Gentile Min. Alaimo,
da poco più di un mese si è insediato al Consolato Generale d’Italia a Zurigo e colgo l’occasione per darLe il benvenuto, sperando di incontrarLa, insieme alla collettività italiana, nella prossima manifestazione pubblica.
Mi auguro che durante il Suo mandato possa avere la possibilità di partecipare a qualche incontro con le numerose Associazioni e Circoli culturali che operano nella Circoscrizione consolare di Zurigo che, come Lei ben sa, conta circa 200.000 italiani.
Il precedente Console, Dr. Francesco Barbaro, ha svolto un ottimo lavoro, apprezzato in particolar modo per aver snellito, in maniera incredibile, le pratiche per il rinnovo del passaporto. Infatti, il sottoscritto è riuscito ad ottenere il nuovo passaporto in giornata. Una cosa del genere era inimmaginabile fino a pochi anni fa. Il Consolato ha fatto un grande salto di qualità e di ciò bisogna fare i complimenti al Dr. Francesco Barbaro.
Sono sicuro che Lei potrà continuare e migliorare il lavoro intrapreso dal suo predecessore, sempre nell’interesse della comunità italiana.
Inoltre, parlando anche a nome di tanti connazionali, sarebbe di grande utilità e profitto per gli italiani residenti nella Circoscrizione consolare di Zurigo se venissero organizzati finalmente degli eventi dall’Istituto Italiano di Cultura che da diversi anni è quasi assente. Mi rendo conto che lo Stato italiano ha tagliato i fondi per queste Istituzioni culturali, ma non comprendo allora l’esistenza di questo Ente che dovrebbe diffondere la lingua e la cultura italiana, ma è impossibilitato ad operare, non avendo fondi a disposizione.
Non Le sembra un controsenso?
Nello stesso tempo, ci sono realtà come il Circolo culturale “Sandro Pertini” di Dietikon (a due passi da Zurigo) che da oltre 20 anni organizza, con un fitto programma annuale, eventi di alto spessore artistico-culturale, in cui alle varie rappresentazioni è presente, tra l’altro, un numeroso pubblico svizzero. Eppure il suddetto Circolo si regge da solo, con i suoi soci e i proventi di privati. A questo punto, mi viene spontanea la domanda se non sia il caso che lo Stato italiano aiuti con dei contributi chi già opera in questo settore, in maniera concreta e trasparente, con ottimi risultati.Del resto, attualmente, l’Istituto Italiano di Cultura, oltre al pagamento degli stipendi ai suoi impiegati, è impossibilitato a svolgere la sua funzione, perché sprovvisto, da diverso tempo, di risorse economiche per organizzare incontri culturali.
Egregio Ministro, mi sono permesso di esprimerLe questa riflessione sul sopracitato Istituto, perché ritengo che sia un errore madornale per una nazione come l’Italia non investire su un patrimonio culturale che tutto il mondo ci invidia, con scelte politiche miopi, soprattutto per il ritorno economico.
Ne approfitto per augurarLe buon lavoro e La saluto cordialmente.
Maurizio Raviola
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