All’indomani dell’elezione a Papa di Benedetto XVI – il secondo Pontefice non italiano da 500 anni – fu facile pensare che proveniva dallo stesso Paese, la Germania, in cui avvenne la seconda grande frattura all’interno della Chiesa cattolica: la prima, nel 1054, con lo scisma d’Oriente, la seconda, appunto, con la nascita del protestantesimo ad opera del monaco agostiniano Martin Lutero, con la pubblicazione delle famose 95 tesi contro la vendita delle indulgenze, tesi che segnarono l’inizio della rottura con la Chiesa di Roma. Ma fu lo stesso Benedetto XVI ad accennare esplicitamente alla sua missione, che era quella di operare più attivamente per l’unità dei cristiani. Il senso più profondo del suo messaggio fu che un monaco tedesco aveva rotto con il cattolicesimo e il papato e un Papa tedesco avrebbero tentato di superare quella divisione. Le differenze dottrinarie tra cattolici e protestanti – la verginità della Madonna dopo il parto, l’uso delle immagini sacre, il valore della Grazia rispetto alle opere (tesi di Lutero), l’importanza o meno di alcuni sacramenti – sono grandi o piccoli ostacoli a seconda della maggiore o minore volontà di superare le fratture del passato. Tuttavia, le differenze dottrinarie, nel corso degli ultimi 500 anni, hanno scavato un ulteriore fossato storico-socio-politico: il ruolo di una guida unica (cattolicesimo) o di tante guide, il celibato dei sacerdoti, l’aborto, il divorzio, il matrimonio tra omosessuali, l’uso dei contraccettivi.
Il nucleo fondamentale della dottrina religiosa degli uni e degli altri è identica: Dio, la Trinità, Gesù, figlio di Dio, la sua morte e la sua resurrezione, la vita dopo la morte. Variano alcuni aspetti figli di una diversa tradizione e di un diverso approccio al testo dei Vangeli. Sulla indissolubilità del matrimonio religioso, i cattolici si dicono custodi di quanto scritto nei Vangeli (anche se poi esistono i tribunali ecclesiastici che possono, a determinate condizioni, scioglierlo), i protestanti hanno finito per uniformarsi alla legislazione dello Stato. Senza contare che ulteriori motivi di distanza sono quegli aspetti che nei Vangeli o sono punti non precisamente definiti e quindi di duplice interpretazione e dunque frutto di Concili succedutisi nella storia bimillenaria del cristianesimo (il celibato dei sacerdoti, il sacerdozio delle donne) o non trattati, come la contraccezione o l’omosessualità, argomenti che i cattolici dicono di considerare in base allo spirito del Vangelo e che i protestanti dicono di adattare alle condizioni della nostra società. Abbiamo accennato ad alcune differenze, magari in modo non esauriente, per necessità di sintesi, per dire che Benedetto XVI, al posto di un approccio che poteva mirare ad approfondire in commissioni paritetiche i singoli punti in vista di una comunanza di vedute e che sarebbe stato un ginepraio di contrasti che non avrebbe portato a nessuna conclusione, ne ha preferito un altro, quello di chi vola alto con dei messaggi universali sul ruolo dello Stato, sulla comunità della Chiesa, diversa da tutte le associazioni umane non perché non ci siano peccatori e cattivi, ma perché toccherà a Dio separare i buoni dai cattivi, su ragione e fede, che non sono in contrasto ma concorrono tutte e due nella ricerca della conoscenza del mondo e di Dio, sui valori alti e universali del cristianesimo. Un volo alto, ma anche con la separazione netta tra ciò che fa parte delle debolezze umane e ciò che invece fa parte della “sporcizia” umana, alludendo agli atti “criminali” dei preti pedofili. D’altra parte, un processo di recupero dell’unità non è dietro le porte proprio per le incrostazioni storiche intervenute, e forse nemmeno auspicabile nel senso di una confluenza degli uni negli altri. L’importante è che emergano valori condivisi verso l’alto, il resto lo farà la Storia, che di tempo ne ha tanto davanti a sé. [email protected]