Quando torniamo dalle vacanze ci fa piacere portare qualche souvenir ai nostri cari, tra le calamite che abbelliscono i frigoriferi, braccialetti o specialità, ci sono però oggetti che non possono essere importati in Svizzera, con questi semplici consigli evitate di rischiare una multa alla dogana
Spesso siamo insicuri degli oggetti nella nostra valigia quando si tratta di dover attraversare la dogana, perché al massimo lì è possibile che il souvenir acquistato può diventare un problema. Se si è sicuri dell’oggetto in valigia è sempre meglio sdoganarlo, al massimo l’oggetto sarà ritirato dai funzionari doganali. Se invece cercate di far passare oggetti senza dichiarazione e l’oggetto risulta illegale rischiate una multa. Ogni anno in tutto il mondo vengono commercializzati centinaia di milioni di animali e piante protette, un fenomeno che ha portato molte specie sull’orlo dell’estinzione. Con la Convenzione di Washington (CITES), 173 Paesi si impegnano ad attuare severi controlli commerciali su scala internazionale per garantire la protezione e l’utilizzo sostenibile di oltre 30 000 specie di flora e fauna e dei prodotti da esse derivati. Per importare legalmente souvenir di tali specie, occorrono un permesso d’esportazione CITES valido rilasciato dal Paese d’origine e un’autorizzazione d’importazione dell’UFV. Entrambi i documenti devono essere richiesti prima delle vacanze e in ogni caso prima del rientro! Tra gli esempi troviamo la lana shahtoosh, per confezionare foulard e sciarpe è stato sterminato il 90% delle antilopi tibetane, possono invece essere importate tranquillamente stoffe in seta naturale o altre fibre vegetali. Anche l’avorio intagliato di elefante e rinoceronte è un problema: ad es. statue, statuine, timbri, bracciali, collane, pedine degli scacchi, bacchette per mangiare e zanne intere, evitate l’avorio comprando ad esempio oggetti artistici in pietra o vasellame. L’abbondanza di statuine in legno nei mercati non inganni: numerose specie di flora tropicale sono già molto rare. Evitate di estirpare piante selvatiche. Orchidee, cactacee, aloe (ad eccezione dell’Aloe vera), euforbie e ginseng americano sono piante protette per cui sono richiesti documenti CITES. Per le piante vive, inoltre, è necessario in genere un certificato di sanità rilasciato dal Paese d’origine. Certe piante, alberi e cespugli inoltre sono vietati all’importazione, poiché possono essere vettori di organismi nocivi particolarmente pericolosi, due esempi di piante provenienti da tutti gli stati e di cui l’importazione è proibita sono il cotognastro e la Photinia davidiana. Sugli aspetti giuridici dell’importazione di oggetti falsificati informa “Stop Piracy”: il logo su un maglione, il design di una borsa, il meccanismo di un orologio: quasi tutto è protetto – da un marchio, un design, un brevetto o un diritto d’autore. La pirateria e la contraffazione sono illegali. Per chi copia subdolamente il lavoro altrui, la legge prevede condanne serie: fino a un anno di prigione o multe anche milionarie. Se la truffa è stata perpetrata da una persona attiva a titolo professionale, la detenzione può persino giungere a cinque anni. Nell’ambito della procedura penale, inoltre, gli oggetti prodotti illecitamente possono essere distrutti. Attenzione: è perseguibile penalmente anche un privato cittadino che mette in vendita una contraffazione all’interno di un gruppo Facebook o di un’asta online. Il divieto però non riguarda solo la fabbricazione e la vendita di prodotti contraffatti, ma anche la loro importazione in Svizzera, pur se a titolo privato. Lo stesso vale per il transito o l’esportazione. All’entrata o all’uscita dal territorio elvetico, le autorità doganali possono requisire gli oggetti sospetti ed, eventualmente, distruggerli. In tal caso, non tengono minimamente conto delle ragioni, e non fanno alcuna differenza se si dichiara che si tratta “solo” di un piccolo pezzo.