L’Unione sindacale svizzera ha inviato una lettera aperta al presidente della Confederazione Didier Burkhalter
Il risultato della votazione del 18 maggio è sicuramente deludente, ma l’iniziativa è comunque riuscita a migliorare la situazione di numerosi lavoratori. Il limite di 4000 franchi è entrato nella mentalità, afferma un comunicato. Il problema dei salari bassi rimane comunque insoluto e i sindacati prenderanno alla lettera i datori di lavoro che durante la campagna hanno lodato il sistema basato sui Contratti collettivi di lavoro e il partenariato sociale, afferma l’USS. I sindacati si concentreranno su due obiettivi: combattere la discriminazione salariale delle donne e aumentare il tasso di copertura dei contratti collettivi da 50% a 60% dei lavoratori. Le differenze salariali ingiustificate fra donne e uomini non possono essere risolte con misure volontarie. Gli ultimi dati pubblicati dall’Ufficio federale di statistica, infatti, dimostrano che invece di diminuire lo scarto salariale è passato dal 18,4% al 18,9%. L’USS chiede quindi che vengano organizzati controlli sul territorio nazionale da parte di un’autorità tripartita con facoltà di agire e infliggere sanzioni.
Secondo i sindacati l’accettazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, lo scorso 9 febbraio, rischia di peggiorare la situazione dei lavoratori. Alcuni ambienti hanno infatti chiesto di favorire l’arrivo di immigrati con permessi di corta durata, che renderebbero più precario il mondo del lavoro. Per l’USS è quindi necessario incrementare le misure di accompagnamento. I sindacati si batteranno anche contro l’iniziativa Ecopop, che chiede di limitare l’immigrazione allo 0,2% annuo. L’Unione sindacale svizzera (USS) non intende tollerare differenze salariali tra uomini e donne. In una lettera aperta indirizzata al presidente della Confederazione Didier Burkhalter, la commissione femminile dell’USS esige controlli al fine di far rispettare la Costituzione e la legge. Lo scorso giovedì riguardo al giorno del leggendario sciopero delle donne in Svizzera il 14 giugno, le donne dell’Unione hanno organizzato una manifestazione di proteste, chiedendo al Consiglio federale di agire finalmente dopo 33 anni e di mettere in atto la legge dell’uguaglianza stabilita per legge. La buona volontà delle aziende non consente di avanzare sulla questione della parità salariale tra uomini e donne, scrive l’USS in una nota. L’organizzazione sindacale chiede quindi che controlli siano ancorati nella legge. L’USS reclama pure la creazione di una “autorità nazionale dotata delle competenze necessarie per intervenire d’ufficio e per adottare provvedimenti volti alla realizzazione della parità salariale”. Questa autorità dovrebbe essere in grado di intentare una causa davanti ai tribunali o infliggere multe.
“L’articolo sull’uguaglianza è stato iscritto nella Costituzione 33 anni fa e la relativa legge è in vigore da ormai 18 anni”, sottolinea la commissione femminile dell’USS. “Non è accettabile attendere ancora 50 anni – come nel caso dell’assicurazione maternità – affinché la parità salariale si concretizzi”.
Giorno dello sciopero delle donne in Svizzera
Il 14 giugno del 1991 mezzo milione di donne di tutte le età e di tutti i cantoni hanno fatto sciopero per un giorno intero, il motto dello sciopero era: “Wenn frau will, steht alles still” (“Se donna vuole, tutto rimane fermo”). Lo sciopero era stato indetto dall’Unione sindacale svizzera e il motivo riguardava l’articolo di legge “Stessi diritti per uomo e donna” che era stato introdotto in Svizzera nel 1981. L’origine delle proteste si trovano nell’industria degli orologi, una fabbrica di orologi nel canton Vaud aveva impiegato quattro donne nello stesso giorno ma con quattro salari diversi, questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Gli apprendisti guadagnavano più di queste donne impiegate. E così le donne colpite da questa ingiustizia hanno deciso di fare sciopero, ma quello che doveva essere una protesta contro la fabbrica e diventato uno sciopero nazionale.
Questa manifestazione del 1991 ha dimostrato quanto era grave la disuguaglianza non solo agli imprenditori o al governo, ma era anche un appello rivolto ai sindacati che fino a quel momento si erano occupati troppo poco di questa ingiustizia. Anche se ancora abbiamo tanta strada davanti a noi per arrivare all’uguaglianza salariale tra uomini e donne, dal 1991 grazie alle tante donne che hanno protestato qualcosa è cambiato: nel 1993 è stata eletta nel Consiglio federale Ruth Dreifuss, dopo diverse proteste fatte perché non era stata eletta Christiane Brunner, nel 1996 è entrato in vigore la legge dell’uguaglianza e dal 2004 ogni donna ha il diritto di un’assicurazione di maternità.