12.500 clienti privati coinvolti nel piano “salvabanche”
Quando il 22 novembre scorso è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il decreto Salva Banche si è deciso di stanziare un fondo di 2,3 miliardi di euro per salvare quattro banche del Centro Italia da tempo in gravi difficoltà: Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Carichieti. Il decreto purtroppo ha anche riguardato da vicino circa 12.500 persone che hanno perso il denaro investito in azioni e obbligazioni subordinate delle quattro banche. Da subito il decreto è entrato nel mirino dell’opinione pubblica, e non solo, perché ha interessato banche che, nonostante fossero a rischio fallimento, hanno azzardato mosse rischiose incuranti della pelle dei propri investitori.
“I casi più esposti delle 4 banche sono stimati in 1.010 piccoli risparmiatori (persone con meno di 100 mila euro di risparmi presso la banca) con una concentrazione di bond subordinati superiore alla metà del proprio patrimonio. Il controvalore di tali obbligazioni è pari a 27 mln”, scrivono in un comunicato congiunto Nuove Banche CariFe, CariChieti, Marche e Etruria. “I clienti retail, cioè privati, possessori di obbligazioni subordinate oggetto del Decreto 180 sono stimati essere circa 12.500 per un controvalore di circa 431 milioni di capitale” si legge ancora nel comunicato. Il piano “salvabanche” prevede la risoluzione dei problemi finanziari delle banche in questione mettendo tutto a carico delle azioni e delle obbligazioni subordinate dei loro clienti e del complesso del sistema bancario italiano, che alimenta con i suoi contributi il Fondo di Risoluzione, senza intervento diretto dello Stato come invece sarebbe successo in passato. Con questo DL si potrà garantire la continuità all’operatività delle banche in questione, salvaguardando i depositi e i prestiti. Inoltre è stato istituito il “fondo di solidarietà”, finanziato con 100 milioni provenienti dal Fondo Interbancario per la tutela dei depositi che servirà per salvaguardare i risparmiatori coinvolti dal crac, con un emendamento approvato dalla commissione Bilancio della Camera. La situazione critica per il Governo è stata poi aggravata dalla vicenda del padre del ministro Maria Elena Boschi che per otto mesi ha rivestito la carica di vice presidente di una delle banche coinvolte. Così, accusata di favoritismo, potrebbe arrivare la sfiducia per il ministro delle riforme Maria Elena Boschi.
“La presidente Boldrini convochi con urgenza una capigruppo per calendarizzare la mozione di sfiducia contro il ministro Maria Elena Boschi” è stata infatti la richiesta del capogruppo del M5S a Montecitorio, Davide Crippa, e di altri esponenti pentastallati. “Discuteremo in Aula, voteremo e poi vedremo chi ha la maggioranza” è stata la risposta del ministro sulla mozione di sfiducia.
Renzi, durante la Leopolda, è intervenuto sul caso negando con forza ogni sorta di favoritismo da parte del governo: “State insultando persone per bene. Mio padre mi accusa di sbagliare strategia contro le insinuazioni, io rifirmerei domani il decreto sulle 4 banche, abbiamo salvato i risparmiatori”. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan rassicurando sulla solidità del sistema italiano e confermando la fiducia a Bankitalia e Consob. Ma prima ancora anche lui ha difeso a spada tratta la Boschi: “Basta con lo sciacallaggio”. “Ci sono responsabilità di chi ha gestito i rapporti con i risparmiatori, interverremo”, ha aggiunto Padoan, “con il provvedimento del governo, salvi 12 miliardi di depositi”. In contemporanea, all’esterno della stazione, si è svolta una dura manifestazione da parte di chi si è trovato coinvolto in questo affare con striscioni molto eloquenti: “Risparmiatori espropriati, banche salvate”.
[email protected]