Il Papa infonde «coraggio» ai malati di Aids, una delle pandemie africane, e ricorda che essi «meritano rispetto e amore», come ha rimarcato nella messa celebrata a Cotonou davanti a fedeli provenienti da tutta l’Africa occidentale. Benedetto XVI si è dunque rivolto «con affetto a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’Aids o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società», esortandoli ad avere coraggio. Il Papa ha poi invitato «insistentemente i cristiani» «a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e condannarlo». Nell’esortazione che ha chiuso il sinodo per l’Africa, firmata a Cotonou, Benedetto XVI ha riconosciuto come «innegabili» i «progressi compiuti» per «promozione ed educazione delle donne in certi Paesi africani», ma ha anche osservato come la «promozione delle ragazze e delle donne è spesso meno favorita di quella dei ragazzi e degli uomini. Troppo numerose – ha aggiunto – sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale». «Appello» del Papa anche per i responsabili politici ed economici «dei Paesi africani e del resto del mondo» a non «manipolare i propri popoli» e a non «togliere loro la speranza»: fateli «partecipare al buon governo», «non amputate il loro futuro mutilando il loro presente», ha esortato. «In questi ultimi mesi – ha osservato il Papa alludendo tra l’altro alla primavera araba e all’indipendenza del Sud Sudan – numerosi popoli hanno espresso il loro desiderio di libertà, il loro bisogno di sicurezza materiale e la loro volontà di vivere armoniosamente nella diversità delle etnie e delle religioni. In questo momento ci sono troppi scandali e ingiustizie, troppa corruzione ed avidità, troppo disprezzo e troppe menzogne, troppe violenze che portano alla miseria ed alla morte». Ma non è un problema solo africano: «Questi mali – ha commentato Benedetto XVI – affliggono certamente il vostro Continente, ma ugualmente il resto del mondo. Ogni popolo vuole comprendere le scelte politiche ed economiche che vengono fatte a suo nome. Quando si accorge della manipolazione, la sua reazione è a volte violenta. Vuole partecipare al buon governo». Il Papa condanna anche i conflitti «in nome di Dio» e spinge ad un «dialogo interreligioso» che rispetti le diversità, come ha chiesto nel suo incontro nel palazzo presidenziale di Cotonou con esponenti politici, diplomatici e religiosi del Paese. «Ogni persona di buon senso comprende che bisogna sempre promuovere la cooperazione serena e rispettosa delle diversità culturali e religiose». «Nonostante gli sforzi compiuti, – ha osservato Benedetto XVI – sappiamo anche che, talvolta, il dialogo interreligioso non è facile, ed è impedito per diverse ragioni. Questo non significa affatto una sconfitta. Le forme del dialogo interreligioso sono molteplici. La cooperazione nel campo sociale o culturale può aiutare le persone a comprendersi meglio e a vivere insieme serenamente. È anche bene sapere che non si dialoga per debolezza, ma che si dialoga perché si crede in Dio».