A 12 anni dal tragico delitto di Cogne, torna a casa, Annamaria Franzoni condannata a 16 anni di carcere per l’omicidio del suo piccolo Samuele
La prima domenica a casa di Annamaria Franzoni è trascorsa come una domenica qualsiasi, quando si sta in famiglia, tra i propri cari, con i propri figli: qualche lavoretto in casa, il pranzo con i familiari e gli amici più cari e nient’altro. Una domenica assolutamente serena. Se non fosse che per Annamaria Franzoni è la prima domenica che trascorre in questo modo dopo diversi anni, durante i quali ha scontato una pena di reclusione perché creduta la responsabile dell’uccisione del figlioletto più piccolo Samuele, 3 anni al momento della morte.
La tremenda vicenda del delitto di Cogne la ricordiamo tutti. La mattina del 30 gennaio del 2002 il piccolo Samuele che dormiva sul lettone dei genitori fu trovato massacrato da 17 colpi di un arnese contundente mai rinvenuto. La madre, Annamaria Franzoni, sin dall’inizio è stata l’unica indiziata. Condannata di primo grado nel 2004 con rito abbreviato a 30 anni di reclusione, la Franzoni ottenne un ridimensionamento della pena nel 2007 quando la Corte d’Assise d’Appello condannò l’imputata a 16 anni grazie a delle attenuanti generiche, pena confermata nel 2008 dalla Cassazione. Dopo appena 6 anni di detenzione però, lo scorso 26 giugno 2014, Annamaria Franzoni viene scarcerata: il via libera è stato dato a seguito di una perizia che escludeva categoricamente il rischio di recidiva. Già da tempo tuttavia godeva del beneficio del lavoro all’esterno, oltre a numerosi permessi premio che le consentivano di uscire periodicamente dal penitenziario per stare con la famiglia. “Non credo che sbaglierà più. Sono cambiate le condizioni: i bambini sono cresciuti, non ha più quella vita dura che spiega tante cose, non c’è più la solitudine di Cogne, ora i famigliari le sono vicini”. Così l’ex procuratore capo di Aosta, Maria Del Savio Bonaudo, ha commentato la concessione della detenzione domiciliare ad Annamaria Franzoni. Ad ogni modo Annamaria Franzoni dovrà stare alla larga dal luogo del delitto, Cogne, anche se la Franzoni ha più volte espresso il desiderio di voler ritornare proprio nella villetta dove si è consumata la tragica fine del piccolo Samuele. “Sento il bisogno di tornare in quella casa – ha detto la donna – non sarà facile, perché è dove Samuele ha vissuto felice e dove è stato ucciso”. Adesso dunque Annamaria Franzoni continuerà a scontare la sua pena agli arresti domiciliare presso la propria abitazione a Ripoli, sugli Appennini. “Lasciateci tranquilli. Vogliamo tornare a una vita normale. Sì, siamo contenti, Annamaria è tornata a casa, Davide e Gioele (gli altri due figli della coppia, ndr) sono contentissimi, come tutti noi. Una cosa le chiedo, un favore se potesse passare il messaggio di lasciarci tranquilli. Vorremmo continuare a vivere queste giornate come ci è permesso, con la serenità nostra, di una famiglia normale”. Nel frattempo a parlare Annamaria Franzoni ha preso coscienza della morte del piccolo Samuele, a spiegarlo è il criminologo Augusto Balloni, consulente del Tribunale di sorveglianza che ha concesso alla donna la detenzione domiciliare, il quale ha spiegato che “Annamaria Franzoni ha preso coscienza della morte di un figlio, per la quale non si ritiene però colpevole”. “Lei – ha aggiunto Balloni – ha sempre professato la sua innocenza. Potrebbe essere innocente, oppure potrebbe essere un modo, un meccanismo psicologico, per superare questo senso di colpa”. È stata proprio la perizia del criminologo Balloni a garantirle l’uscita dal carcere e la possibilità di scontare il resto della pena nella sua casa insieme ai familiari:
“Dopo poco più di 12 anni dal fatto si può sostenere che non vi sia il rischio che si ripeta il figlicidio, come descritto nella sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino». Il crimine, secondo Balloni, non si ripeterà: «Una tale costellazione di eventi non è più riscontrabile”, assicura la perizia. Nell’ordinanza si sottolinea poi come il contesto familiare attuale sia diverso da quello di Cogne, caratterizzato dalla solitudine. E ci sarebbe anche un riferimento al lungo periodo di libertà vissuto da Franzoni, tra la custodia cautelare e la carcerazione quando la condanna è diventata definitiva: un periodo in cui non si sono verificati problemi.