Un uomo di 40 anni ucciso e tre ufficiali di polizia feriti è il bilancio di un attacco a colpi d’arma da fuoco messo a segno poco prima delle 16 ora locale all’esterno del caffè Krudttoenden di Copenaghen dove si teneva un convegno su blasfemia, Islam e libertà di espressione
L’uomo ucciso dalla polizia nei pressi di una stazione ferroviaria a Copenhagen è il presunto autore degli attacchi di sabato in un caffè e in una sinagoga che hanno provocato due morti e cinque feriti. È quanto riferito dalle autorità danesi in conferenza stampa. “Stiamo indagando, vogliamo sapere se ha agito da solo o no”, ha detto il capo della polizia, Jorgen Skov. Le forze dell’ordine danesi hanno individuato e ucciso un uomo ritenuto il responsabile del duplice attentato di sabato 14 e domenica 15 febbraio a Copenhagen che ha causato in tutto, 2 morti e almeno 5 poliziotti feriti.
Si tratta di Omar Abdel Hamid El-Hussein, un ragazzo di 22 anni danese di origini arabe, con un passato violento, uscito dal carcere appena due settimane prima di compiere i raid. L’uomo è stato ucciso in uno scontro a fuoco in un quartiere popolare della capitale danese. Quasi in contemporanea sono stati arrestati i presunti complici dell’attentatore. Il doppio agguato è iniziato con una sparatoria, sabato 14 febbraio durante un convegno organizzato al Krudttonden café in ricordo della strage al giornale satirico francese Charlie Hebdo a gennaio; l’obiettivo del giovane terrorista era il disegnatore Lars Vilks, autore di diverse vignette anti-islam. Il secondo attentato è avvenuto all’una del mattino davanti alla principale sinagoga di Copenaghen, dove era in corso un bar mitzvah. L’attentatore ha ucciso un giovane ebreo che controllava gli ingressi e ferito due poliziotti, poi è fuggito a piedi.
La vittima si chiamava Dan Uzan, aveva 37 anni e faceva la guardia di sicurezza. Di padre israeliano e madre danese, Uzan era molto conosciuto nella comunità ebraica di Copenaghen. “Siamo in stato di choc. Uno dei giovani membri della nostra comunità è stato ucciso. L’ho incontrato varie volte. Tutti lo conoscono – ha detto al sito israeliano Ynet , Dan Rosenberg Asmussen, leader della comunità ebraica locale – lavorava da quasi vent’anni per il controllo degli accessi alle sinagoghe e le istituzioni ebraiche”. Asmussen ha raccontato alla televisione danese Tv2 news di aver subito contattato la polizia dopo la sparatoria al caffè Krudttonden per chiedere l’invio di agenti alla grande sinagoga, dato che ci sarebbe stata una cerimonia di bar mitzvah. “Purtroppo è accaduto lo stesso – ha detto Asmussen – non oso pensare cosa sarebbe successo se l’uomo avesse avuto accesso alla congregazione”. Alla cerimonia, la festa per la maggiore età religiosa che si celebra per i 13enni, vi erano almeno 80 persone. In Danimarca vivono circa 7mila ebrei, 5mila dei quali risiedono nella capitale.
“Difenderemo la nostra democrazia. Quando viene attaccata la comunità ebraica è tutta la Danimarca che viene attaccata”. Così il primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt che ha vistato oggi la sinagoga teatro dell’attacco. “Non conosciamo i motivi degli attacchi, ma sappiamo che ci sono forze che vogliono colpire la Danimarca, che vogliono schiacciare la nostra libertà di espressione, il nostro credere nella libertà – ha aggiunto – non è uno scontro fra Islam e Occidente, fra musulmani e non musulmani”. Il ministro della Giustizia Mette Friederiksen dal canto suo si è recata al caffè. L’hanno accompagnata il ministro francese degli Interni, Bernard Cazeneuve, venuto a offrire la sua solidarietà, e l’ambasciatore francese Francois Zimeray, che era presente all’attacco. Il primo ministro ha sottolineato che si tiene in contatto con i leader di Francia, Svezia, Gran Bretagna e Germania.
La regina Margherita II di Danimarca ha esortato oggi il Paese all’unità dopo i due attentati. “In una situazione così difficile è importante mantenersi uniti e proteggere i valori sui quali è costruita la Danimarca”, ha detto la sovrana.
Adnkronos/Askanews