Diverse culture politiche si uniscono e scendono in campo per difendere la Costituzione Italiana creando, in tutta Italia, comitati unitari per tutelare la democrazia e la sovranità popolare e per il NO al referendum di ottobre.
Questo quanto è emerso nel corso della prima assemblea nazionale del Comitato per il No alle riforme costituzionali che si è svolto nei giorni scorsi a Roma.
Presenti i senatori Mario Mauro e Luigi Compagna, Giuseppe Gargani, capo della delegazione italiana Popolari per l’Europa al Parlamento Europeo, il professor Cesare Mirabelli, Massimo Gandolfini, primario di Neurochirurgia e presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli, Alessandro Mengarelli, Alessandro Cattaneo, responsabile nazionale della Formazione Amministratori Locali, Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte Costituzionale, Renato Brunetta, deputato di Forza Italia, Gianfranco Fini, presidente dell’Associazione Culturale Libera Destra, Riccardo Chieppa, magistrato, Guido Castelli, sindaco del Comune di Ascoli Piceno, Filippo Vari, Roberto Manna, Ettore Bonalberti, presidente dell’Associazione Liberi e Forti, Mario Tassone, segretario del Nuovo Cdu, Angelo Gargani, magistrato, l’avvocato Gaetano Giannì, Maurizio Ferri e Benedetto Ranieri.
Per Mario Mauro il referendum costituzionale è un progetto “da padri prepotenti..
Dobbiamo prodigarci ed essere militanti di un lavoro costituzionalmente auspicabile e politicamente corretto ed è l’ unica cosa che ci resta da fare se vogliamo rimanere liberi”. Gli fa eco il senatore Luigi Campagna secondo il quale la riforma costituzionale “ha più ombre che luci”. Le diverse opinioni politiche non sono da ostacolo per i membri del comitato come evidenziato da Gargani: “al di là delle nostre posizioni politiche tradizionali che sono incancellabile noi dobbiamo convergere sullo stesso obiettivo e dobbiamo sforzarci di spiegare ai cittadini quale errore commetterebbero se approvassero la riforma del Senato”.
Della stessa opinione l’onorevole Brunetta per il quale “chi vuole difendere una Costituzione ha perfettamente la legittimità di stare assieme a dei diversi purché si riconoscano all’interno di valori costituzionali comuni e condivisi.
Il fronte del NO è democraticamente ricco e fecondo che va oltre allo scontro tra maggioranza ed opposizione perché qui si gioca sul cambiamento di 50 articoli della Costituzione”. In questo momento secondo Mirabelli è importante che ci sia “una profonda riflessione perché si valutino i contenuti della deliberazione parlamentare della legge di revisione della Costituzione”. Scende in campo per dire No al referendum di ottobre anche il popolo del family day.
“Abbiamo intenzione di costituire un comitato per il no che lavorerà in stretta collaborazione con tutti coloro che si riconoscono in questi i nostri valori” ha detto Massimo Gandolfini. La riforma va presa seriamente per Mengarelli “non per le sue incompletezze e le sue imperfezioni ma per il disegno sottostante che è pericolosissimo, eversivo e soprattutto va a immaginare una nuova Costituzione che verrà realizzata da quel signore che avendo la fiducia si aggiusterà le cose un po’ per volta”.
Per Fini “è necessario un raccordo perché è chiaro che dovremo cercare di parlare agli elettori che hanno delle sensibilità diverse, delle prospettive e degli obiettivi diversi. Agli elettori italiani va detto che questa non è una riforma che positivamente cambia l’assetto della Repubblica ma è una riforma che se dovesse sciaguratamente essere ratificata dal corpo elettorale renderebbe impossibile un cambiamento vero e profondo del nostro assetto istituzionale”.
Tassone si dice preoccupato dall’esito del referendum: “Io non sarei molto tranquillo per quanto riguarda il risultato del referendum rischio anche l’impopolarità ma non ho molta fiducia nella maturità del popolo italiano.
Nei referendum del 1991 e del 1993 la gente non votò contro la riforma elettorale ma contro i partiti, la politica e alla classe dirigente dominante.
Questi comitati devono lavorare per il no al referendum e anche in futuro dopo i referendum per ristabilire una normalità del Paese”.
Franco Aufiero