Il posto di lavoro e lo spazio pubblico sono gli ambiti in cui avvengono più discriminazioni razziali
199 casi di consulenza per discriminazione razziale nel 2016: le discriminazioni razziali sono avvenute negli ambiti di vita più svariati. Con 33 casi ciascuno, il posto di lavoro e lo spazio pubblico sono quelli che hanno di gran lunga distanziato tutti gli altri. Sono questi i risultati del rapporto della rete di consulenza per le vittime del razzismo della Commissione federale contro il razzismo CFR. Rispetto al 2015, le discriminazioni sul posto di lavoro e quelle nello spazio pubblico sono aumentate, mentre gli episodi avvenuti nelle categorie vicinato/quartiere e media sono diminuiti.
Secondo il rapporto dopo la xenofobia, con 70 indicazioni il razzismo nei confronti dei neri è stato la causa di discriminazione più frequente. Al secondo posto, segue l’ostilità antimusulmana che, con 31 casi, è diminuita rispetto all’anno precedente. Tale flessione è comunque controbilanciata dall’aumento di segnalazioni osservato nella categoria affine dell’ostilità nei confronti di persone provenienti da Paesi arabi.
“Più che le cifre, meri indicatori imperfetti che non possono fungere da statistiche ufficiali, a destare interesse sono le tendenze rilevate. Il rapporto 2016, per esempio, mostra che, se da un lato il numero di segnalazioni è leggermente aumentato, dall’altro, quello dei casi per i quali è stata fornita una consulenza o un servizio di assistenza è diminuito. Ciò potrebbe indurre a concludere che, globalmente, il razzismo stia regredendo, ma non è affatto così”, sottolinea Martine Brunschwig Graf, presidente della Commissione federale contro il razzismo CFR.
“A volte – spiega Brunschwig Graf – La sensazione di discriminazione è vaga e difficile da descrivere. Inoltre, alcune persone particolarmente esposte dubitano dell’utilità di contattare un consultorio e preferiscono tacere il loro vissuto.
Dobbiamo quindi rimanere modesti. Gli sforzi di prevenzione producono certamente frutti e l’operato dei consultori, focalizzato sulla mediazione e la sensibilizzazione a lungo termine, riscuote sì apprezzamenti, ma si tratta di un lavoro che deve proseguire ed estendersi”.
Forme di intolleranza e ideologie
Nel rapporto si legge come sulla scia della tendenza in atto da diversi anni, anche nel 2016, la causa di discriminazione menzionata più frequentemente è stata la xenofobia in generale seguita dal razzismo nei confronti dei neri. La leggera diminuzione di casi di ostilità antimusulmana è controbilanciata dall’aumento di casi registrati nella categoria affine, l’ostilità nei confronti di persone provenienti da Paesi arabi.
La categoria ostilità nei confronti di persone provenienti da Paesi balcanici ha anch’essa evidenziato una diminuzione del numero di casi. Un’analisi approfondita dei dati mostra che gli episodi di razzismo nei confronti dei neri si sono verificati prevalentemente sul posto di lavoro, nello spazio pubblico e nell’operato della polizia.
Le vittime
Secondo il rapporto, malgrado rappresentino una percentuale relativamente esigua della popolazione, le persone di origine africana sono quelle più frequentemente vittima di episodi di discriminazione.
Il fatto che in seconda posizione si collochino le persone di origine europea non sorprende, visto che la stragrande maggioranza della popolazione straniera residente in Svizzera proviene per l’appunto da Paesi dell’Unione europea, da Paesi balcanici e dalla Turchia. Tra di loro figurano anche numerose persone di cittadinanza svizzera percepite come «straniere» e come tali discriminate a causa del loro aspetto.
Ecco due casi di discriminazione segnalata al CFR
Il caso della donna di colore
Caso: Una donna parcheggia la propria automobile sulle strisce gialle davanti a casa di sua madre. Ha con sé suo figlio che vorrebbe dare per qualche ora alle cure della nonna. Dopo aver scaricato il passeggino, si appresta a prendere il piccolo quando, all’improvviso, sente un rumore e realizza che un altro veicolo ha appena travolto il passeggino che aveva predisposto dietro la propria auto. Un uomo visibilmente alterato scende dalla vettura e le urla «Fuori dai piedi negra di m*rda!», dopo diché si lancia a pugni alzati verso di lei.
Una persona che assiste alla scena si interpone e impedisce all’uomo di aggredire fisicamente la donna. La vittima fa notare all’aggressore che nell’auto si trova suo figlio, al che l’uomo replica: «Me ne frego dei suoi bambini, ho i miei cinque a cui pensare!» e aggiunge «Le taglio la gola!». Sotto shock, la donna sale in auto e si allontana alla ricerca di un altro parcheggio.
Risultato: Il consultorio al quale la donna si rivolge le fornisce un sostegno psicosociale e la accompagna al posto di polizia più vicino per sporgere denuncia. Circa cinque mesi più tardi, la denuncia viene archiviata per mancanza di prove.
Il portoghese al lavoro
Il caso: Un superiore di una grande azienda comunica ai propri subalterni che, da subito, è vietato parlare in portoghese sul posto di lavoro, in quanto i dipendenti si esprimerebbero in tale lingua unicamente per insultare e denigrare terzi. Con aria di sufficienza, puntualizza che, di fatto, da quel momento essi potranno parlare portoghese solo quando saranno soli e sperduti nel deserto.
Risultato: Una dipendente si rivolge a un consultorio per ottenere chiarimenti sul quadro giuridico e sulle possibilità di riuscire a spuntarla qualora decidesse di adire le vie legali, dopodiché sceglie di non compiere ulteriori passi.