A seguito dell’incendio scoppiato una settimana fa a Prato in una ditta tessile, in cui sono morte 7 persone e due sono state ricoverate in ospedale, abbiamo scoperto che nel 2013 in Italia esiste ancora la schiavitù, nonostante in realtà da noi sia stata abolita da secoli.
Infatti che cosa è se non essere schiavi vivere e lavorare in quei capannoni per tante ore, dormire in quei loculi e soprattutto non avere diritti di nessun genere? Poi finire la vita bruciati perché non ci sono vie di fuga, non c’è niente: solo sbarre alle finestre! Questa situazione non è tollerabile in un paese che si dice civile! Esiste la prevenzione degli infortuni sul luogo di lavoro, esistono i diritti dei lavoratori, va salvaguardata la salute delle persone, va garantita la sicurezza dei luoghi di lavoro. Le leggi ci sono, ma se non si fanno rispettare a che servono?
Sembra che siano stati individuati il titolare e tre gestori tutti cinesi, ma non sono stati rintracciati. Sono accusati di omicidio plurimo colposo, disastro colposo, omissione di norme di sicurezza e sfruttamento di mano d’opera clandestina. Il ministro Giovannini, come riferisce Il Fatto quotidiano (www.ilfattoquotidiano.it) del 4 dicembre, ha parlato di “condizione di insostenibile e illegale sfruttamento”, ha riferito che lo scorso anno sono stati fatti nella provincia di Prato 1571 controlli e ha lamentato scarsità di risorse per le ispezioni. Repubblica del 3 dicembre (www.repubblica.it) riferisce che il sindaco di Prato Roberto Cenni ha detto di aver “alzato il velo su questa vergogna 4 anni fa” e ha parlato di “sistema organizzato di illegalità” e che Valeria Fedeli del Pd, vicepresidente del Senato, ha detto tra l’altro di agire subito contro il lavoro nero.
Insomma di che si tratta?
Parliamo anche di economia: sembra che circa il 50% delle ditte tessili della zona siano state acquisite da cinesi perché i proprietari non riuscivano ad andare avanti. Sembra che attualmente siano circa 5000! Certo che se si sfruttassero i lavoratori si riuscirebbe a produrre a costi stracciati…., ma questo andrebbe contro le leggi sul lavoro che vigono in Italia e devono essere rispettate! Che fine fanno i lavoratori “regolari” se si trova chi lavora per pochissimo? Vanno tutti a casa e le ditte chiudono! Non sarebbe meglio stabilire dei minimi salariali sotto cui non si può andare? Non sarebbe meglio imporre oltre la chiusura immediata anche multe salate a chi non rispetta le leggi sul lavoro? Si dovrebbe andare fino in fondo……
Una notevole responsabilità morale non ce l’hanno anche quelle ditte che fanno affari con loro? Infatti Il Giornale del 4 dicembre a firma di Nino Matera (www.ilgiornale.it) riferisce che da queste ditte “grandi griffe della moda comprano a poco e rivendono a tanto”, che c’è interesse anche della Unione industriali di Prato e sintetizza dicendo che le ditte dei cinesi “sono libere di operare con modalità che se fossero seguite da italiani andrebbero in carcere”. Inoltre il Giornale riferisce anche che la ditta di Prato in questione “Teresa moda” è stata multata più volte e anche chiusa per riciclaggio di denaro sporco. Adesso però era aperta e in funzione! Evidentemente c’è qualcosa che sfugge in questa vicenda e che dovrebbe essere approfondito da chi di dovere. Sono urgenti misure più drastiche e severe da parte dello stato e della politica che a volte sembra non vedere. Sembra infatti che Prato sia uno dei tanti luoghi dove in Italia vive e prospera questa economia sommersa e illegale.
Noi possiamo solo esprimere lo sconforto di molti che vedono l’economia italiana soffrire per queste situazioni assurde di privilegio, incuranti delle leggi vigenti, e tanti schiavi al lavoro anche da noi. Concludo ricordando il film “Gomorra” tratto dal libro di Saviano e con negli occhi la scena del sarto Pasquale che collabora con i cinesi.
Chi permette tutto questo?
Antonia Pichi