Con un annuncio a due voci Alfano lancia la candidatura dell’ex premier dicendo che è lui il più forte, mentre l’interessato si dice reclamato da “molti imprenditori” e ammette che lo fa per non disperdere 18 anni d’impegno
Con un annuncio a due voci, quella sua e quella di Alfano, a sorpresa Silvio Berlusconi ha detto che il candidato premier alle elezioni della primavera del 2013 sarà lui, “reclamato da molti imprenditori”. L’altra voce, quella di Alfano, segretario del Pdl e fino all’altro ieri candidato premier, l’ha sostenuto, dicendo che “lui è il candidato più forte”. Insomma, un annuncio a due per mostrare che non c’è contrasto tra di loro. Sono anche circolate voci secondo cui per Alfano è stata una liberazione. Che cosa ha fatto cambiare idea all’ex premier che alcuni mesi fa aveva detto che il giorno più bello era stato quello delle dimissioni, a metà novembre del 2011? Un fatto è certo: quando aveva dichiarato che non si sarebbe ripresentato più, forse nemmeno come semplice parlamentare, diceva la verità. Lui stesso aveva capito che il suo tempo era finito, tanto è vero che, volendo chiudere in bellezza, aveva concordato le dimissioni con Napolitano solo per dopo l’approvazione da parte del Parlamento degli impegni dell’Italia secondo come aveva chiesto l’Europa.
Ed allora, di nuovo, perché il rientro, improvviso ed inatteso? I motivi sono ormai noti e li elenchiamo senza ordine d’importanza. Il primo è che il Pdl , dopo le dimissioni di Berlusconi, ha perso sempre più consensi, non solo e non tanto alle amministrative parziali, quanto nei sondaggi. In sostanza, ed è anche il secondo motivo, Angelino Alfano non è riuscito ad invertire la tendenza negativa. Viene percepito come una brava persona, ma non ha quel carisma che fa di un personaggio un leader capace di coagulare attorno a sé il consenso del partito e dei cittadini. Il terzo motivo è che la leadership Alfano avrebbe tenuto in piedi il partito, ma avrebbe portato il Pdl alla frammentazione e in definitiva alla marginalità. Il quarto motivo è che in realtà nel Pdl non c’era nessun altro leader capace di tenere unito il partito, di rilanciarlo e di riproporlo come punto di riferimento elettorale e politico-programmatico. Il ritorno di Berlusconi è stato non voluto, ma subìto dallo stesso ex premier perché non si è rassegnato a vedere la sua creatura scomparire con lui, magari fagocitata dal suo ex amico e avversario più temibile, Pierferdinando Casini, che comunque riuscirà a strappargli un gruppo più o meno nutrito di deputati e senatori.
E qui cominciano anche i motivi che hanno convinto Berlusconi che non c’erano altre soluzioni all’infuori di lui stesso. In questi ultimi mesi è stato assolto in 3-4 processi o per prescrizione o per proscioglimento. Resta in piedi il processo Ruby, ma ormai è chiaro a tutti, pare allo stesso pm, che è un processo che non sta in piedi, sia perché non c’è stata concussione in quanto scagionato dalla stessa funzionaria di polizia, sia perché coloro che lo avevano accusato hanno raccontato il falso e comunque la loro testimonianza risulta non vera, addirittura hanno detto di aver visto cose che non potevano vedere per il semplice fatto che risultavano essere altrove.
Sta venendo fuori, poi, che Berlusconi non c’entrava con lo spread alto, che esso era tutta una montatura delle stesse agenzie di rating, che continuano ad attaccare l’Italia, malgrado Monti abbia fatto riforme importanti e imposto una pesante cura dimagrante agli italiani. In sostanza, che il problema non era lui, semmai l’Italia nella sua globalità per il debito pubblico altissimo contratto nel corso degli ultimi quarant’anni. Infine, per fermarci all’essenziale, lo ha convinto una ricerca condotta da Alessandra Ghisleri su tre ipotesi che davano i seguenti risultati. 1) Pdl con Angelino Alfano e Berlusconi fuori: 8-12%; 2) Pdl con Angelino Alfano candidato premier e Berlusconi presidente del partito: 17-21%; 3) Pdl con ticket Berlusconi-Alfano con un partito tipo Forza Italia: 28%. Insomma, Berlusconi candidato premier è il collante del Pdl e di un Pdl rinnovato e ringiovanito. Ma lo ha convinto anche il fatto che l’alleanza Casini-Bersani è cosa fatta, quindi che Casini non avrebbe fatto l’alleanza con il Pdl, né con lui, né con Alfano Ed ora la domanda: quante chance di vittoria avrà Berlusconi di vincere? Non il momento per rispondere a questa domanda, anche perché non sono chiari gli schieramenti. Noi azzardiamo un’ipotesi: a Berlusconi, questa volta potrebbe non interessare vincere. A lui potrebbe interessare tenere insieme un partito competitivo, per il primo o anche per il secondo posto. La prossima legislatura non potrà essere una legislatura qualsiasi. Dopo Monti nessuno schieramento da solo potrà sperare di superare la fase di crisi che durerà ancora a lungo. Quindi sarà una legislatura importante, perché bisognerà fare insieme le riforme costituzionali che sicuramente sarà difficile fare da qui alla fine di marzo 2013. Berlusconi non è interessato a vincere e a governare da solo con uno schieramento di centrodestra e a subire gli attacchi a cui è stato sottoposto dalla magistratura, dagli intellettuali, dai conduttori politici, eccetera, in tutti questi anni, demonizzato dagli avversari in Italia e all’estero. Berlusconi, secondo noi, è interessato a fare da una posizione di forza la famosa grande coalizione, consapevole che solo un governo di larghe intese potrà affrontare e superare la crisi. E forse è anche l’ipotesi su cui lavorano altri, anche nel Pd.