Netta presa di posizione dell’ex premier sulla linea del Pdl
Mal di pancia nel Pdl. Ormai non è più una novità ma l’ex premier il primo febbraio ha espresso un orientamento chiaro e fermo in fatto di sostegno al governo Monti. Vediamo i fatti. Esiste una parte del Pdl, rappresentata dagli ex An come Matteoli, lo stesso Gasparri, Ronchi, m anche da una parte dei socialisti come Brunetta e Sacconi, i quali si chiedono perché il loro partito, ancora primo in Parlamento e, insieme alla Lega, ancora maggioranza, perché dunque debba sostenere un governo i cui atti, finora, hanno tramortito il ceto medio, cioè proprio gli elettori del Pdl. La loro tesi è che il Pdl debba togliere la fiducia a Monti, recuperare l’alleanza con la Lega – che sarebbe d’accordo – e andare alle elezioni come vuole il sistema maggioritario, secondo cui una maggioranza che ha vinto le elezioni o governa o, se non ce la fa, si ritorna a chiedere al popolo da chi vuole essere governato. Il ragionamento non fa una grinza, magari pecca di opportunità politica, ma è corretto dal punto di vista della dialettica democratica. Diverso è il parere di un’altra parte del Pdl, forse maggioritaria, comunque rappresentata da Alfano, dagli ex ministri degli Esteri, Frattini, Gelmini (Istruzione), Romani e dall’ex premier Berlusconi. In occasione della presentazione del libro di Antonio Razzi, intitolato “Io ho le mani pulite” Berlusconi afferma che l’unica merce di scambio promessa a Razzi allorché lasciò l’Idv e divenne “Responsabile” a sostegno del governo Berlusconi fu proprio la promessa di partecipare alla presentazione del libro citato. La realtà è che l’occasione è stata colta per ribadire che il Pdl sostiene Monti e non ha nessun interesse a “staccare la spina”. Ecco le parole dell’ex premier: “Spero che in molti abbiano riconosciuto il senso di responsabilità e anche di eleganza con cui noi ci siamo fatti da parte per sostenere questo governo tecnico, che ancora sosteniamo e che sarebbe davvero irresponsabile far cadere”. Le parole sono chiare e semplici e rivelano il carattere moderato e allo stesso tempo responsabile di un uomo e di un partito di governo. Berlusconi spera sempre di salvare l’alleanza con la Lega di Bossi e non dà molta importanza al fatto che in questo periodo il Pdl sostiene il governo e la Lega lo avversa, però non può permettere che Bossi dica che se il Pdl non stacca la spina sarà Formigoni in Lombardia a cadere. O meglio, lo permette, ma nello stesso tempo dice che se ciò dovesse accadere, a saltare sarebbero Cota in Piemonte e Zaia in Veneto, con un corollario: a chi giova far cadere Formigoni se poi anche i due rappresentati della Lega potrebbero cadere? Alfano e Berlusconi sperano che quella di Bossi sia solo, come è possibile che sia, una boutade, e tirano avanti per la loro strada.
Ma dietro l’atteggiamento del vertice del Pdl c’è un ragionamento politico e di opportunità. Presso l’opinione pubblica i partiti non godono di molti favori. E’ vero, e riguarda non solo il Pdl, ma anche il Pd e tutti gli altri, perché si è fatta strada l’idea che il momento difficile dell’Italia non sia colpa di questo o di quel leader o partito, ma sia della classe politica in generale e del modo come il potere, al governo e all’opposizione, sia stato gestito, badando cioè agli interessi del proprio elettorato e della propria parte politica. Dunque, togliere il sostegno a Monti – che comunque sta facendo riforme che i singoli schieramenti mai sarebbero riusciti ad approvare – non darebbe nessuna garanzia di vincere le elezioni. Viceversa, il sostegno a Monti rafforzerebbe, col tempo, la credibilità e la responsabilità del centrodestra. Non solo. Esiste anche un problema giudiziario. Il processo Mills, in cui Berlusconi è imputato di corruzione, è alla battute finali. Il principale teste, Mills appunto, ha scagionato l’ex premier, ma i magistrati hanno un solo chiodo fisso, anche per giustificare anni ed anni di udienze, quello di condannare, seppure simbolicamente, il “nemico”. La ricusazione dei giudici, che avrebbero già deciso la sentenza, è un elemento a favore dell’ex premier, perché la Cassazione è disponibile ad entrare nel merito del problema, cioè che ci sarebbe persecuzione giudiziaria. Dunque, il Cavaliere ha tutto l’interesse a lanciare un messaggio di pace, come ha già esplicitamente fatto negli ultimi tempi: io sono conciliante con il governo Monti, dai giudici mi attendo più serenità. Altro aspetto che riguarda l’atteggiamento dell’ex premier e del vertice Pdl è che un governo che esplicitamente dichiara, come Monti ha fatto in più occasioni, che l’attuale Esecutivo è in continuità con quello precedente su molti dei temi sollevati dall’Europa, non può essere oggetto di presa di distanza.