Irina lucidi torna a lavorare dopo tredici mesi di disperazione
Irina Lucidi, la mamma delle gemelline scomparse il 30 gennaio del 2011, è tornata a lavorare, dopo tredici mesi di dramma, tra speranze e disperazione, per non essere riuscita a ritrovare la sue figliolette. Ha ricominciato a lavorare come avvocato per una multinazionale che in tutto questo tempo è stata molto comprensiva con lei, dicendole, in sostanza, che poteva riprendere il lavoro solo quando si sentiva pronta. Il dramma scoppiò, come detto, il 30 gennaio dell’anno scorso, quando il marito, l’ex marito che non aveva mai accettato la separazione, non riportò a casa le gemelline. Dopo un po‘ di attesa, Irina telefonò a Matthias, ma questi non rispondeva. Il silenziò la insospettì, tanto che andò dalla polizia, che sottovalutò il caso. Quando fu chiaro, con il passare delle ore e soprattutto dopo qualche giorno, che qualcosa di grosso era successo, con il senno di poi sappiamo che era già troppo tardi. La polizia svolgeva le ricerche nei dintorni, ma Matthias Shepp se ne era andato in Francia, poi si era imbarcato per la Corsica, luogo di ricordi del loro matrimonio, e da qui si era diretto in Italia, facendo sosta sulla costa amalfitana e poi a Cerignola, in Puglia, dove mise termine alla sua vita gettandosi sotto un treno. Da Cerignola scrisse una lettera a Irina, con un messaggio raccapricciante: ”Non le rivedrai, loro non hanno sofferto e ora riposano in un luogo tranquillo”. La videocamera di una banca lo riprese mentre si serviva del bancomat a Marsiglia, era solo, ma dei testimoni giurarono, sia a Marsiglia, sia in Corsica, di aver visto anche le gemelline. Non era vero, probabilmente le due bambine erano già morte avvelenate e poi nascoste in un luogo che non è stato trovato. Non è ipotizzabile che siano ancora in vita, presso sconosciuti o parenti, si sarebbe saputo. Ci sono segreti che è difficilissimo tener nascosti. Matthias Shepp, nella sua lucida follia, le ha prima uccise e poi nascoste in un luogo che solo lui poteva sapere e che nessuno, fino ad ora, è riuscito a scovare. Si disse che non è normale che un uomo prima ammazzi le figlie e poi, addirittura dopo pochi giorni, si ammazzi anche lui. Secondo gli esperti i due atti avvengono in successione, ma evidentemente gli esperti non fanno i conti con l’animo umano, che è capace di tutto. Indagini della polizia svizzera, francese e italiana non hanno dato nessun esito.
Non si dimentichi che Matthias Shepp era un ingegnere, deve aver calcolato tempi e modi e deve aver individuato un luogo sicuro. Soprattutto deve aver studiato il piano per bene, come solo un ingegnere sa fare. Ci è riuscito, ed è riuscito a privare la ex moglie delle loro gemelline, seguendo un ragionamento lucido e folle: non mi hai voluto, ti tolgo il nostro passato e quello che di più caro abbiamo ed hai. Inutile dire che la disperazione ha sprofondato Irina in un tunnel da cui ne è uscita solo con l’aiuto della speranza di ritrovare le sue bambine e con il sostegno di un gruppo di medici. Ha saputo, tuttavia, trasformare il dolore, il suo dolore, in un atto di solidarietà e di aiuto a tutti coloro i cui figli sono scomparsi nel nulla. Ha detto: ”Ad agosto ho messo in piedi la Fondazione Missing Children Switzerland. Il 30 gennaio, per il primo anniversario, un giorno durissimo, abbiamo lanciato la help line per assistere 24 ore su 24 i familiari dei minorenni scomparsi. Siamo una cellula specializzata, rispondiamo in italiano,francese e tedesco, e dal primo di aprile pure in inglese. Ci occupiamo di sostenere il processo istituzionale, collaboriamo con la polizia, verifichiamo che sia stato nominato un procuratore e un avvocato che rappresenti il minore. Ecco, mi sono sentita orgogliosa del lavoro fatto. Malgrado tutto, era nato qualcosa di buono”. Il suo dramma è tutto nelle sue parole: ”Purtroppo di dolore non si muore. E io devo continuare a vivere, devo rifarmi una vita, ho un corpo che è vivo”. Il corpo sì, ma nel suo animo c’è una tragedia incancellabile [email protected]