A Fatima “ho pregato per il mondo intero”, chiedendo “che il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà, un “maggiore rispetto reciproco”, e una “rinnovata fiducia e confidenza in Dio”.
Al termine della sua visita di quattro giorni in Portogallo, Benedetto XVI ha voluto ricordare così la motivazione del suo pellegrinaggio nella città delle apparizioni mariane, momento centrale di un viaggio che ha fatto segnare un vero successo personale del Pontefice, circondato sia a Lisbona, sia a Fatima, sia anche oggi a Porto, seconda città del Paese, da un affetto e da una partecipazione popolare calorosissimi.
L’ultimo bagno di folla c’è stato nel grande piazzale della Avenida dos Aliados, nel centro di Porto, dove il Papa, davanti a circa 100 mila fedeli, ha celebrato una messa nella quale ha ribadito che ogni cristiano è un “missionario” inviato nel mondo, per essere un fautore di “rinnovamento” sia nella Chiesa che in tutta la società. Il Papa ha anche rimarcato che la Chiesa, dinanzi al cambiamento del “quadro antropologico, culturale, sociale e religioso dell’umanità”, è “chiamata ad affrontare nuove sfide” ed “è pronta a dialogare con culture e religioni diverse, cercando di costruire insieme ad ogni persona di buona volontà la pacifica convivenza dei popoli”.
Subito dopo, all’aeroporto “Francisco Sà Carneiro”di Porto, nella cerimonia di congedo prima della partenza per Roma, ha rievocato il suo pregare “per il mondo intero” nella tappa di Fatima, e ha esortato la “gloriosa nazione” portoghese, a continuare “a manifestare la grandezza d’animo, il profondo senso di Dio, l’apertura solidale, retta da principi e valori impregnati di umanesimo cristiano”.
Ad ascoltare le sue parole, e a ricambiare i suoi saluti e ringraziamenti, c’era – oltre ai rappresentanti dell’episcopato locale – il presidente della Repubblica Anibal Cavaco Silva, che lo ha seguito in tutte le tappe del viaggio.
Quello stesso Cavaco Silva che, anche in nome del rispetto della tradizione cristiana, aveva prima bloccato la nuova legge sui matrimoni gay voluta dal governo del premier socialista Josè Socrates, e che ora, dopo il ‘sì’ della Corte Costituzionale, non l’ha ancora promulgata. In qualche modo, ha aspettato proprio che in Portogallo arrivasse il Pontefice a dire la sua parola, dato che il termine per la firma o per rimandare la legge in Parlamento scadeva lunedì.
Tra le cose che resteranno di questo viaggio, sicuramente le parole durissime – mai come ora – dette da Ratzinger sullo scandalo pedofilia, da lui definito “terrificante” e descritto come la “più grande persecuzione” contro la Chiesa di oggi, per di più proveniente non da nemici esterni, ma da “peccati” commessi al suo interno, tanto che il Papa ha ricondotto queste “sofferenze” della Chiesa a quelle annunciate dal messaggio profetico di Fatima, la cui profezia, peraltro, secondo Benedetto XVI “non è conclusa”, di fronte al “ciclo di morte e di terrore” che continua nel mondo e agli “egoismi di razza, nazione, ideologia” che dividono l’umanità.
Resteranno anche le folle di pellegrini che si sono strette intorno a ‘Bento XVÌ (questo il suo nome in lingua lusitana), entrato davvero nel cuore dei portoghesi. Segno questo, ha detto anche il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, che lo scandalo degli abusi non ha intaccato l’immagine del Pontefice e non ne ha inficiato la popolarità.
Al contrario. Resterà in particolare il mezzo milione di fedeli in preghiera con lui sulla spianata di Fatima: quella Fatima che finora era strettamente legata alla figura di Wojtyla, che ci era venuto tre volte, ma che ora, senza alcun dubbio, è anche la Fatima di Ratzinger.