La Commissione del Senato per le immunità vota sì alla decadenza del leader Pdl che in un video annuncia il ritorno di Forza Italia
Prima di mercoledì 18 della settimana scorsa c’erano due certezze su cosa sarebbe successo nella Commissione per le immunità del Senato e dopo, e così è stato. Hanno votato sì per la decadenza di Berlusconi 14 senatori (Pd, Sel, M5S, Psi), mentre c’è stato un solo no, quello di Augello, Pdl, relatore in difesa dell’ex premier. Tutti gli altri membri Pdl hanno abbandonato la seduta. La prima certezza, dunque, era che la votazione sarebbe andata così come in effetti è andata. La seconda certezza è che non sarebbe successo nulla, per il semplice motivo, come abbiamo già avuto modo di dire, che il voto non era decisionale, cosa che invece accadrà il 15 ottobre, quando a votare sarà tutta l’assemblea del Senato. Il 4 ottobre è fissata la riunione nella quale Berlusconi potrà intervenire a sua difesa. Siccome in Aula il voto sarà segreto, secondo i regolamenti, il 15 in teoria Berlusconi potrebbe anche ricevere voti da coloro che in Commissione glieli hanno negati, ma nessuno, nemmeno lui stesso, si fa soverchie illusioni, per cui qualcun altro al suo posto si dimetterebbe prima della votazione, per evitare l’onta dell’espulsione. L’uomo, però, è abituato ad andare fino in fondo ed è ben possibile che non si dimetterà proprio per ricevere un voto contrario da parte dei membri del partito alleato nel sostegno al governo.
Ma intanto teniamoci all’altra mossa che l’ex premier ha tirato fuori dalla manica della camicia per attutire l’impatto della votazione contraria in Commissione: il video in cui ha annunciato il ritorno di Forza Italia al posto del Pdl.
A dire il vero, l’annuncio del ritorno di Forza Italia è solo uno dei punti toccati nel video, gli altri riguardano la dichiarazione della sua innocenza e l’atteggiamento nei confronti del governo. Riguardo alla sua innocenza Berlusconi ha ribadito quanto già noto, e cioè che la condanna sarebbe dovuta a magistrati faziosi che avrebbero agito per motivi politici e che dal 1994, data della sua discesa in campo, lo hanno sottoposto a una quarantina di processi. Perché, poi, il ritorno a Forza Italia? Perché, a suo dire, quel movimento esprimeva le idealità dei liberali e conteneva un programma innovativo che non è stato realizzato in quanto i partitini alleati gli hanno messo il bastone tra le ruote. Il ritorno, dunque, con lo stesso programma liberale di allora viene fatto per tentare di avere la maggioranza assoluta per fare quello che non è stato fatto negli anni del governo. Da quel che abbiamo potuto capire Forza Italia al posto del Pdl significa il ritorno non ad un partito ma ad un movimento di lotta e di governo che raccolga i liberali e i moderati e tutta quella vasta area che non si riconosce nella sinistra. Non sono pochi coloro che hanno parlato di “minestra riscaldata” e di un tentativo di cambiamento di facciata. In fondo, dicono i critici, se il programma è uguale, cambiare il nome è solo un’operazione di maquillage. Indubbiamente, il nome e lo stemma con Forza Italia e i tre colori della bandiera hanno un maggiore potere di attrazione estetica, ma alla fine non è con le pennellate di colore che si rilanciano idee e programmi datati.
L’altro punto affrontato nel video riguarda dunque il sostegno al governo. Berlusconi ha detto che essere trattato dal partito alleato come è stato trattato lui, sta a significare un atteggiamento pregiudiziale nei suoi e nei confronti del Pdl. Tuttavia togliere il sostegno al governo in un momento di crisi economica acuta sarebbe da irresponsabili, perché si farebbe male all’Italia e agli italiani. Ecco dunque che il leader del centrodestra ha ribadito il sostegno al governo delle larghe intese, ma al tempo stesso ha detto che lo pungolerà sui temi economici, in particolare sul taglio della spesa pubblica e sull’opposizione alle tasse e alle nuove tasse, come il paventato aumento dell’Iva dal 21 al 22%, che avrebbe un effetto recessivo disastroso per l’economia italiana.
Quanto alla sua decadenza, ha detto che non è un seggio parlamentare che fa un leader e che se si è leader si potrà esercitare la guida del partito anche da fuori del Parlamento.
La reazione di Guglielmo Epifani è stata lapidaria: Berlusconi più che un discorso da irresponsabile ha fatto un discorso eversivo, con l’invito al suo elettorato a mobilitarsi, a reagire, a “scendere in campo”. Sul merito, però, dell’aumento dell’Iva, l’opinione di Epifani è identica: no all’aumento. Il che vuol dire che il presidente Letta da una parte si trova a dover reperire risorse per far fronte al taglio dell’Imu sulla prima casa, dall’altra i partiti che lo sostengono sono contrari all’aumento dell’Iva, di quella tassa, cioè che permetterebbe di far entrare ciò che è uscito con il mancato pagamento dell’Imu. Insomma, un bel problema, anche se da più parti si indica la via del taglio (ulteriore) della spesa pubblica.
Insomma la navigazione di Letta si fa stretta e a renderla tale sono le questioni interne sia del Pdl che del Pd, ciascuno con proprie difficoltà, anche se di diverso tipo.