Ancora nessuna traccia di Alessia e Livia, le gemelline figlie di Irina Lucidi e di Matthias Shepp.
Gli inquirenti svizzeri, insieme a quelli italiani e francesi, si trovano di fronte ad una lettera scritta dall’ingegnere canadese, residente a Saint-Sulspice, alla moglie separata, Irina,(nella quale dice che “riposano in pace” e che “non hanno sofferto”; si fanno i conti con la sparizione dei loro corpi, non ancora ritrovati.
Dopo il suicidio di Matthias, buttatosi sotto un treno in corsa la sera del 3 febbraio a Cerignola, le ricerche si sono concentrate in Corsica, seguendo un itinerario raffigurante i momenti e i luoghi più belli della famiglia una volta unita. Le ricerche non hanno dato nessun esito.
Col passare dei giorni, nella polizia elvetica si è fatta strada l’ipotesi secondo cui le gemelline, viste per l’ultima volta a Saint-Sulspice domenica 30 gennaio alle ore 13 e 30, non avrebbero mai lasciato la Svizzera.
Il fatto che Matthias, imbarcandosi la sera del primo febbraio per Propriano (Corsica), abbia acquistato 3 biglietti e il fatto che ritornando abbia comprato un solo biglietto, può essere benissimo stato un depistaggio studiato a tavolino.
È vero che varie persone hanno testimoniato di aver visto le gemelline, ma è ben possibile che si tratti di testimonianze troppo generiche e confuse per essere vere. Tra l’altro, qualcuno ha anche parlato di una donna, vista insieme all’uomo e alle due bambine.
Secondo alcuni psichiatri, chi è in preda ad un’ansia di distruzione ammazza prima i familiari e poi se stesso a breve distanza.
Siccome lui si è ucciso dopo tre giorni e dopo un lungo viaggio da Saint-Sulspice a Cerignola, passando per Marsiglia, la Corsica, Tolone, la Costiera Amalfitana e poi a Cerignola, questa distanza temporale e spaziale farebbe pensare che Matthias abbia affidato in custodia a qualcuno le sue figliolette.
Ma ci sono anche altri psichiatri che non credono a quest’ipotesi, in primo luogo perché a distanza ormai di oltre un mese le bambine sarebbero dovute spuntare fuori, in secondo luogo perché lo stesso Matthias scrive che “non hanno sofferto” e che “riposano in pace”; in terzo luogo perché questo macabro proposito è annunciato dal suo primo ed unico testamento scritto il 27 gennaio, nel quale affida alle gemelline i suoi averi, assegnandoli in parti uguali a sua sorelle e a suo fratello nel caso in cui le bambine “non ci fossero più”.
Tutto, insomma, lascia pensare che i corpi siano stati ben nascosti, anche se tutti quelli che lo pensano sarebbero ben felici di essere smentiti. Il ritrovamento del microchip del navigatore forse aggiungerà qualche dettaglio al percorso fatto da Matthias, ma difficilmente ci sarà qualche elemento concreto, ammesso che il microchip non sia stato danneggiato.