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Torniamo alla realtà. Ripartiamo da dove eravamo rimasti, senza stupirci di quanto si presenta davanti a noi. Come abbiamo accettato le esperienze dell’ultimo biennio, ora adattiamoci alle evoluzioni in arrivo. Perché il futuro prossimo non è che una proiezione aumentata della nostra esperienza. A ricordarlo è il nuovissimo The Global Smart Industry Readiness Index Initiative-SIRI: Manufacturing Transformation insights report 2022, pubblicato dal World Economic Forum, uno dei principali di ricerca socio-economica internazionale, in collaborazione con il Singapore Economic Development Board-SEDB, ente governativo che ha elevato la omonima città-stato asiatica a protagonista di una business story che il mondo invidia e che le cifre faticano a spiegare. Subordinando alla innovazione le tradizionali attività manifatturiere, Singapore oggi è uno degli agglomerati urbani con la più alta densità di milionari tra la popolazione residente e la quarta piazza finanziaria al mondo. Se, ricordano gli autori, un iniziale studio preparato nel 2019 dagli esperti del WEF e del SEDB costituiva una delle primissime ricerche sulla potenzialità digitale delle attività manifatturiere (Smart Industry Readiness Index-SIRI), dopo la pandemia, l’aggiornamento 2022 di questo stesso report ora si presenta come uno dei master plan più autorevoli sugli sviluppi della Industria 4.0, anello di congiunzione fra le passate metodiche industriali e le loro futuribili evoluzioni moltiplicate dalla intelligenza artificiale-AI. Torniamo a dare spazio alle cifre. A livello mondiale, oltre seicento fra le principali aziende, enti governativi, ed associazioni di categoria, distribuite le fra maggiori potenze economiche del pianeta fra cui Stati Uniti, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Cina, India, Giappone e Corea del Sud, per sviluppare le metodiche SIRI hanno creato un network di 150 autorità di controllo a livello locale, il Certified SIRI Assessors-CSA, a loro volta supervisionate da un neo-costituito International Centre for Industrial Transformation-INCIT. Questo, avvertiamo, è solo l’inizio.
Ora veniamo ai contenuti. È ormai chiaro che la ripresa della finanza mondiale sarà digitale. Si tratta di una scelta giustificata dai fatti. In particolare, le carenze organizzative manifestatesi durante la pandemia oggi ci convincono che il progresso industriale ed economico non possono essere lasciati alla sola competenza umana, inadeguata a fronteggiare compiti di portata mondiale. Questi presupposti, come in teoria aprono la strada all’arrivo di una normalità “aumentata”, altrettanto la rendono necessaria anche da un punto di vista pratico, in termini di recupero di efficienza dei risultati. Fermiamoci un istante, e ricordiamolo: anche in tema di Smart Industry Readiness, il dialogo tra capacità umana e competenza digitale oggi è costretto ad un compromesso che eviti un confronto tra passato e futuro tanto inutile quanto sterile. Questo cambio di mentalità, notano gli studiosi, “sarà favorito dalla rivoluzione digitale attualmente in corso, dove è solo grazie ai big data”, la ultra-competenza artificiale di teorie e risultati, che “i decision-makers ormai pianificano le loro strategie”. Sono questi i motivi, avvertono i dipartimenti di ricerca del World Economic Forum e del Singapore Economic Development Board, per cui l’International Centre for Industrial Transformation-INCIT promuove la messa in pratica a livello globale delle sue direttive. “È necessario che questi sviluppi vengano democratizzati”, aggiungono gli esperti, “divulgandoli e coinvolgendo la pubblica opinione proprio ora che la ripresa economica sta abbandonando il modello operativo basato sulla analisi dei dati storici, per passare alle nuove metodologie predittive favorite dalla intelligenza artificiale-AI”. Per semplificare la questione, diciamo che stiamo passando da un come prima ad un più di prima, ma digitalizzato. Settori trainanti di questa rivoluzione, facile prevederlo, sono la elettronica avanzata, la farmaceutica, ed i produttori dei ricercatissimi microchips, i semiconduttori la cui mancanza oggi paralizza la industria mondiale e crea inflazione. In questi comparti per ora sono le multinazionali a meglio adattarsi ai cambiamenti, grazie alle loro superiori capacità finanziarie e logistiche. Ecco tuttavia la necessità di rendere accessibili anche alle aziende di secondo livello le stesse metodiche informatiche attualmente disponibili alle industrie best-in-class. Un dato comunque si conferma incontestabile: il futuro sarà digitale.
E lo studio Manufacturing Transformation insights report 2022, concludono gli esperti del WEF e di SEDB, serve proprio a ricordare a tutte le parti interessate, siano industriali, amministrative, o sociali, che la ripresa produttiva globale sarà possibile grazie a procedure condivise ed applicate senza disparità. Questa evoluzione non ci deve meravigliare né sorprendere. Perché, come in passato, anche nel futuro prossimo ci renderemo conto che la partita della resilienza economica si vince con la creatività e l’innovazione. Nella nostra ansiosa ricerca di una nuova normalità, di nuovi equilibri socio-economici, dobbiamo avviarci ad accettare una revisione delle attuali gerarchie industriali e metodologiche. Ma al termine di questo percorso ad attenderci troveremo la rassicurante conferma che, come in passato, “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
di Andreas Grandi