I funerali, i commenti, gli affetti, le barzellette, i tifosi e gli instancabili oppositori: dopo Silvio Berlusconi si parla ancora di Silvio Berlusconi
Nella giornata di mercoledì 14 giugno si sono svolti in forma solenne i funerali di Silvio Berlusconi presso il Duomo di Milano. Come in molti si aspettavano, è stato un funerale in gran stile, perfettamente studiato e organizzato in modo che, non solo i più cari presenti alla funzione all’interno della Cattedrale, ma anche tutta la folla, accorsa numerosissima, potesse assistere dall’esterno dove erano stati collocati due grandi maxi schermi. A dare l’ultimo saluto all’ex premier italiano e imprenditore di successo, dunque, non solo le 2 mila grandi personalità che riusciva a contenere il Duomo milanese, ma tutto il popolo italiano, giunto da diverse parti, stimate in circa 15 mila persone. Nonostante questo non sono stati registrati incidenti o episodi di disordine, qualcuno ha tentando un piccolo dissenso, chi ha sfoggiato magliette con scritte eloquenti (“io non sono a lutto”), qualche contestatore, ma nulla ha scalfito il clima di grande partecipazione e affetto. Commovente, durante l’ingresso del feretro al Duomo, il coro degli ultras milanisti che al grido di “c’è solo un Presidente” hanno sovrastato perfino i cerimoniali delle forze dell’ordine che hanno accompagnato Berlusconi alla funzione.
L’intera celebrazione è stata trasmessa a reti Mediaset unificate, tutto sotto un’unica regia che forniva le immagini, certamente ben concordate con la famiglia, anche per le altre reti che trasmettevano il funerale di Silvio Berlusconi.
Dopotutto la notizia ha monopolizzato totalmente l’attenzione pubblica, italiana ed estera, sin dal momento della morte occupando gran parte delle notizie sui giornali e quotidiani italiani ed esteri e in quasi tutte le trasmissioni radiofoniche e televisive, sconvolgendo di fatto tutti i palinsesti.
L’omelia dell’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, breve e concisa è stata molto celebrativa della vita e dell’amore per la vita che aveva Silvio Berlusconi. Non sono state citate le Scritture, anzi si è trattata di una omelia che si potrebbe definire “laica”. Nessun riferimento a ricordi o aneddoti del compianto, ma la descrizione del Berlusconi imprenditore, politico, dell’uomo d’affari “che deve fare affari”, amante della vita, dell’amore, delle feste e del gesto simpatico che “ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta”, ma che è “sempre in scena”. Senza alcun giudizio, senza morale, l’arcivescovo Delphini ha concluso sostenendo che Berlusconi è come gli altri solo “un uomo e ora incontra Dio”.
Ha pesato senza dubbio l’assenza totale dei leader occidentali: l’Europa non pervenuta. Ma non sono mancate le alte cariche istituzionali italiane, con Mattarella e Meloni in prima fila, con esponenti della politica, della finanza, dello sport, del giornalismo e dello spettacolo, tutti erano presenti al Duomo insieme ai familiari più intimi seduti in prima fila: l’ultima compagna Marta Fascina, i cinque figli Marina, Piersilvio, Barbara, Eleonora e Luigi e anche la seconda moglie Veronica Lario. Un quadro a forte impatto visivo di quell’espressione berlusconiana “l’Italia è il Paese che amo”.
Il corpo del leader di Forza Italia sarà cremato oggi e l’urna conservata nel mausoleo di famiglia a Villa San Martino, ad Arcore.
Berlusconi divisorio
Dai commenti e dalle parole di commiato rivolte al Cavaliere, “figura divisoria” è probabilmente il termine che più lo ha descritto e con il quale forse si tende a giustificare il fatto che non tutti lo hanno amato e, neanche da morto, riescono ad rendergli omaggio celebrandolo. Sono seguite parole di grande elogio come “statista”, “generoso”, “una persona originale” (cit. Putin), “simpatico”, “divertente”, “determinato”, “gran lavoratore”, “combattente”, protagonista indiscusso della storia italiana degli ultimi 30 anni.
Ma non tutti si sono prestati alla retorica della glorificazione dell’ex Premier, alcuni dei suoi più “acerrimi” nemici hanno continuato il racconto senza veli (e senza pietà) di Silvio Berlusconi, come Marco Travaglio che in questi giorni ha scatenato il suo miglior (o peggior) lessico degli insulti che scalfiscono il ricordo edulcorato del Cavaliere. Scrive sull’editoriale del Fatto Quotidiano: “Agli innumerevoli delitti commessi da vivo, B. ne ha aggiunto un ultimo da morto. Il più imperdonabile: averci lasciato questa corte di vedove (non le due vere e quella finta: tutte le altre), prefiche, leccac***i, para**li, piduisti, terzisti, parassiti, prosseneti, camerieri, servi sciocchi e soprattutto furbi che da due giorni lacrimano per finta (solo lui riusciva a piangere davvero a comando) a reti unificate, devastando quel po’ di informazione e di dignità nazionale che gli erano sopravvissute”.
In maniera più pacata ma non meno graffiante, Rosy Bindi, da sempre sua fiera oppositrice, senza tanti giri di parole ha affermato: “In questo momento credo stia prevalendo in modo eccessivo la santificazione. Capisco i funerali di Stato, ma non il lutto nazionale. Posso comprenderlo per un capo dello Stato, ma non per un presidente del Consiglio, che comunque è un incarico divisivo. Il lutto nazionale mi pare inopportuno ed eccessivo”.
Da Luigi De Magistris arriva la difesa della Magistratura – tanto bistrattata dall’ex Premier – sostenendo che Berlusconi “ha scritto la storia ma in negativo, l’ha fatta franca finanche con la magistratura”. Tra i politici, l’ex premier Conte, leader del M5s, ha fatto sapere che non ci sarà al funerale, per una questione di “coerenza e rispetto nei confronti dei valori del Movimento”.
È diventato, inoltre, un caso la decisione del Rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Tommaso Montanari, di non esporre le bandiere a mezz’asta in segno di lutto nazionale per la dipartita del Cavaliere.
La sua scelta “evidentemente controcorrente” è da lui stesso spiegata in una nota:
“Nessun odio, ma nessuna santificazione ipocrita. Ricordare chi è stato” Berlusconi, “è oggi un dovere civile”. Di fronte alla notizia della morte di Berlusconi, continua Montanari, “naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati”. E il Rettore Montanari va nei dettagli spiegando cosa ha scaturito il suo giudizio: “Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro alla speculazione edilizia come distruzione della natura. In questo, e in moltissimo altro, Berlusconi è stato il contrario esatto di uno statista, anzi il rovesciamento grottesco del progetto della Costituzione”. Il suo rifiuto di partecipare al lutto nazionale proclamato dall’Autorità potrebbe costargli una sanzione penale con fino a tre mesi di reclusione o con ammenda fino a 200 euro. Nel frattempo è partita una petizione online in sostegno alla decisione del Rettore Montanari che in poche ore ha raggiunto oltre 20 mila firme.
Redazione La Pagina