Sarebbero oltre 300 i morti nel Canale di Sicilia. A dare un po’ di speranza è la storia del senegalese Saydoun, accolto da una famiglia italiana
Come riferisce Askanews potrebbe essere una delle tragedie più grosse avvenute negli ultimi anni nel Canale di Sicilia, quella che viene riferita dai nove migranti giunti all’alba a Lampedusa lo scorso mercoledì dopo essere stati salvati da un mercantile. I sopravvissuti, che si trovavano a bordo di due gommoni, hanno riferito di aver fatto parte di un gruppo molto più ampio, ma al momento è difficile stabilire esattamente il numero. Di certo, secondo quanto raccontato dai migranti, la cifra non sarebbe inferiore a 300 vittime. Almeno duecento, infatti, erano gli occupanti dei due natanti intercettati, mentre un altro centinaio era a bordo di una terza imbarcazione, della quale però non si ha più traccia. I migranti hanno riferito di essere partiti il 7 febbraio dalla Libia, e di aver affrontato il mare con onde alte anche dieci metri prima di venire recuperati.
Un bilancio drammatico che provoca una crisi umanitaria di portata enorme. L’allarme arriva da Carlotta Sami, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), che, all’indomani di una nuova tragedia in mare al largo delle coste di Lampedusa, diffonde cifre agghiaccianti. “Da diversi giorni abbiamo cominciato il conteggio purtroppo di molti morti e molti scomparsi. Da quattro gommoni partiti sabato sera dalla Libia, partiti in condizioni disperati con dei piccoli motori che non avevano nessuna possibilità di raggiungere l’altra sponda del Mediterraneo. Uno di questi è stato intercettato dalla Guardia Costiera che ha tratto in salvo 105 persone, ma 29 sono morti di freddo. Altri due gommoni sono stati intercettati da un mercantile, di questi solo 9 si sono salvati. Infine, un quarto gommone è ancora dato per disperso. Contiamo dunque che oltre 300 persone sono morte”.
“Penso che sia sorprendente come l’Ue non abbia ancora deciso una strategia di ampia scala per il salvataggio delle vite umane. Siamo di fronte a una crisi umanitaria di scala enorme e molte importante a causa delle guerre in Medio Oriente, e nel Corno d’Africa e in altri Paesi africani. Non si può fare alcun compromesso sul salvataggio della vita umana”. “Da un anno e mezzo chiediamo che l’operazione Mare Nostrum sia un’operazione europea. Non si possono fare dei passi indietro”. Critiche simili arrivano dal dottor Pietro Bartolo, direttore sanitario di Lampedusa che “sconvolto” per questa nuova tragedia, non ha esitato a puntare il dito contro Triton, l’intervento di controllo delle frontiere marittime dell’Ue, intervento che ha sostituito Mare nostrum. “Con l’operazione ‘Mare Nostrum’ forse questa tragedia si poteva evitare – ha detto il medico – Si vanno a recuperare così a largo i migranti per poi portarli sulla terraferma, senza poterli immediatamente mettere al sicuro a bordo delle navi della Marina”.
“Triton è un inizio, non è sufficiente”: così il ministro degli esteri Paolo Gentiloni sull’ultima strage di immigrati al largo di Lampedusa. “Non c’è dubbio che Triton – ha detto in un’intervista a Sky Tg24 – nelle dimensioni è un’operazione più ridotta rispetto a Mare Nostrum”.
La storia di Saydoun
L’agenzia stampa Askanews ha riferito come in questi giorni di dolore a Lampedusa, la storia della famiglia Maggiore è una di quelle che riesce, almeno in parte, a ridare speranza alla piccola isola che continua a contare morti in mare davanti alle sue coste. Saydoun, senegalese di 17 anni è arrivato in Italia come tanti altri migranti subsahariani, recuperato da un barcone, dai mezzi impegnati nel Canale di Sicilia nell’operazione Mare Nostrum, a gennaio dell’anno scorso. Ospitato in un centro d’accoglienza di Messina, la scorsa estate ha incontrato Lillo e Piera Maggiore, il cui unico desiderio era accoglierlo.
“Noi stiamo crescendo con lui, lui sta crescendo con noi. Stiamo imparando da lui e lui impara da noi. Vorrei lanciare un appello alle istituzioni, perché i minori non accompagnati che arrivano sulle nostre coste vengano affidati alle famiglie, perché fragili e deboli come sono, sono facili prede della malavita organizzata”. Saydoun, in contatto con la sua famiglia d’origine in Senegal, frequenta con ottimi risultati la scuola, gioca a pallone nella squadra locale e si è integrato perfettamente nella comunità. La famiglia Maggiore ha potuto realizzare il suo desiderio grazie all’Associazione Ai.Bi. (Amici dei Bambini), che accompagna ragazzi soli in un percorso di affidamento sicuro, come spiega la referente a Lampedusa Veronica Policardi. “Questi minori hanno già il diritto di soggiorno per minore età, possono essere affidati a delle famiglie: l’affido dura due anni, poi viene rinnovato fino al compimento del 18esimo anno d’età. Poi è possibile avere un permesso di soggiorno o per studio o per lavoro”.