Secondo gl’inquirenti, finzione e realtà coinciderebbero e lo proverebbero le celle che hanno agganciato il suo telefonino
Nel 2003 uno scrittore polacco, Krystian Bala, riuscì a scrivere un best-seller, la cui trama affascinò i suoi lettori, che furono tanti, al punto che con quel libro divenne ricco e famoso. Tra i suoi lettori, però, ci fu un commissario di polizia che, dopo averlo letto, cominciò ad annotare sul suo taccuino una serie di coincidenze con un fatto realmente accaduto tre anni prima: la morte di un imprenditore, Dariusz Janiszewski. Con un pensiero rivolto alla trama del racconto e un altro ai fatti che cominciò a mettere sotto la lente d’ingrandimento della sua indagine, scoprì che Krystian Bala era stato l’amante della moglie dell’imprenditore ucciso. Lo scrittore, in fondo, non aveva fatto altro che scrivere la storia dei suoi rapporti con la donna e di come questa finì, almeno per l’imprenditore. Arrestato e condannato, sta scontando 25 anni di galera, anche se lui ancora si professa innocente.
Qualcosa del genere deve essere accaduto al pm Vito Sandro Destito e agli agenti che hanno condotto le indagini quando, dopo la scomparsa di una prostituta nigeriana, Anthonia Egbuna, avvenuta il 28 novembre dell’anno scorso, hanno trovato nel rifugio di quest’ultima lettere e racconti scritti da un giovane italiano aspirante scrittore, Daniele Ughetto Piampaschet. Il corpo della ragazza riemerse in un’ansa del Po circa tre mesi dopo e presentava segni inconfondibili di coltellate. Dunque, era stata assassinata.
Leggendo le carte, gl’inquirenti trovano di grande interesse il racconto intitolato “La rosa e il leone”. La trama è semplice ed intrigante. E’ la storia di un giovane squattrinato ma simpatico e affascinante che colpisce Anthonia. I due sono attratti l’uno dall’altro, vivono un periodo felice, fatto di cose e atti semplici, ma lei non vuole o non riesce a non stare sulla strada. E’ nigeriana e fa la prostituta per mandare soldi ai suoi, in Africa. Ad un certo punto del racconto, gl’inquirenti leggono: “Ti amo ma io sono stanco del tuo lavoro. La strada mi stanca veramente. Quando lascerai la strada? Ti prego, lasciala, siamo in grado di guadagnare in modo diverso”. Il racconto è ambientato nelle strade e nei luoghi frequentati da Anthonia e termina proprio dietro un cespuglio, dove lei fu strangolata e lui si uccise.
Secondo gl’inquirenti, come accadde a krystian Bala, che prima commise l’assassinio e poi lo raccontò in un romanzo, chiaramente autobiografico, così è successo a Daniele Ughetto Piampaschet, il quale, di fronte ai magistrati, ha ammesso la relazione con Anthonia, ma non il delitto. A scoprire, però, movente e prove, ci hanno pensato loro, e ce ne sono in abbondanza. Innanzitutto la coincidenza tra i nomi reali della storia tra lui e Anthonia e quelli del racconto, poi l’attrazione morbosa del giovane verso le donne nere e africane. Anthonia, in particolare, era considerata la “bellezza assoluta”. Infine, le testimonianze telefoniche intercettate tra due prostitute nigeriane e amiche di Anthonia. Ma siamo ancora nel campo delle possibili coincidenze
A parlare con il linguaggio delle prove scientifiche sono le 1900 conversazioni tra Daniele Ughetto Piampaschet e Anthonia avvenute in pochi mesi e che s’interrompono proprio la sera della scomparsa della ragazza. E’ stato rintracciato, infatti, il telefonino del giovane che si aggancia alle celle che si trovano esattamente nei luoghi frequentati da Anthonia: di giorno su una strada di Giaveno, di sera sul viale di corso Regina Margherita a Torino, dove, dietro un cespuglio, lo scrittore ambienta lo strangolamento. Ecco la ricostruzione del movente del delitto fatta dagl’inquirenti: “Ughetto ha mostrato di perseguire i suoi scopi omicidiari con lucida e persistente determinazione, portando a termine il progetto di uccidere la donna di cui era innamorato perché non aveva accettato di abbandonare la strada. Del resto, è fortemente attratto dalle ragazze di colore, che ha frequentato e ha continuato a frequentare dopo, almeno per un breve periodo”. I magistrati hanno trovato una sola discrepanza tra la realtà e la finzione del racconto: il fatto che nel romanzo il protagonista, dopo aver ucciso Anthonia, si uccise pure lui, nella realtà è avvenuto un solo delitto, quello della ragazza, accoltellata e buttata nel Po. Con un finale probabilmente imprevisto: il fiume ha riportato a galla il corpo della ragazza permettendo agli inquirenti di far luce sui fatti, con l’aiuto dello stesso probabile assassino.