Primi risultati dell’indagine sulle famiglie e sulle generazioni 2013
Quasi due terzi (63%) delle donne e degli uomini fra i 20 e i 29 anni senza figli ne desiderano due. Per un quarto (28%) di loro l’ideale sarebbe avere tre o più figli. Chi più spesso rimane senza, sono le donne con un titolo di grado terziario (30%). Dagli anni ’90 a questa parte, l’accettazione delle madri che partecipano alla vita lavorativa è nettamente aumentata. Questo è quanto emerge dai primi risultati dell’indagine sulle famiglie e sulle generazioni 2013 dell’Ufficio federale di statistica (UST). Per quanto riguarda il numero di figli, tra desiderio e realtà intercorre un gran divario. Il 20% delle donne fra i 50 e i 59 anni non ha figli e il 16% ne ha uno solo. Quote nettamente superiori di quanto non si supponga, alla luce dei desideri delle donne che oggi hanno tra i 20 e i 29 anni. Solo il 6% di loro non vuole figli e non più del 3% ne vuole uno solo. Sebbene i desideri delle giovani donne non si possano paragonare direttamente al numero di figli nati dalle donne oggi più anziane, la differenza salta all’occhio.
Le laureate hanno maggiori probabilità di non avere figli
Il 30% delle donne con un titolo di grado terziario (università, scuola universitaria professionale, alta scuola pedagogica o scuola specializzata superiore) rimane senza figli. Fra le donne il cui grado di formazione più elevato è il secondario II, la quota di quelle senza figli è del 17% e fra quelle senza formazione post-obbligatoria scende al 13%. Per quanto riguarda il numero di figli desiderati dalle giovani donne, invece, non si riscontra alcuna relazione con il grado di formazione. Da ciò si deduce che le condizioni di vita a cui sono esposte le donne con grado di formazione terziario spesso non consentono di realizzare la famiglia desiderata.
Attività professionale di madri di figli in età prescolare
Dalla rilevazione sulle famiglie del 1994/95, l’atteggiamento della popolazione nei confronti delle forme di convivenza familiare si è decisamente trasformato. Questo cambiamento è palese, ad esempio, alla domanda se un bambino in età prescolare soffra se la propria madre lavora. Se nel 1994/95 ancora sei uomini su dieci (61%) ritenevano che un figlio in età prescolare soffrisse se la madre lavora, nel 2013 la quota è calata a quattro uomini su dieci (44%). La percentuale di donne favorevoli a questa affermazione è passata da circa la metà (49%) a un terzo. Proprio come allora, anche oggi gli uomini hanno, rispetto alle donne, un atteggiamento più scettico nei confronti delle madri di figli piccoli che lavorano.
Grande solidarietà fra le generazioni in Ticino
Le opinioni sulla solidarietà generazionale cambiano secondo la regione linguistica. In Svizzera tedesca la percentuale di persone che ritengono che i genitori debbano aiutare i propri figli adulti e i figli adulti i propri genitori in caso di difficoltà finanziarie è minima (rispettivamente 57 e 54%). Lo stesso dicasi della percentuale di accordo circa l’affermazione che i figli adulti debbano occuparsi dei genitori quando non sono più in grado di vivere soli, che fra gli Svizzeri tedeschi si attesta al 27%.
La maggiore solidarietà intergenerazionale si osserva nella Svizzera italiana, dove il 72% degli intervistati ritiene giusto che i genitori aiutino i figli e addirittura il 78% che i figli adulti aiutino i genitori in caso di difficoltà economiche. Il 49% delle persone che vivono nella regione linguistica italiana sostiene che i figli debbano occuparsi dei propri genitori quando non sono più in grado di vivere da soli. La Svizzera francese, con rispettivamente il 63% (sostegno economico ai figli adulti), il 61% (sostegno economico ai genitori) e il 36% (accoglienza dei genitori da parte dei figli) si posizionano tra la Svizzera tedesca e il Ticino in tutte e tre le affermazioni.
Custodia dei figli al di fuori della famiglia
Complessivamente in Svizzera circa sette economie domestiche su dieci con figli di meno di 13 anni si avvalgono di una forma di custodia dei figli complementare alla famiglia (68%). La maggioranza dei genitori ricorre a una custodia non retribuita, ossia affida i propri figli a parenti, in particolare ai nonni, o a conoscenti: il 27% di questi si avvale solo di una custodia gratuita e il 20% utilizza anche l’offerta a pagamento. Circa un quinto delle economie domestiche (21%) ricorre esclusivamente a custodia complementare alla famiglia, ovvero ad esempio all’asilo nido, alla custodia parascolastica e alla scuola o asilo a tempo continuato o a famiglie diurne.
Nelle grandi città sei economie domestiche su dieci affidano i figli a una custodia a pagamento
Nelle sei grandi città Zurigo, Ginevra, Basilea, Losanna, Berna e Winterthur quasi un terzo delle economie domestiche ricorrono esclusivamente a offerte di custodia dei figli a pagamento (32%) oppure sia a offerte a pagamento che gratuite (31%). Con il 21% nelle altre aree urbane e il 15% in quelle rurali, le quote per la custodia unicamente pagata e quella per la custodia sia pagata che non (19%) sono nettamente più basse. Nelle grandi città la percentuale di economie domestiche che non ricorrono per nulla a custodia complementare alla famiglia è decisamente inferiore (22%) che nelle altre zone urbane (36%) e nelle regioni rurali (34%).
UST