Il piano d’azione relativo all’attuazione dell’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa, adottato lo scorso venerdì dal Consiglio federale, suscita reazioni contrastanti fra partiti e organizzazioni interessate. Le voci più positive arrivano da PLR e PPD, mentre i più scettici – per ragioni diverse – sono la stessa UDC e il PS.
Proprio l’UDC critica l’atteggiamento del governo, definendolo “inaccettabile”: ha annunciato per autunno colloqui con l’Unione europea, mentre solo per fine anno una procedura di consultazione per una concretizzazione del testo, “fatto che dimostra la mancanza di interesse per una vera applicazione”. Il contenuto viene giudicato in modo positivo, anche se migliorabile. Di tenore opposto la reazione del PPD: il governo deve cominciare il prima possibile le trattative con l’Ue, ed è fondamentale che gli accordi bilaterali vengano mantenuti, sostiene il partito in un comunicato. L’importante è non eccedere nella burocrazia e dare potere decisionale ai cantoni di confine sulla questione dei frontalieri.
Anche il PLR accoglie positivamente la “corretta applicazione dell’iniziativa”. Viene però criticata la mancanza di coraggio per decisioni indipendenti dall’Ue, in particolare per il ricongiungimento famigliare da Stati terzi e le misure riguardanti l’asilo. Il PS si è invece riservato il diritto di studiare a fondo l’attuazione nei prossimi giorni. Di primo acchito, i socialisti non sono pronti ad accettare un progetto che grava sui lavoratori a breve termine e sui precari. I Verdi disapprovano quando presentato dal governo, e si aspettano una seconda proposta, che sia flessibile e compatibile con l’Europa. L’Unione sindacale svizzera (USS) vede nel progetto fattori negativi per stipendi e posti di lavoro. Favorendo assunzioni a brevissimo termine, aumenterà la pressione salariale e la produttività calerà. Inoltre, aumenterà il lavoro in nero.
L’Organizzazione mantello delle PMI svizzere (Usam) approva invece molti dei punti proposti, anche se vorrebbe esentare dai contingenti i lavoratori fino ad un anno, e non solamente fino a 90 giorni. Addirittura irritata si definisce l’Unione degli imprenditori, che non approva la “stretta applicazione” del Consiglio federale, che dovrebbe guardare di più agli accordi bilaterali. Infine, l’Unione svizzera dei contadini si è dimostrata piuttosto soddisfatta della strategia presentata. I soggiorni di quattro mesi non soggetti a contingentamento sono vantaggiosi per il settore, anche se sarebbero preferibili annuali, ha indicato Peter Kopp, membro del comitato direttore. (Approfondimento sul piano a pag. 10)