“Sono onorato, il mio Paese è onorato di essere qui e di parlare in questo Parlamento, che è il simbolo stesso della democrazia. Commosso ringrazio”.
Questa la frase scritta dal premier Silvio Berlusconi sul libro delle firme della Knesset, il parlamento israeliano, che per la prima volta ha visto prendere la parola un capo del governo italiano.
Un discorso che prende le mosse dalle leggi razziali – “l’infamia” di cui il nostro Paese “si macchiò purtroppo nel 1938” uscendone attraverso “la lotta di liberazione dal nazifascismo” – in cui Berlusconi riconosce allo Stato di Israele di essere “il più grande esempio di democrazia e di libertà nel Medio Oriente, se non l’unico esempio. Un esempio che ha radici profonde nella Bibbia e nell’ideale sionista”.
“Israele, il vostro Stato – ha aggiunto – è davvero il simbolo di questa possibilità di essere liberi e di far vivere la democrazia anche al di fuori dei confini dell’Occidente, ed è proprio per questo che risulta una presenza intollerabile per i fanatici di tutto il mondo’’.
“Per queste ragioni – ha spiegato il premier italiano – i liberali di ogni parte del globo vedono nel vostro Paese il simbolo positivo, doloroso e orgoglioso di una grande storia che parla di amore, di libertà, di giustizia, di ribellione al male.
E noi, liberali di tutto il mondo, vi ringraziamo per il fatto stesso di esistere”.
Prima che Berlusconi prendesse la parola davanti all’assemblea – per un discorso che è stato scandito per ben 12 volte dagli applausi dai parlamentari della Knesset – il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha riconosciuto all’Italia di essere diventata il Paese di punta contro “l’antisemistismo e il negazionismo’’ rivolgendosi a Berlusconi: “Silvio, tu sei un grande leader coraggioso: Israele ha un grande amico in Europa”.
“Hai conquistato i nostri cuori” ha detto poi Netanyahu a Berlusconi, al termine del discorso pronunciato dal presidente del Consiglio.
Discorso in cui Berlusconi ha sottolineato come “per noi, come hanno detto sia il papa Giovanni Paolo II che il Rabbino Elio Toaff, il popolo ebraico è un ‘fratello maggiore’’’ affermando che “oggi, la sicurezza di Israele nei suoi confini e il suo diritto di esistere come Stato ebraico sono per noi una scelta etica e un imperativo morale contro ogni ritorno dell’antisemitismo e del negazionismo e contro la perdita di memoria dell’Occidente”
Davanti ai deputati israeliani, Berlusconi è tornato sul nodo del nucleare iraniano sottolineando che “in una situazione che può aprirsi alla prospettiva di nuove catastrofi, l’intera comunità internazionale deve decidersi a stabilire, con parole chiare, univoche e unanimi, che non è accettabile l’armamento atomico a disposizione di uno stato i cui leader hanno proclamato apertamente la volontà di distruggere Israele ed hanno negato insieme la Shoah e la legittimità dello stato ebraico”.
La via da percorrere – a suo giudizio – è quella del controllo multilaterale sugli sviluppi militari del programma nucleare iraniano, quella del negoziato risoluto, quella delle sanzioni efficaci: bisogna esigere garanzie ferree dal governo di Teheran, impegnando in modo determinato l’Aiea al controllo ispettivo ed alla verifica continua dei progressi del negoziato”.