L’anno che sta per finire è stato caratterizzato, come sempre accade, da luci ed ombre, nella vita di ciascuno di noi come di ogni Paese. L’importante è trarre insegnamenti per il futuro.
Il 2009 è stato l’anno in cui la crisi economica, già iniziata diversi mesi prima, è entrata nella sua fase più acuta. Da questo punto di vista è stato un anno duro, pesante per l’economia e per l’occupazione.
Gli osservatori internazionali, però, dicono che sono in atto timidi segnali di ripresa, che evidentemente non vogliono dire che d’ora in avanti tutto andrà bene. Ci sarà sicuramente un lungo strascico di ripercussioni, specie sull’occupazione, ma il peggio dovrebbe essere dietro le spalle. Il 2010, a detta degli esperti, sarà l’anno dell’inversione di tendenza.
L’Abruzzo, nella notte tra il 5 aprile e il 6 aprile, è stato devastato da un terremoto disastroso che ha provocato più di 300 morti, ha ferito L’Aquila e distrutto vari paesi intorno. L’Italia ha reagito bene, le istituzioni hanno dato il massimo. Alle decine di migliaia di sfollati fu promesso che entro la fine dell’anno tutti, o quasi tutti, sarebbero tornati a vivere in una casa e così è stato.
La ricostruzione ha tempi più lunghi, ma è stata data una grande prova di efficienza. A L’Aquila, tre mesi e mezzo dopo, si è tenuta la riunione del G8, che, contrariamente ai timori di alcuni, è stato un successo che ci è stato riconosciuto dai Grandi della Terra..
Il 20 gennaio di undici mesi fa ha debuttato sulla scena politica mondiale il nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Il messaggio principale che ha consegnato a tutti i Paesi si può sintetizzare in due parole: dialogo e pace. Non più unilateralismo, ma multilateralismo, cioè pari dignità tra i Paesi nella ricerca delle soluzioni di pace e di progresso. Quel messaggio sta incontrando anche delle difficoltà, in modo particolare con l’Iran e con la Corea del Nord, ma è un messaggio valido, ora e sempre. È stato lanciato agli inizi del 2009 ma non è solo la speranza del 2010, lo è di tutto il secolo iniziato da un paio di lustri.
Con il primo gennaio prossimo entrerà in vigore il Trattato di Lisbona. A rappresentare l’Europa ci saranno un presidente e un ministro degli Esteri (Mister Pesc), rispettivamente nelle persone di Herman Van Rumpuy e di Cathrine Ashton, non più per sei mesi a turno tra i Paesi membri, ma per due anni e mezzo: l’Unione europea compirà così un’altra tappa del suo cammino – ancora lungo – verso la conquista di un’entità politica più solida su base federalistica.
Parlando del nostro piccolo l’anno che sta per finire è stato un anno difficile anche per la stampa italiana all’estero e per il nostro giornale, che si dibatte nelle difficoltà di sempre, per di più aggravate dalla crisi economica, ma che continua ad essere una voce importante tra gli italiani in Svizzera.
Se siamo sempre in prima fila lo dobbiamo agli inserzionisti, ai collaboratori, agli abbonati e ai lettori.
A tutti diciamo “grazie” e a tutti auguriamo Buon Natale e Buon Anno 2010.
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