Dopo la scoperta del cadavere mummificato di Elisa Claps nell’intercapedine del sottotetto al quarto piano della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, gli esperti si sono messi al lavoro, tanto che il capo della Polizia, Antonio Manganelli, ha dichiarato che “presto avremo delle novità”.
In seguito alla vicenda di Elisa, è tornata d’attualità la storia, altrettanto tragica, di Cristina Golinucci, svanita nel nulla alle ore 14 del primo settembre del 1992.
Prima i fatti. Cristina, 22 anni, a quell’ora e in quel giorno esce di casa, a Ronta di Cesena, dicendo che doveva incontrare don Lino, il padre superiore del convento dei Cappuccini di Cesena per consegnargli la relazione sul campo per ragazzi che aveva gestito. Don Lino era anche il suo confessore.
La ragazza sale sulla sua cinquecento azzurra e parte. Da quel momento nessuno l’ha più vista. Al convento la ragazza ci è arrivata, per lo meno ha parcheggiato la sua auto, ma di lei nessuna traccia, né allora, né ora. La madre non si dà pace e il ritrovamento di Elisa le ha dato coraggio nella ricerca, tuttora avvolta nel buio.
Don Lino, a suo tempo, affermò che Cristina lui quel giorno non la vide. Alcuni amici di Cristina, qualche giorno dopo la sua scomparsa, andarono al convento con un cane per cercarla, ma don Lino non li fece entrare. A questo punto è la madre di Cristina, Marisa, che fornisce le notizie sull’accaduto e sulle sue iniziative per riaprire il caso, 18 anni dopo.
Il suo racconto parte da una telefonata che ha fatto alla madre di Elisa, per dirle che vorrebbe essere al suo posto, perché almeno lei ora ha una tomba su cui pregare.
Anche lei, come la madre di Elisa, fa parte dell’associazione che si occupa delle persone scomparse, dunque le due donne si conoscono, si sono fatte coraggio a vicenda e si sono scambiate informazioni nel corso di tutti questi anni.
Due anni dopo la scomparsa di Cristina, sulla collina presso il convento fu violentata una donna. Ad essere arrestato fu un senegalese, Emanuel Boke, muratore, ospite del convento. Non abbiamo dettagli, presumiamo che il giovane sia stato condannato, ma dopo quattro anni di carcere, esce di prigione e lascia l’Italia.
La madre di Cristina fa notare che il giovane senegalese quando sparì la figlia, si trovava già al convento. Solo nel 1997 la procura ordina una perquisizione nel luogo. Vengono esaminate la Cripta, le cantine, i pozzi, la cisterna. Intervengono i sommozzatori, ma della ragazza non v’è traccia. Poi, più nulla, la ragazza non si trova, malgrado le indagini siano proseguite.
Per Elisa la svolta c’è stata a causa di un’infiltrazione d’acqua, per Cristina, forse, è proprio il caso dell’altra ragazza a far ritornare una speranza di verità. Dieci giorni fa la madre, insieme all’avvocato e ad un geologo, si è presentata di nuovo al convento ed ha chiesto l’autorizzazione a fare delle ricerche, ma il nuovo padre superiore – don Lino nel frattempo è morto – non li ha fatti entrare, ha chiesto un provvedimento giudiziario.
La madre pensa che come Elisa è stata ritrovata nel luogo dove aveva detto di andare, così avrebbe potuto essere per Cristina, tanto che il geologo si era portato il georadar, lo strumento che segnala disconnessioni nel terreno.
In effetti, solo la magistratura può riaprire il caso, alla luce delle nuove apparecchiature di cui si sono dotati gli inquirenti, apparecchiature che riescono a vedere tracce che l’occhio nudo non vede e che esistono malgrado siano state contaminate dalle condizioni atmosferiche. È questa la speranza di Marisa Golinucci, madre di Cristina, una ragazza che sicuramente si è imbattuta in persone poco raccomandabili. Escludendo i religiosi, un indiziato è il senegalese, ormai uccel di bosco.
La stampa ha notato che a Gambettola, vicino Cesena, è andato a vivere un giovane albanese che pare sia stato visto nei dintorni della chiesa dove sparì Elisa, a Potenza, e in Emilia Romagna sono andati a vivere, ma in località diverse, Stefano Restivo e Eliana, coloro che per ultimi videro Elisa viva. Sono certamente coincidenze. Di questi, l’unico ad essere sospettato sia per Elisa che per Heather Barnett, la donna inglese 48enne trovata violentata e pugnalata in casa, è Stefano Restivo, che dopo il carcere e la liberazione per il caso Elisa, è andato a vivere in Inghilterra, dove si è sposato e dove abita, vicino di casa della povera Heather. Tutti, però, a parte il senegalese a sua volta sparito, si dicono innocenti. Ci vorrà un po’ di tempo ancora, ma uno spiraglio si è riaperto.
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Sì chiama Danilo Restivo no Stefano Restivo