È iniziata la campagna elettorale americana con l’offensiva repubblicana e le contromosse dei democratici
Chi ha già dato per spacciato il presidente in carica nella corsa alla Casa Bianca, forse ha sbagliato i conti o, quantomeno, non è così sicuro che i giochi siano già fatti. Quali sono i motivi per cui Obama è tuttora in corsa a dispetto delle frecciate di autorevoli giornalisti che sul New York Times lo hanno definito “presidente di un solo mandato”? Innanzitutto la divisione dei repubblicani. Pare che la battaglia per la nomination repubblicana sia tra Mitt Romney e Rick Santorum, ma la verità è che nessuno ha sufficiente carisma per imporsi nettamente sull’altro e men che meno sul presidente in carica, il quale si trova certamente in difficoltà a causa della disoccupazione (che tuttavia sta regredendo) e della crisi economica, ha sicuramente deluso una parte del suo elettorato, però può vantare alcuni colpi al suo attivo che fanno presa sulla pubblica opinione.
Prima di tutto, ha eliminato Osama bin Laden dalla faccia della terra e con un blitz da manuale. Il terrorismo non è sparito, ma ha perso il suo uomo simbolo e per la verità non solo lui, ma anche altri, seppur di minor peso. Poi – anche se nel merito non può essere considerato un successo – ha lasciato l’Iraq rispettando la scadenza fissata da Bush a suo tempo. Questo a nostro avviso, creerà all’Iraq più problemi che vantaggi, ma indiscutibilmente per l’opinione pubblica conta la scelta di rinunciare a uno scenario difficile per la vita dei soldati e contemporaneamente di risparmiare quattrini che possono essere a disposizione di altre necessità. In terzo luogo – ed è l’inizio della sua campagna elettorale – ha annunciato una nuova strategia militare che comporta anche un taglio alle spese. Tutti questi sono temi che possono dare una spinta alla rielezione. Quali sono i punti salienti della nuova strategia militare? Poc’anzi abbiamo parlato di un taglio della Difesa. Esso si quantifica in 460 miliardi di dollari, con una cura dimagrante per l’Us Army di circa 70 mila soldati, il cui numero si fermerà a circa 500 mila. I marines perderanno un effettivo di circa 15-20 uomini. Saranno dismessi alcuni sottomarini obsoleti, sarà diminuito l’effettivo dell’arsenale nucleare, ci saranno rinunce a comprare aerei militari. E tutto questo, per una grande potenza come gli Usa, potrebbe essere più un taglio simbolico che reale. Tuttavia, c’è l’annuncio che non potranno più essere sostenuti due grossi conflitti contemporaneamente, ma al massimo uno, più microconflitti che potranno essere affrontati con interventi più rapidi e meno elefantiaci, in quanto potranno essere usati i droni che garantiscono più sicurezza e maggiore incisività. Anche l’Europa subirà dei tagli in termini di numero di soldati che potranno invece essere impiegati in Asia. Ecco, è questo il nuovo teatro degli interessi americani: il Pacifico. Ne abbiamo già parlato nelle scorse settimane in quanto le notizie già circolavano. Ora dai progetti si è passato agli atti. L’ascesa rapida della Cina sulla scena politica ed economica mondiale ha fatto sì che l’interesse degli Usa si spostasse verso l’Oriente, anche per garantire quei Paesi che sono alleati dell’Occidente (Australia, Giappone, Corea del Sud) e per frenare l’espansione cinese. Ovviamente, anche i repubblicani stanno prendendo le contromisure all’offensiva elettorale della Casa Bianca. In nome della sicurezza nazionale i repubblicani criticano soprattutto il metodo scelto da Obama. Rivelare al mondo che gli Usa non affronteranno due grossi conflitti ontemporaneamente significa che se ve ne è uno in corso i nemici avranno maggiori spazi d’iniziativa in quanto gli Usa saranno “frenati” dalla loro stessa strategia. Poi c’è una questione di sostanza: impegnarsi ufficialmente in simili limitazioni proprio nel momento in cui sul Medio Oriente si addensano nubi minacciose vuol dire quantomeno commettere un peccato d’ingenuità, e ciò per una grande potenza che tra l’altro avrà di fronte sfide importanti sul piano planetario nei prossimi anni è inaccettabile. Ma, si sa, le sfide per la Casa Bianca valgono bene qualche peccato di ingenuità, specie se calcolato.