“diversamente berlusconiano”
Da vent’anni, Silvio Berlusconi, seduto sulla riva del fiume, assisteva al passaggio dei corpi dei suoi nemici: i candidati della sinistra triturati dal suo perverso populismo; i delfini designati che si erano spinti troppo avanti nelle loro ambizioni; i concorrenti del centro e della destra che hanno voluto anticipare il suo pensionamento; gli anziani colleghi, capi di stato stranieri che mal sopportavano il caimano, ma che sono partiti prima di lui.
Umberto Bossi, il reprobo che nel 1994 fece cadere il primo governo diretto dall’ex cavaliere: è , oggi, un uomo vecchio e affievolito da un ictus celebrale. Walter Veltroni, il candidato del partito democratico a cui ripugnava enunciare il suo nome: scrive dei bellissimi romanzi.
Gianfranco Fini, il concorrente della destra ex fascista che ha fallito l’assalto al potere per soli tre voti parlamentari: non è più membro della camera dei deputati: espulso dal giudizio degli elettori.
Mario Monti, il professore di economia, nel 2011 lo rimpiazza nel corso di una grave crisi finanziaria con la complicità dei mercati, delle istituzioni comunitarie, e della banca centrale europea: non ha realizzato che un modesto 10% alle recenti elezioni politiche del 2013.
Si credeva invulnerabile , è naufragato assieme ai suoi compagni di strada del centro.
L’ultimo, veramente, non lo ha visto arrivare. Il suo sorriso, la bocca orlata, il dolce nomignolo: Angelino, piccolo angelo.
Come poteva, lui, l’imperatore di Arcore, dubitare di Angelino Alfano, delfino designato e segretario generale del suo partito , il popolo della libertà, famoso per la sua dedizione e l’assoluta fedeltà al capo. E pertanto, la storia racconterà che questo democristiano della prima ora, giovane avvocato siciliano, le cui spalle apparivano gracili e cadenti, ha sfoderato un insospettato coraggio, anche se non è stato il solo, confermando il voto di fiducia al governo Letta contro l’avviso del suo mentore. Il piccolo Bruto ha forzato il caimano dai denti d’avorio a rivedere la sua decisione di sfiducia al governo.
Pertanto, non aveva egli obbedito all’ingiunzione delle dimissioni dei quattro ministri del Pdl dal governo? Non aveva cercato, quando fu guardasigilli ( ministro di grazia e giustizia), di costruire delle leggi “azzecca garbugli” contro i giudici impegnati nelle indagini dei misfatti dell’allora presidente del consiglio? Non aveva egli recitato la favola della Rudy, dalle dolci notte di Arcore, nipote del presidente Mubarak?
Non aveva egli presenziato alla carnevalata di protesta davanti al tribunale di Milano contro i giudici rossi?
Il 1° agosto tutto è cambiato. La condanna di Berlusconi a quattro anni di reclusione ( ridotti ad un anno in ragione delle diverse amnistie) è la goccia di troppo che annacqua il nettare della fedeltà. Nel mentre i falchi spingono il cavaliere a distruggere i pur flebili segnali di concordia nazionale, Alfano si piazza tra i responsabili per il bene dell’Italia. Si ribella e vince. Berlusconi avrebbe fatto meglio a verificare la passata carriera del suo pupillo,il figlio di insegnanti siciliani. Suo padre Angelo fu consigliere municipale e poi vice sindaco di Agrigento. Angelino, sull’onda dell’esperienza paterna, aderisce al movimento giovanile della democrazia cristiana che si estinguerà pochi anni più tardi sotto la mannaia dell’operazione mani pulite.
Malgrado tutto, la sua passione politica resta intatta e lo porta ad aderire al nuovo partito di Berlusconi, Forza Italia.
Due anni più tardi è eletto deputato all’assemblea siciliana, poi presidente del gruppo di destra. Appare deciso, competente e di cristallina dedizione al lavoro di gruppo. I due uomini forti di forza Italia, Gianfranco Miccichè e Marcello Dell’ Utri, vedendolo in azione, ne scoprono i meriti da “enfant prodige” e lo segnalano al capo a Roma. Nel 2000, a trenta anni, è eletto deputato. Berlusconi gli offre l’ufficio giusto accanto al suo a palazzo Grazioli. E in seguito , nel 2008, lo porta con lui al governo. Il piccolo Angelino ha saputo nascondere le smisurate ambizioni dietro una falsa e apparente modestia. Chi avrebbe dubitato di un giovane che ha sposato la sua amica di liceo, borghese amante del cinema e del varietà italiano? Un aneddoto: quando Berlusconi gli consiglia di curare la sua incipiente calvizie con un trapianto sulle orme del capo, lui replica: non ne ho il tempo e i mezzi. La politica mi costa assai.
Come lo dirà il 29 settembre , Angelino Alfano era già “diversamente berlusconiano”.