacciano i Paesi che formano la maggior parte dell’economia del mondo, dagli Usa al Giappone, dalla Cina all’Australia, dal Brasile all’Indonesia. Ebbene, il presidente degli Usa, consapevole del valore strategico del Pacifico, ha spostato basi e radar e continuerà a farlo proprio in Giappone, in Australia e nella Corea del Sud. E’ chiaro che non è solo per ragioni economiche – che non sono l’ultimo dei motivi – ma anche e soprattutto per motivi militari, perché gli Usa vogliono tenere a bada la Cina, potenza emergente in via di sviluppo e che in futuro è destinata ad essere una delle due o tre grandi potenze del mondo.
Ecco, se abbiamo descritto bene la posta in gioco, si capisce come la Russia, che non intende rinunciare al suo ruolo di principale potenza del pianeta, voglia anch’essa dotarsi di uno scudo spaziale che poggia su 6 cacciatorpediniere nucleari dislocate in acque internazionali. Lasciamo da parte i dati tecnici, cioè come si articola tecnicamente e tecnologicamente lo scudo, che sarà pronto entro il 2017, ciò che conta notare è che la Russia si sia decisa a fare questo passo sia perché, come dice il proverbio, dai nemici mi guardi Iddio, dagli amici mi guardo io, sia perché gli interessi di Usa e Russia non coincidono. Infatti, in primo luogo, come i missili sono puntati verso l’Iran, così, dice Mosca, potrebbero essere puntati verso Nord, cioè verso la Russia. In secondo luogo, c’è che l’Iran è nemico degli Usa, ma non di Mosca, quindi la Russia non può accettate che si puntino radar e missili contro i suoi alleati. Si dirà che lo scudo americano è difensivo, non offensivo, cioè verrà usato solo se attaccati, non per attaccare, però le cose cambiano poco. Infatti, passare dalla difesa all’attacco non ci vuole molto, e poi non si può chiedere a Mosca di rinunciare ai suoi interessi economico-commerciali per favorire solo quelli americani.
Di qui, dunque la decisione di Mosca, e ognuno può facilmente capire che il pianeta – la stessa cosa la sta facendo la Cina – sta diventando, con la scusa della difesa, una rete di scudi che, se occorre, si possono trasformare da difensivi in offensivi.