L’assenteismo alle urne degli italiani all’estero è ormai noto, quello che nessuno dice è il perché.
Rimanendo su recenti dati, gli italiani all’estero iscritti all’AIRE sono circa 5.000.000, ma a votare per le politiche sono meno del 30%, e per i Com.It.Es. meno del 3%.
Quali diritti e quali doveri?
Se è vero che gli italiani all’estero sono poco considerati, è vero anche che gli stessi fanno poco per far sentire la loro voce. Le lamentele ci possono anche essere, ma quando arriva il momento di riunirsi per dare forza alle istituzioni elette, come per esempio i Com.It.Es., una maggiore sinergia tra gli italiani all’estero si rende necessaria per avere credibilità di fronte alle autorità governative di turno.
Se consideriamo che gli iscritti all’AIRE sono raddoppiati negli ultimi 20 anni, siamo portati a riflettere anche sul fatto che l’emigrazione italiana non si è mai fermata di crescere. Al contrario delle emigrazioni dal dopo guerra fino agli anni ’80, ’90 e 2000, l’emigrazione degli ultimi anni si è palesemente emancipata con i cosiddetti cervelli in fuga o expat. Quindi mondi diversi, esigenze diverse e integrazione più facile per coloro che già conoscevano la lingua.
Tutto ciò è documentato, anche se in altre forme, accertando che gli italiani all’estero cercano i diritti ma evitano i doveri, per svariati motivi. Ci sono diversi aspetti con i quali bisogna confrontarsi, alcuni di questi sono come raggiungere gli italiani, con quali mezzi di comunicazioni e quali sono gli interessi dei nuovi arrivati.
Ormai è noto a tutti che l’associazionismo storico si sta spegnendo, e con questo anche un canale d’informazione che, in altri tempi, giungeva molto facilmente nelle case dei connazionali. Ma ci sono altri canali, come i social oppure giornali in carta stampata, che resistono ancora, e che raggiungono la maggior parte dei connazionali di qualsiasi circoscrizione. È comunque certo che, se uno si vuole informare, trova sempre il sistema di farlo.
Di fronte a questa situazione c’è poco spazio per le scuse di una disinformazione, anche se le istituzioni e gli organi eletti dovrebbero migliorare costantemente l’offerta informativa, al fine di raggiungere quanti più connazionali possibili. A mio parere, la rete informativa, sociale e culturale dovrebbe includere anche i Com.It.Es. della Svizzera.
Sono in tanti a domandare aiuto alle associazioni, agli enti o ai Com.It.Es., o ai Consolati, ma pochi sanno o tacitamente fanno finta di non capire come funziona il sistema. La questione si pone spontanea: se vogliamo essere uniti per tutelare i diritti degli italiani all’estero, allora bisogna anche avere il coraggio di affrontare i doveri e battersi affinché il popolo italiano all’estero faccia arrivare lontano la voce della propria ragione. Se invece lasciamo i pochi a battersi contro i mulini a vento, va a finire che i cavalieri con la spada tratta a difesa delle ingiustizie vengono spazzati via con il primo soffio di vento.
Possiamo essere fieri del fatto che noi emigrati italiani, ed è anche bello che sia così, siamo più considerati dalle Istituzioni locali che da quelle nazionali. Ma i problemi del Passaporto o della Carta d’Identità sono di competenza consolare, i problemi di IMU, TARI e TASI sono di competenza dei governi o dei comuni, tutti i quesiti e le problematiche degli italiani all’estero non possono essere risolte dall’assenteismo, ma dall’unione degli uomini di buona volontà che agiscono per il bene comune. Ricordiamoci sempre che la strada per acquisire i nostri diritti è stata lunga e faticosa, ma che quella per perderli è dietro ogni angolo.
Si fanno tanti studi sull’assenteismo degli italiani all’estero, anche alle elezioni politiche, facendo sentire il loro dissenso all’interesse della politica. Questo è uno dei mali che bisogna arginare se si vuole una rappresentanza degna e forte del consenso di percentuali accettabili, per affrontare e dialogare con gli interlocutori governativi.
Nonostante questo, tutti gli italiani nel Mondo amano l’Italia e trasmettono questo amore ai propri figli, ricordando loro le proprie origini, i propri doveri e sentimenti. L’italiano all’estero non si vergogna di essere italiano, si vergogna di essere sfruttato, e, soprattutto, di essere dimenticato dalla propria Patria.
Non vi può essere complemento e sussidiarietà se non vi è unità di intenti e sinergia tra tutte le parti coinvolte, istituzioni e associazioni. In definitiva, si auspica una maggiore attenzione a tutti coloro che da sempre si occupano di rappresentanza, per trovare i giusti collegamenti tra le varie comunità, per facilitare e portare a termine i tanti progetti volti al raggiungimento delle esigenze di ogni cittadino. La speranza ultima è di comprendere appieno il senso del dovere all’interno di una realtà associazionistica.
Non è necessario pensarla tutti, e su tutto, nello stesso modo, ma bisogna condividere l’esigenza comune di uscire da una logica conservatrice, per il bene di quella Comunità italiana che non aspetta altro che di sentire il contatto reale con le proprie appartenenze regionali e nazionali, attraverso associazioni rappresentative, che devono continuare a rimanere il futuro dell’Italia nel Mondo.
Si vive molto meglio se nutriamo il desidero di conoscerci meglio!
di Carmelo Vaccaro