La situazione che sta attraversando l’UE ci interessa e la seguiamo con una certa attenzione. Se da una parte ci interessa come italiani, e quindi come popolo facente ancora parte dell’UE, dall’altra la seguiamo anche come abitanti della Svizzera che presto dovrà considerare altri accordi con il nuovo spazio politico che si creerà. In Italia l’uscita dall’UE è fortemente richiesta da alcune parti politiche, è la sorte che si augurano in molti per l’Italia, come quelli che sabato hanno partecipato a comizi e cortei di protesta anti Europa con slogan come “Contro questa Europa” che lasciano poco spazio all’immaginazione. E tutto ciò proprio durante il giorno in cui si celebravano i famosi Trattati stipulati al Palazzo Senatorio di Roma ben 60 anni fa. Gli stessi Trattati che sono considerati i primi passi verso l’odierno concetto di UE. E la cosa paradossale è che, nello stesso momento, invece, a Londra, dove l’uscita dall’UE è ormai una realtà, si riversava una folla di 80 mila dimostranti con bandiere europee a sfondo blu, protestando per la Brexit. Una protesta che ha voluto dare voce a quel 48,1% di cittadini che ha votato per restare in Europa, mica pochi!
Migliaia di persone che hanno chiesto di rimanere nell’Unione a pochi giorni di distanza dall’atto d’“inizio della fine”, il momento in cui la premier britannica Theresa May oggi, mercoledì 29 marzo 2017, ha impugnato il famoso articolo 50 del trattato di Lisbona per uscire dall’Unione. È un momento storico importante e Londra sta vivendo una forte tensione anche per il ritorno dell’ombra minacciosa del terrorismo che ha fatto ben 5 vittime nell’attacco al palazzo di Westminster lo scorso mercoledì 22 marzo (articolo a pag. 20) e l’uscita dall’Unione non migliora di certo questa situazione. Ma cosa vuol dire per chi non è un cittadino inglese la Brexit. Cosa significa vivere questo momento storico e politico così importante sulla propria pelle? Essere considerati dei “bargaining chips”, immigrati alla pari di merce di scambio per portare a casa qualche accordo in più. Insomma come se la passano e cosa ne pensano gli italiani in UK dopo la Brexit? Invece di provare ad immaginarlo lo abbiamo chiesto a un’italiana che, come tanti di noi, ha scelto di vivere lontana dall’Italia, trovando in Londra il suo posto nel mondo che adesso però rischia di risultare meno comodo. È con la storia di Anna, una giovane “mamma full time”, che indaghiamo un po’ sugli umori e i pensieri dei nostri connazionali in UK (articolo e intervista pagg. 7-9).
Per il resto possiamo solo dire che da oggi il modo di dire “andarsene all’inglese” si arricchirà di nuovi significati. Avrà il significato di una nuova epoca storica, dove non è ancora ben chiaro se saranno di più i passi in avanti o indietro quelli che tracceranno il cammino dell’Europa.