Il Consiglio federale respinge l’iniziativa popolare “Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo”
“Ogni famiglia paga per le tasse di ricezione radiotelevisiva una somma pari a CHF 462,4 l’anno: un importo significativo, che potrebbe essere utilizzato in altro modo. Ognuno ha le proprie preferenze ed è inaccettabile costringere la gente a spendere soldi per qualcosa che non necessariamente vuole. Ecco perché ci battiamo per la rimozione di questa forzatura”. È così che il comitato “No Billag” introduce l’argomento, sostenendo l’iniziativa popolare dal nome “Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo (abolizione del canone Billag)”, volta ad abolire il canone di ricezione radiotelevisivo e il relativo finanziamento della radiotelevisione. Della questione se n’è occupato, la scorsa settimana, il Consiglio federale, dichiarando che l’abolizione avrebbe profonde ripercussioni sul paesaggio mediatico svizzero e indebolirebbe sensibilmente la piazza mediatica del nostro Paese, riducendo fortemente la pluralità di opinioni e di offerta dei media elettronici. Il Consiglio federale respinge dunque l’iniziativa popolare senza controprogetto, in quanto contraria alla posizione del Governo in materia di politica dei media.
L’iniziativa
Il testo dell’iniziativa “Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo (abolizione del canone Billag)” è stata depositata l’11 dicembre 2015 e ha raccolto 112.191 firme valide. Il suo obiettivo è far sì che le emittenti radiotelevisive titolari di una concessione con partecipazione al canone non percepiscano più i proventi del canone di ricezione e che, in futuro, sia abolito anche qualsiasi sussidio diretto a beneficio delle emittenti radiotelevisive. Affermando che la SSR gode quasi di un monopolio sul settore, i promotori dell’iniziativa aspirano a un cambiamento di sistema che permetta una concorrenza leale tra i media.
Gli argomenti
Perché pagare per qualcosa che non si vuole vedere? La situazione monopolista della SRG o la responsabilità dello Stato nei confronti dei suoi cittadini per quanto riguarda l’uso attento del denaro dei contribuenti: sono questi alcuni degli argomenti del comitato “No Billag”, che sostiene inoltre che “gli stipendi esorbitanti siano un’insolenza nei confronti dei contribuenti svizzeri”. Ma anche che “Billag e UFCOM non si tirano indietro nell’aggredire la sfera privata dei cittadini, utilizzando spesso mezzi di pressione discutibili. Essi, infatti, spiano i cittadini e impongono perquisizioni domiciliari senza l’autorizzazione di un giudice. Tali metodi non dovrebbero essere utilizzati in un Paese come la Svizzera”.
Infine “con l’eliminazione del canone radiotelevisivo obbligatorio, tutti i media verrebbero trattati in modo paritario, anche nell’importante mercato pubblicitario svizzero, orientando le proprie offerte secondo la domanda del pubblico”.
Niente controprogetto
La settimana scorsa il Consiglio federale si è dunque espresso contro l’iniziativa, e raccomanderà al Parlamento di respingerla senza controprogetto. Ribadisce così la posizione espressa nel rapporto del 17 giugno 2016 sul servizio pubblico nell’ambito dei media, in cui è giunto alla conclusione che anche in futuro la Svizzera necessiterà di offerte radiotelevisive indipendenti, di buona qualità, comparabili ed esigibili in tutte le regioni linguistiche, per le quali devono essere messe a disposizione le necessarie risorse finanziarie.
L’accettazione dell’iniziativa popolare avrebbe profonde ripercussioni sull’offerta dei media elettronici in Svizzera. Causerebbe infatti una drastica riduzione dell’offerta di prestazioni delle emittenti radiotelevisive titolari di una concessione, che attualmente hanno una partecipazione al canone. A pagarne le conseguenze più gravi sarebbero in particolare la Svizzera romanda, italiana e di lingua romancia.