All’inizio della settimana scorsa, pur nel mezzo delle polemiche sulle liste elettorali, la Camera dei Deputati ha approvato una legge importante, definita legge di civiltà, e i motivi sono chiari. Riguarda, infatti, le cure palliative e le terapie del dolore; dunque i beneficiari sono gli ammalati che soffrono e per i quali non ci sono più cure per la guarigione.
Con l’espressione cure palliative s’intende quella serie d’interventi che vengono rivolti agli ammalati terminali per i quali, come già detto, le cure non servono più per la guarigione ma per affrontare l’ultima fase della malattia con la condizione di benessere e di dignità. Per terapie del dolore s’intende, invece, quella serie di terapie che servono a controllare il dolore stesso che altrimenti lascerebbe il malato in balia di una sofferenza spesso atroce ed insopportabile.
Ora, con la nuova legge, ogni malato ricoverato in ospedale o in casa dovrà essere curato anche sotto l’aspetto del dolore. È vero che oggi queste terapie già esistono per i malati terminali, ma la novità è che esse dovranno essere applicate anche a tutti gli altri pazienti, indipendentemente dalla patologia per cui vengono ricoverati. Il dolore, insomma, dovrà essere monitorato dal medico con osservazioni che dovranno essere annotate sulla cartella clinica.
Questo è solo uno dei tanti aspetti del provvedimento. Il secondo riguarda l’istituzione di due reti distinte: una per le cure palliative e l’altra per le terapie del dolore. Le due reti sono costituite dall’insieme delle strutture sanitarie, sia ospedaliere che territoriali, e dalle figure professionali che sono abilitate a fornire le cure.
Il terzo aspetto della legge concerne l’uniformità delle tariffe. Oggi, infatti, le cure palliative nelle strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate sono soggette a variazioni di prezzo da regione a regione. Con la nuova legge le tariffe dovranno essere uguali.
Il quarto punto della legge chiama in causa le regioni. Se, infatti, una regione non adempie quanto prescritto dalla nuova normativa, il Ministero della Salute fissa un termine ultimativo che una volta scaduto comporta automaticamente la nomina di un commissario ad acta. Un altro aspetto è l’accesso ai medicinali. Non sarà più necessario da parte del medico utilizzare un ricettario speciale, ma è possibile utilizzare una ricetta normale. Tuttavia il farmacista conserverà una copia o una fotocopia della ricetta stessa. Direttamente legato a questo aspetto è l’uso di alcuni principi cannabinoidi, i quali verranno inseriti nell’elenco dei farmaci per le cure palliative e per il controllo del dolore.
Quanto ai finanziamenti, essi sono una quota fissa di cinquanta milioni, ma cento milioni varranno reatroattivamente per il 2009 perché il piano del fondo sanitario nazionale decolli. È importante sottolineare che se le risorse non verranno spese per queste cure e per le regioni inadempienti non sarà possibile accedere ai finanziamenti sanitari nazionali per l’anno successivo.
Due sono i punti finali, uno più importante dell’altro. Il primo è che la legge disciplina anche la formazione e l’aggiornamento del personale sanitario specializzato, con l’istituzione di percorsi universitari e master in questo campo.
Il secondo è che dovrà essere istituito un Osservatorio nazionale permanente che dovrà redigere un rapporto annuale sull’andamento delle prescrizioni. In un primo tempo, la calendarizzazione del provvedimento nella discussione in Aula, a causa delle polemiche sulle liste elettorali, stava per essere messa in questione dall’ostruzionismo delle opposizioni, con grave rischio di rinvio dell’approvazione della legge stessa e quindi con pesante ricaduta sulle attese degli ammalati terminali o con patologie comportanti forti sofferenze.
Poi, data la posta in gioco, le opposizioni hanno capito che sarebbe stato un boomerang ed hanno optato per il non rinvio. Così la legge è stata approvata quasi all’unanimità, con 476 voti a favore contro due astensioni.